Un crescente numero di albergatori europei ha deciso di alzare la voce contro Booking.com. Oltre 10.000 strutture ricettive hanno aderito a una class action per chiedere un risarcimento danni alla piattaforma di prenotazioni online. Al centro della disputa, la cosiddetta clausola del “miglior prezzo”, ritenuta lesiva della libertà commerciale degli hotel.
LA CLAUSOLA NEL MIRINO
Per anni, Booking.com ha imposto agli hotel partner l’obbligo di non offrire tariffe più basse su altri canali di vendita, compresi i propri siti web ufficiali. Secondo Hortec, la federazione europea che rappresenta hotel, ristoranti e caffè, questa clausola “ha limitato fortemente la concorrenza e causato gravi perdite economiche al settore alberghiero”.
CHI C’È DIETRO LA CLASS ACTION
L’azione legale, riferisce DW, è promossa dalla Hotel Claims Alliance, con il pieno supporto di Hortec e di 30 associazioni alberghiere nazionali. L’obiettivo è ottenere un risarcimento per i danni subiti nel periodo compreso tra il 2004 e il 2024.
“Gli albergatori europei sono da troppo tempo ostaggio di condizioni contrattuali sbilanciate e costi insostenibili – afferma Alessandro Nucara, direttore generale di Federalberghi, che aderisce alla class action -. Questa iniziativa rappresenta una svolta per il settore e un chiaro messaggio a tutte le piattaforme digitali: le pratiche abusive non verranno più accettate passivamente”.
LA SENTENZA DELLA CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA
Il caso si basa su una sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea (Cgue) del 19 settembre 2024, che ha dichiarato illegittime le clausole di “miglior prezzo” imposte dalle piattaforme online. Secondo i giudici europei, tali pratiche violano i principi della concorrenza leale e ostacolano la libertà commerciale degli operatori.
LA RISPOSTA DI BOOKING.COM
Booking.com, contattata dai media, ha tuttavia dichiarato di non aver ricevuto alcuna comunicazione ufficiale di una causa. “Si tratta di una dichiarazione di Hortec, non di un’azione legale formalmente depositata”, ha fatto sapere l’azienda. La piattaforma ha inoltre respinto le accuse, sottolineando che gli hotel partner sono liberi di decidere le proprie strategie di distribuzione e prezzo.
PROROGATO IL TERMINE PER ADERIRE ALLA CAUSA
Lunedì, Hortec ha annunciato la proroga del termine per aderire alla class action, fissando la nuova scadenza al 29 agosto. “L’iniziativa sta ricevendo un sostegno senza precedenti”, ha affermato Markus Luthe, direttore dell’Associazione degli hotel tedeschi. Secondo lui, questa mobilitazione dimostra la volontà del settore di reagire alle pratiche commerciali giudicate scorrette.
UN SEGNALE PER IL MERCATO DIGITALE
“Per troppo tempo gli albergatori europei hanno subito condizioni ingiuste e costi eccessivi”, ha dichiarato il presidente di Hortec, Alexandros Vassilikos. “Questa iniziativa congiunta lancia un messaggio chiaro: l’industria dell’ospitalità non tollererà più pratiche abusive nel mercato digitale”.
ALTRE AGITAZIONI IN CORSO
Ma le grane per Booking non finiscono qui. Il 4 agosto infatti i lavoratori italiani della piattaforma hanno incrociato le braccia in risposta “alla volontà di licenziare 9 dipendenti della sede italiana su 150 assunti”, scrive Il Fatto Quotidiano.
Un’intenzione che si inserisce in un quadro più grande. Sempre stando al Fatto, “il piano di licenziamenti avviato dall’azienda la scorsa settimana prevede fino a 1.000 esuberi in tutto il mondo e colpisce anche l’Italia”. Secondo i sindacati, inoltre, “l’azienda ha rifiutato ogni proposta alternativa avanzata dalle organizzazioni sindacali limitandosi a un’offerta economica insufficiente e pretendendo persino di scegliere chi licenziare”.
E, questo, nonostante i ricavi in crescita dell’8% nel primo trimestre 2025. Ufficialmente i tagli sono stati motivati parlando di “innovazione” e “ottimizzazione” ma, per Panorama, il vero responsabile sarebbe l’intelligenza artificiale, capace di sostituire i lavoratori.