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Blue Economy

Acciaio, cosa succede nei porti di Marghera e Ravenna

Oltre mezzo milione di tonnellate di acciaio sono bloccate nei porti italiani di Marghera e Ravenna a causa dei limiti all'import imposti dalla Commissione Ue.L'analisi di Gianclaudio Torlizzi, fondatore di T-Commodity

 

La situazione nei porti è drammatica. A oggi ammontano a oltre mezzo milione le tonnellate di acciaio bloccate nei porti italiani di Marghera e Ravenna a causa dei limiti all’import imposti dalla Commissione Ue.

A causa della congestione a Marghera e Ravenna, gli armatori, impossibilitati a sbarcare, si vedono incrementare i costi di attesa che possono arrivare fino a 40 mila dollari al giorno per ogni nave. E quindi possono decidere di scaricare il materiale in altri porti come quelli di Monfalcone, Trieste e Koper, in Slovenia, che però sono parzialmente attrezzati per gestire l’eccedenza di import siderurgico.

La situazione rimarrà critica fino al primo di ottobre quando entreranno in vigore le nuove quote all’import, anche se l’entità del materiale in attesa di sdoganamento è tale che le soglie comunitarie verranno raggiunte già dopo pochi giorni.

Il risultato sarà che bisognerà pagare un dazio stimato oltre il 15% per far entrare il materiale in Italia. Che potrebbe forse sembrare poca cosa, ma che invece comporta rincari per milioni se pensiamo che una tonnellata di acciaio inox costa quasi 4 mila euro la tonnellata.

Ben si comprende dunque quanto questo aggravio di costo associato alla carenza di materia prima possano rappresentare un freno all’attuale fase di ripresa dell’economia italiana soprattutto quando gli aumenti verranno scaricati a valle.

(Il post è stato pubblicato sul profilo Facebook di Gianclaudio Torlizzi)

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