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L’intelligenza artificiale e il cloud salvano i conti di Alibaba

Il gruppo cinese Alibaba ha riportato risultati inferiori alle attese nel secondo trimestre del 2025. Ma il boom dell'intelligenza artificiale e del cloud computing compensa il rallentamento dell'e-commerce e il titolo sale in borsa. Ecco numeri, dettagli e piani futuri

Le azioni di Alibaba, il gruppo tecnologico cinese attivo soprattutto nell’e-commerce, sono cresciute di oltre il 18 per cento nonostante i risultati del secondo trimestre del 2025 siano stati inferiori alle aspettative: al 30 giugno scorso, infatti, la società ha riportato un fatturato complessivo di 247,6 miliardi di yuan, meno dei 252,9 miliardi stimati dagli analisti. Ciononostante, le entrate della divisione intelligenza artificiale sono andate molto bene, con un aumento percentuale a tre cifre, e le vendite dell’unità cloud computing  sono schizzate del 26 per cento, meglio del previsto: sono stati questi proprio numeri a trainare la crescita del titolo.

L’andamento dell’unità e-commerce, invece, che storicamente ha rappresentato il principale settore di business di Alibaba, è stato deludente. Inoltre, il reddito operativo è diminuito del 3 per cento su base annua.

ALIBABA, DAL COMMERCIO ELETTRONICO ALL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Da una parte, Alibaba sembra risentire della concorrenza con gli altri operatori cinesi dell’e-commerce, come Meituan e Jd. Il gruppo fondato da Jack Ma è proprietario delle piattaforme Taobao e Tmall, di Ele.me (consegna di cibo a domicilio) e di Fliggy (organizzazione viaggi); al di fuori della Cina, viene associato principalmente ad AliExpress.

Dall’altra parte, gli investimenti fatti nell’intelligenza artificiale, tra infrastrutture, ricerca e sviluppo di prodotti – oltre 100 miliardi di yuan negli ultimi quattro anni – stanno dando risultati. Il cloud computing, cioè uno dei settori di maggiore applicazione dell’intelligenza artificiale, ha riportato entrate di 33,4 miliardi di yuan (circa 4,6 miliardi di dollari) nel trimestre conclusosi a giugno, con una crescita del 26 per cento: le previsioni si fermavano al +18,4 per cento.

“Stiamo assistendo a un percorso sempre più chiaro che porterà l’intelligenza artificiale a guidare la forte crescita di Alibaba”, ha dichiarato l’amministratore delegato Eddie Wu.

“I guadagni di Alibaba evidenziano una biforcazione all’interno del settore tecnologico cinese: l’intelligenza artificiale sta generando una crescita scalabile, mentre i segmenti tradizionali rivolti ai consumatori rimangono impantanati in una concorrenza distruttiva sui prezzi”, ha spiegato Charu Chanana di Saxo Markets a Bloomberg. In effetti, le altre aziende cinesi di e-commerce sembrano soffrire più di Alibaba: nel secondo trimestre del 2025 Jd ha visto dimezzarsi i suoi profitti, ad esempio, mentre Meituan ha fatto sapere che le perdite saranno significative.

“L’aumento a tre cifre dei ricavi derivanti dall’intelligenza artificiale e le solide vendite nel settore cloud”, ha aggiunto Chanana, “dimostrano che Alibaba si sta riposizionando per acquisire rilevanza a lungo termine nel settore tecnologico, non solo per dominare il mercato al dettaglio”.

LE PROSSIME MOSSE

L’amministratore delegato Eddie Wu si è spinto fino a dire che l’intelligenza artificiale generativa, non l’e-commerce, è l’obiettivo principale di Alibaba.

Il gruppo è impegnato nello sviluppo di nuovi modelli linguistici di grandi dimensioni per rafforzare la sua posizione nei confronti della concorrenza nazionale (Baidu, Tencent, DeepSeek) ed estera (OpenAi, ad esempio). Oggi le funzionalità basate sull’intelligenza artificiale vengono integrate soprattutto nei chatbot, nei servizi di cloud computing e nelle applicazioni per la creazione di immagini e video; il settore è molto competitivo e gli osservatori si domandano se Alibaba riuscirà a fare di questa tecnologia una grossa fonte di guadagni nel lungo termine.

UN NUOVO MICROCHIP

Per far progredire i suoi sistemi di intelligenza artificiale, Alibaba ha anche sviluppato un nuovo microchip più versatile dei vecchi modelli. Stando al Wall Street Journal, che ha dato la notizia, il semiconduttore in questione è in fase di collaudo ed è prodotto da un’azienda cinese: è un dettaglio notevole perché in passato, per la manifattura, il gruppo si era rivolto alla compagnia taiwanese Tsmc, la più avanzata in questo campo.

La Cina non possiede capacità avanzate di progettazione e di fabbricazione di microchip, il che la rende dipendente dalla tecnologia straniera e in particolare da quella di Nvidia, la più grande società di processori al mondo: ha sede in California e Alibaba ne è uno dei maggiori clienti.

Per effetto dei controlli sulle esportazioni imposti dal governo degli Stati Uniti, però, le aziende – non solo Nvidia, ma anche gruppi non americani come Samsung o Asml – non possono esportare i loro dispositivi e macchinari più sofisticati in Cina. Pechino, di conseguenza, sta puntando molto sul potenziamento dell’industria nazionale dei microchip in un’ottica di sostituzione della tecnologia estera, ma il divario con gli Stati Uniti è ancora notevole.

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