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Adriano Olivetti

Adriano Olivetti: il visionario che ha cambiato l’Italia, anticipando lo spirito del software libero

Dal genio tecnologico all’umanità in fabbrica Adriano Olivetti e l’impresa possibile tra innovazione, cultura e comunità. L'articolo di Giordano Alborghetti

 

Da qualche anno partecipo come relatore al Linux Day di Bergamo, una festa che si organizza in tutta Italia per promuovere e incentivare l’uso del software libero in tutti gli ambiti.

Quest’anno, onestamente, non sapevo di cosa parlare: avevo esaurito molti temi già sviluppati negli anni precedenti. Eureka! Parlerò di Adriano Olivetti.

L’idea mi sembrava interessante, ma perché proprio lui? Per la sua umanità, il senso di comunità, l’andare oltre il profitto – temi che ritroviamo nel software libero – oltre ad aver sviluppato, grazie a una squadra eccezionale, prodotti non solo nel campo delle macchine da scrivere e di calcolo, ma anche nel mondo dei computer.

Sono questi i motivi che mi hanno portato a sceglierlo come protagonista del Linux Day.

Non voglio anticipare troppo, quindi andiamo con ordine, così capirete perché Adriano Olivetti è stato così importante per l’informatica, anche se oggi nelle scuole, e soprattutto all’università, non viene studiato.

Il nostro protagonista nasce a Ivrea nel 1901 ed entra nell’azienda di suo padre, Camillo Olivetti, nel 1924 come operaio .Nel 1932, quando l’azienda era ancora diretta da Camillo, nasce la MP1, la prima macchina da scrivere portatile: leggera e rivoluzionaria.

Nel 1938 prende in mano l’azienda e, soprattutto dopo la Seconda Guerra Mondiale, iniziano i successi travolgenti di questo visionario illuminato, un genio capace di unire tecnologia e umanità, facendo diventare la fabbrica una famiglia.

Nel 1948 nasce la Divisumma 14, una macchina per meccanizzare le operazioni di calcolo. Qualche anno dopo arriva l’iconica Lettera 22, amata da scrittori e spie: possiamo definirla lo smartphone degli anni ’50, vincitrice del Compasso d’Oro.

Alla fine del decennio nasce l’Elea 9003, computer d’avanguardia realizzato a Ivrea. Pensate: prima di Adriano, dalla fabbrica usciva un prodotto all’anno; con lui a capo, ne usciva uno nuovo ogni otto mesi!

Lo possiamo definire un ribelle con un cuore grande, capace di coniugare il ruolo in fabbrica con l’impegno sociale. Venne eletto senatore indipendente, non ritrovandosi in nessuna formazione politica.

Sognava città giuste e un mondo dove tutti vivessero bene, idee che declinò nel libro L’ordine politico delle Comunità (1945).Era odiato da Valletta, amministratore delegato della FIAT, per il suo amore verso gli operai.

Uno dei suoi motti era “Lavoro che rende felici”: oggi sembra utopia, ma allora lo dimostrò con fatti concreti. Ridusse l’orario da 48 a 45 ore settimanali mantenendo lo stesso stipendio (1956).Costruì asili, mense, cinema, biblioteca e case per i lavoratori, perché la fabbrica era casa.

Durante la pausa pranzo si alternavano artisti come Gaber, Bramieri e tanti altri: spettacoli gratuiti per gli operai. Il modello Olivetti, all’epoca, non venne seguito da nessun industriale: c’era il dictat dell’amministratore delegato della Fiat, Valletta.

Nei decenni successivi, pochi capirono e attuarono il suo esempio. L’universo olivettiano era composto da 36.000 dipendenti, esportazioni in 100 paesi, fabbriche su 5 continenti: da Glasgow a Buenos Aires.

I negozi Olivetti erano nei luoghi più alla moda del mondo: Quinta Strada a New York, Place de la Concorde a Parigi, Piazza San Marco a Venezia (progettato da Carlo Scarpa e visitabile ancora oggi). Anni dopo, Apple copiò quello stile per i suoi store.

La divisione computer – ed è questo il motivo per cui ho portato Olivetti al Linux Day – vede la luce grazie all’assunzione di Mario Tchou, ingegnere geniale.

Con lui arriva l’Elea 9003 (1959), primo computer interamente a transistor al mondo, prima dell’IBM!Siamo quasi alla fine di questo meraviglioso viaggio, interrotto troppo presto.

Nel 1960 Adriano Olivetti muore all’improvviso; l’anno dopo tocca la stessa sorte a Mario Tchou. Ancora oggi ci sono tanti dubbi intorno alla loro scomparsa.

Nonostante questi eventi traumatici, nel 1965 l’Olivetti realizza il Programma 101, considerato il primo personal computer della storia, usato dalla NASA per calcolare traiettorie e atterraggi dell’Apollo 11.

Per chiudere, e per farvi capire il valore di Olivetti con il suo senso d’impresa e la sua umanità, voglio parlarvi della regola delle Terne: assumere in azienda un ingegnere, un economista e un umanista. Per lui l’azienda non era solo profitto, ma una comunità al servizio dell’uomo.

È lo stesso spirito che anima le community del software libero.Olivetti ci insegna che un’altra impresa è possibile. Andate a visitare la fabbrica storica a Ivrea: ne vale davvero la pena.

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