Banche e società di pagamenti elettronici in subbuglio per l’accordo al quale punta il governo con le aziende del settore e con le associazioni degli imprenditori.
L’obiettivo dell’esecutivo, per scoraggiare ulteriormente l’uso del contante, è quello di puntare a una riduzione concertata con le imprese del comparto delle commissioni sui pagamenti digitali.
Ma la bozza di pre-intesa svelata ieri da Mf-Milano Finanza ha scatenato le prime reazioni.
La prima, almeno a livello ufficiale, è quella dell’associazione bancaria. Il direttore generale dell’Abi, Giovanni Sabatini, ha infatti inviato una lettera al quotidiano del gruppo Class per precisare la posizione del sistema bancario: nessun accordo con il governo, ha detto in sostanza il direttore dell’associazione presieduta da Antonio Patuelli.
“Abi non ha steso un memorandum in tema di commissioni su transazioni digitali con il Mef né è stato raggiunto un accordo tra Abi e governo. Sono in corso contatti”, si legge nella lettera firmata da Sabatini.
Ha parlato del tema in chiave generale anche il presidente dell’Abi. Commissioni troppo alte? “Diversi organismi internazionali – ha risposto Patuelli in un’intervista di Class Cnbc – hanno riscontrato che le commissioni in Italia sono inferiori di quelle pagate in molti Stati europei”.
Tesi ben diversa è contenuta in un paper degli analisti di Mediobanca Securities su Nexi e in Parlamento colossi come Visa e Mastercard hanno asserito che le commissioni non si possono tagliare.
Di sicuro c’è un gran movimento tra governo, banche, società (comprese Poste e Nexi) nell’ambito della lotta all’uso del contante – e per limare le commissioni sui pagamenti elettronici – che il governo Conte 2 sta rilanciando.
Il ministero dell’Economia ha anche messo a punto un memorandum d’intesa per incentivare l’utilizzo in Italia dei pagamenti elettronici.
La bozza di documento – composta da 5 pagine – è secondo le intenzioni del governo una sorta di abbozzo di protocollo d’intesa che è in fieri tra Tesoro, Poste Pay. circuiti di pagamento (Bancomat, Mastercard, Visa, American Express, Diners), società italiane del settore (Sia e Nexi) e associazioni di categoria, ma i contatti informali del Mef sono in corso anche per avere una sorta di via libera anche dagli uffici di Bruxelles sulla concorrenza
Il memorandum – secondo il condirettore di Mf, Roberto Sommella, che ha svelato la bozza – “dovrà diventare vincolante per tutte le banche che lo sottoscriveranno, dalle più grandi come Intesa Sanpaolo e Unicredit, alle piccole, ma vale la pena tentare, questo il ragionamento che si fa dalle parti di Palazzo Chigi e Via XX Settembre perché così vogliono gli azionisti del governo Pd e M5S. Dopo le adesioni, che dovranno essere comunicate al Mef (art. 3 della bozza) dovrebbero scattare gli impegni”.
Per PostePay – aggiunge Mf – si tratta di non applicare all’esercente, ai pagamenti fino a 10 euro «alcuna commissione sulla singola transazione» e commissioni inferiori «di almeno il 50% per i pagamenti di importo superiore ai 10 e inferiori ai 25 euro» rispetto a quelle che applica in media per operazioni di importo superiore ai 25 euro.
Analoga misura è prevista dalla bozza per i circuiti di pagamento come Visa e Mastercard ma non solo: “Nessuna commissione interbancaria, né commissioni operative o di adesione al circuito (scheme fees) per i pagamenti con carta di debito o di credito fino a 10 euro e sforbiciata anche in questo caso «di almeno il 50%» sulle spese tra 10 e i 25 euro”, ha svelato il quotidiano del gruppo Class.
Stessa cosa per Nexi, Sia e Iccrea – secondo Mf/Milano Finanza – “che si impegneranno a «non applicare commissioni agli intermediari per pagamenti con carta di importo fino a 10 euro e a ridurre di almeno il 50% le suddette commissioni per i pagamento tra i 10 e i 25 euro, sempre rispetto alle commissioni applicate in media dal centro applicativo per operazioni di importo superiore ai 25 euro”.