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Def, se la crescita economica è ancora un miraggio

Def, il documento di Economia e Finanza presenta aspetti tra di loro contraddittori. Ma il punto della crescita economica per i prossimi anni è quello più discutibile La presentazione a rate del Documento di Economia e Finanza (DEF) e del Piano Nazionale di Riforme (PNR) , la cui approvazione era stata inizialmente annunciata per Venerdì…

La presentazione a rate del Documento di Economia e Finanza (DEF) e del Piano Nazionale di Riforme (PNR) , la cui approvazione era stata inizialmente annunciata per Venerdì Santo 3 aprile, cela aspetti negativi e positivi. Da un lato, la circolazione tra Ministeri (e non solo) di varie bozze da l’impressione che Palazzo Chigi sia un colabrodo e che il Sottosegretario Luca Lotti non sia in grado di tappare le falle. Inoltre, ingenera un buon grado di confusione quando affermazioni del Presidente del Consiglio (probabilmente basate su dati preliminari, ove non estrapolando opinioni senza avere adeguate fondamenta di studi economico-statistici) contraddette, dopo un paio di giorni, dall’Istat, genera confusione.

crescita economica
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Da un altro, può essere sintomo di discussioni tra punti di vista differenti prima di partorire documenti di qualità, e tali, quindi, da richiedere un confronto tra varie opinioni. Ci auguriamo che la seconda situazione prevalga sulla prima. E che si eviti, come avvenne lo scorso autunno, di inviare alla Commissione Europea dieci cartelle corredate da slides mentre si stava lavorando ad un disegno di legge di stabilità di circa 500 pagine (peraltro ancora in cottura).
Tuttavia, è difficile trovare una base per le previsioni di crescita su cui si basa l’intera strategia: aumenti del Pil dello 0,7% nel 2015, dell’1,4% nel 2016 e dell’1,7% nel 2017. I venti maggiori istituti econometrici (tutti stranieri, tutti privati, senza gufi nei loro paraggi) attribuiscono all’Italia un tasso di crescita inferiore allo 0,5% per l’anno in corso e, se tutto va bene, una costante crescita per raggiungere l’1,3% alla fine del decennio. L’1,3% è considerato il ‘tasso potenziale’ a ragione della nostra demografia e del nostro produttivo. Ambedue vecchie. Se, come pare, l’intera strategia è retta da queste ipotesi, una bella discussione è consigliabile. (Giuseppe Pennisi)

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