Secondo quanto riporta il quotidiano La Repubblica, il Governo ha intenzione di rimettere nelle mani dello stato l’adeguamento infrastrutturale per la banda ultrarga. Le indiscrezioni trapelate da Palazzo Chigi vogliono che il piano dal valore di 6,5 miliardi di euro (dilazionati in cinque anni, «con effetto moltiplicativo») – per raggiungere nel 2020 tutta la popolazione italiana con la rete a 30mbps e la metà di essa con la rete 100mbs – passerà per le mani della controllata del Tesoro Enel. La società guidata da Starace sarebbe indicata dal Governo come il «candidato migliore» per portare avanti il progetto di ammodernamento infrastrutturale. Enel sarebbe disposta a portare avanti i lavori in tempi rapidi, azzardando una previsione per la conclusione dei valori entro tre anni.
Sarà quindi sostituita l’infrastruttura in rame? Secondo il quotidiano La Repubblica verrà mandata in «soffitta la vecchia infrastruttura in rame e senza reclamare un ruolo nella gestione del servizio. Ossia senza alterare la concorrenza». Insomma sul punto non ci sarebbe ancora chiarezza, onde evitare una svalutazione eccessiva del colosso delle tlc Telecom che sul valore del rame fa ancora affidamento – tanto da aver siglato di recente una partnership con Fastweb per lo sviluppo di soluzioni alternative per il raggiungimento della soglia dei 100 mega integrando fibra e rame. E’ comunque un duro colpo per la società guidata da Marco Patuano che alla notizia del vantaggio di Enel ha perso in apertura l’1%.
Per Enel, rimasta in sordina negli ultimi anni nel settore delle tlc, si tratterebbe da un lato di un ritorno al passato e dall’altro di un’opportunità di rilancio, rafforzando uno dei tanti rami simbolicamente rappresentati nel suo logo. Certamente nella scelta di affidare al colosso elettrico il piano avrà inciso un elemento di non second’ordine: si punta sulle italiane, quando l’azionista è lo stato.