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Giuseppe Guzzetti

Acri, Profumo di Quaglia per il dopo Guzzetti?

Fatti, indiscrezioni e scenari per la successione ai vertici dell'Acri. L'articolo di Luca Gualtieri

Maggio sarà un mese cruciale per il sistema delle fondazioni, un crocevia ancora nevralgico per gli assetti della finanza italiana.

Dopo 19 anni Giuseppe Guzzetti dirà addio alla presidenza dell’Acri, l’associazione di categoria che guida dal 2000 e che lascerà in concomitanza con la sua uscita da Cariplo. Gestire il passaggio di testimone non sarà semplice anche perché, a poche settimane dall’assemblea (convocata per martedì 21 maggio), la nomina di Francesco Profumo non è più certa.
Il presidente della Compagnia di Sanpaolo è un candidato quasi di diritto per la successione a Guzzetti: se l’ente torinese è oggi il secondo a livello nazionale per patrimonio (salito a quota 6,8 miliardi con un avanzo di gestione di 253,9 milioni), il Piemonte è la regione italiana più rappresentativa per numero di fondazioni di origine bancaria.
Senza considerare il prestigio personale dello stesso Profumo che, oltre a una ricca carriera accademica, ha all’attivo un incarico di governo come ministro dell’Istruzione.
Queste robuste credenziali non sono state però sufficienti a spianargli la strada. Al contrario, negli ultimi giorni la candidatura è tornata in bilico, complici le tensioni in Compagnia e le perplessità dello stesso Guzzetti.
Nominato nel 2016 dall’ex sindaco di Torino Piero Fassino, Profumo non è mai andato particolarmente d’accordo né con il sindaco pentastellato Chiara Appendino né con una parte del board. Già la scorsa estate l’elezione di Alberto Anfossi alla carica di segretario generale ha segnato un punto a favore della fronda, mentre nell’ultimo mese la lista per il consiglio di amministrazione di Intesa Sanpaolo ha acuito le tensioni.

Nel nuovo board della conferitaria infatti i rappresentanti della Compagnia scenderanno da cinque a tre (compreso il presidente Gian Maria Gros-Pietro), un indebolimento accolto con insoddisfazione ai vertici dell’ente, come si evince dai verbali dello scorso 17 marzo. Questi contrasti pongono oggi una pesante ipoteca sul futuro di Profumo.Il mandato in Compagnia scadrà nella primavera 2020 e spetterà al sindaco Appendino confermare o meno l’ex ministro. Se i candidati alternativi non mancano, a partire dall’attuale vicepresidente Licia Mattioli, c’è un’avvertenza non di poco conto: perdendo la guida della Compagnia, Profumo perderebbe automaticamente anche il vertice dell’Acri visto che la poltrona spetta soltanto ai presidenti di fondazione. Si dovrebbe quindi procedere a una nuova nomina con tutte le incognite del caso. A queste problematiche si aggiungono poi le perplessità di Guzzetti che, secondo quanto risulta, non avrebbe gradito le scelte di Profumo sulla presidenza di Intesa Sanpaolo.

Vero è che, se la nomina del numero di Compagnia è in bilico, le alternative sono pochissime. Visto che la nomina di un piemontese viene considerata un punto fermo, il nome più spendibile appare oggi quello di un altro torinese, Giovanni Quaglia, presidente della Crt. Tra Profumo e Quaglia quest’ultimo riscuote maggiori consensi tra le fondazioni per una più lunga militanza rispetto all’ex ministro dell’Istruzione del governo Monti, approdato in quel mondo due anni fa. La candidatura, sostiene qualcuno, potrebbe essere presentata formalmente da un alleato di ferro di Quaglia, quel Giandomenico Genta che oggi guida la fondazione Cr Cuneo, primo socio italiano di Ubi Banca.

Anche in questo caso però il convitato di pietra è Guzzetti che non sembra entusiasta della soluzione. Il groviglio andrà comunque sbrogliato nel giro di un paio di settimane e, ancora una volta, la palla è in mano al presidente uscente di Cariplo che dovrà fare appello alla diplomazia per tessere la trama della nuova Acri.

 

Articolo pubblicato su MF/Milano Finanza

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