Sorpresona nella Nadef, la Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza.
Una delle maggiori sorprese – se non la più rilevante politicamente – è il capitolo sulle privatizzazioni: i proventi delle dismissioni sono praticamente azzerati. Ecco tutti i dettagli.
I NUMERI
L’obiettivo delle privatizzazioni per il 2019, fissato a 18 miliardi dal precedente governo, scende a zero mentre l’obiettivo 2020-2022 è corretto allo 0,2 per cento Pil l’anno, per un introito di 3,6 miliardi ogni anno.
I CONFRONTI
Anche per il 2020, dunque, l’asticella è stata abbassata dallo 0,33% allo 0,2%, mentre un ulteriore 0,1% di calo del debito verrà dalla riduzione delle giacenze di tesoreria del Mef. Nelle tabelle si legge di un Deficit/Pil al 2,2% il prossimo anno, con un debito in calo al 135,2% dal 135,7% del 2019. Saldo strutturale in leggero peggioramento (-0,1%) il prossimo anno ma è previsto un miglioramento dal 2021.
CHE COSA HA SCRITTO IL SOLE 24 ORE
Ha scritto il Sole 24 Ore: “Nella Nota di aggiornamento al Def andata ieri all’esame del consiglio dei ministri si afferma che gli obiettivi saranno raggiunti con dividendi straordinari e altri proventi finanziari. L’allusione ai dividendi straordinari, in verità, può sembrare impropria in una voce dedicata alle privatizzazioni. Il dividendo straordinario non implica di per sé cessioni di asset pubblici; la legge prevede invece che possano essere utilizzati quei proventi per riacquistare titoli di Stato sul mercato per ridurre il debito pubblico. Il documento, però, articola il riferimento ai quei dividendi spiegando che in realtà si tratterebbe di proventi di cessioni di quote di società controllate da partecipate dello Stato, le quali incasserebbero le somme e poi le girerebbero all’azionista pubblico sotto forma di dividendo. Per fare un esempio: Cdp controlla molte società pubbliche. Negli anni scorsi spesso si è parlato della possibilità di mettere sul mercato un’altra quota di Poste, come potrebbe essere il 35% del capitale controllato da Cassa (l’incasso potenziale sarebbe di 4,6 miliardi). Il testo non esclude, in ogni caso, anche la cessione di partecipate direttamente dallo Stato. L’importante è che ci siano condizioni di mercato favorevoli”.