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Tutte le sfide del vertice del Wto ad Abu Dhabi

La strada per nuovi accordi sui commerci è in salita, mentre arranca la riforma dello stesso Wto: l'organismo è ormai caduto in ostaggio delle tensioni geopolitiche.

Ad Abu Dhabi sono arrivati 166 ministri dei governi di tutto il pianeta riuniti per la tredicesima ministeriale del WTO, conclusasi il 29 febbraio. Ma la strada per nuovi accordi sui commerci è in salita come lo è quella della riforma di un organismo che è oggi solo la pallida ombra di quello che un quarto di secolo fa era guidato dal diplomatico italiano Renato Ruggiero.

Una sfida

Se, come scrive Reuters, l’obiettivo dell’assise è introdurre nuovi accordi e discutere nuove regole sui commerci, inclusa la riforma del sistema chiamato a dirimere le dispute tra i Paesi, le aspettative di un successo sono modeste vista l’irrilevanza in cui è caduto un organismo ormai ostaggio delle tensioni geopolitiche che si riverberano inesorabilmente sugli scambi economici a livello globale.

Dov’è il ministro?

E il chiaro segnale che il clima ad Abu Dhabi non è dei migliori lo ha fornito il ministro del Commercio indiano Pnyush Goyal, che si è presentato praticamente all’ultimo malgrado sia uno degli attori chiave nelle trattative che riguardano l’agricoltura, la pesca e i dazi sul commercio digitale.

L’India, ricorda ancora Reuters, ha una lunga tradizione di resistenza e renitenza ai negoziati multilaterali tanto che lo stesso Goyal all’ultimo meeting WTO di Ginevra aveva fatto strenua opposizione salvo adeguarsi all’ultimo minuto.

Riforma in stand by

Ciononostante alla ministeriale di Abu Dhabi si è tentato lo stesso di trovare un’intesa anche su un pacchetto complessivo di riforme destinato a toccare lo spinoso dossier delle dispute.

Si tratta nientemeno che di risolvere lo stallo che va avanti da quasi cinque anni ormai e che vede la corte WTO cui spetta di dirimere le controversie commerciali paralizzata dalla mancata nomina da parte degli Usa di nuovi giudici, con una paralisi che ha rimandato alle calende greche la risoluzione di una serie di dispute multimiliardarie.

Ma come ricordava Reuters alla vigilia, le divisioni tra i Paesi membri sono palesi, tanto che i delegati non sono riusciti nemmeno ad accordarsi sul formato della discussione dedicata alla rivitalizzazione del cosiddetto Appellate Body.

WTO sotto attacco

Pesa naturalmente l’incognita delle presidenziali Usa di novembre e la conseguente mancanza di appetito da parte del presidente uscente Biden per nuove mosse sui commerci.

Ma la verità la spiega ancora Reuters ed è che l’agenda liberista con cui era nato mezzo secolo fa il GATT che poi avrebbe assunto l’identità corrente di WTO è sotto attacco da tutte le parti, incluso un discreto quantitativo dei suoi 164 Stati membri.

L’era della frammentazione

Un numero indica chiaramente il malessere e sono le 3.488 mosse protezioniste prese nel 2023 dagli Stati secondo il calcolo di Global Trade Alert: meno che al tempo della pandemia da Covid-19 ma sicuramente più di quante si registravano nel precedente decennio.

La sfida del Dragone

Ma c’è un altro motivo per cui il WTO boccheggia e lo indica il Financial Times: sono gli sforzi della Cina di costruire un’architettura globale commerciale alternativa e soprattutto emancipata dall’influenza di Washington.

E la strategia del Dragone, chiarisce la testata finanziaria, passa per il corteggiamento di quel Sud Globale su cui si è riversato a pioggia dal 2012 il trilione di dollari di investimenti della Belt & Road Initiative, che ha coinvolto oltre 140 Paesi in Africa, Asia e America Latina.

Respirazione bocca a bocca

Malgrado tutto, c’è chi lavora per il rilancio di un’organizzazione che, come osserva l’Atlantic Council, mostra comunque segni di vita, i più importanti dei quali sono l’ingresso di due nuovi membri – Timor Est e le Isole Comore – e la fitta agenda delle discussioni negli Emirati.

Dall’ambiente al cambiamento climatico, alla pesca, all’agricoltura, al commercio digitale, alle politiche industriali e agli investimenti, i temi che affronteranno i ministri sono tutti cruciali, e testeranno anche questa volta le capacità di un’istituzione le cui decisioni sono vincolate dalla regola dell’unanimità.

Il ruolo degli Emirati

In quanto Paese ospite, gli Emirati presenteranno un rapporto strategico sul commercio e le politiche commerciali nel 2050, un documento con cui si vuole fornire una visione sul futuro dello stesso WTO.

Come osserva ancora l’Atlantic Council, ciò assegna al Paese un ruolo attivo nel guidare un dibattito di cui saranno tre le parole chiave: dialogo, adattamento, riforme istituzionali.

Primo test l’agricoltura

E ad attendere subito al varco i ministri è il dossier sulla sicurezza alimentare, che poi è proprio quello su cui si registra il disaccordo con l’India.

“Data la centralità del tema, vi imploro di produrre un risultato”, è stata l’esortazione del Direttore Generale WTO Ngozi Okonjo-Iweala. “Sarebbe ottimo se potessimo concludere” un accordo, gli ha fatto eco un delegato citato dall’AFP.

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