La Cyber security è diventata negli ultimi anni una delle preoccupazioni più grandi per il governo cinese, tanto da influenzare in modo significativo, tra accuse da una parte e abusi dall’altra, i rapporti tra Stati Uniti e Cina. Grandi aziende americane, come Cisco e Microsoft, sono impegnate in un duro testa a testa con le autorità cinesi a causa dell’irrigidimento delle norme in tema di sicurezza, alle quale i colossi del tech devono sottostare prima che i propri prodotti possano essere acquistati dalle istituzioni finanziarie cinesi.
Per questa ragione 17 gruppi di affari statunitensi hanno richiesto un urgente discussione con il governo di Pechino in merito alle nuove normative di sicurezza informatica, facendo pressione per il rinvio dell’attuazione delle nuove regole. In una lettera firmata il 28 gennaio e indirizzata al responsabile cinese della sicurezza informatica, le aziende americane hanno condannato le nuove regole, giudicandole intrusive e lesive della proprietà intellettuale.
In seguito alle rivelazioni del ex dipendente della National Security Agency Edward Snowden, Pechino ha iniziato a vedere il problema della dipendenza tecnologica straniera come una questione principe della sicurezza nazionale, accusando gli statunitensi di spionaggio attraverso i codice contenuti all’interno dei software made in USA.
Le nuove norme imposte dal governo obbligherebbe le società sviluppatrici a consegnare i codici sorgente ai funzionari cinesi e le stesse imprese che intendono vendere attrezzature informatiche per le banche dovrebbero istituire centri di ricerca e sviluppo nel paese, costruendo “porte” che permettano ai funzionari cinesi di gestire e monitorare i dati elaborati dal loro hardware.
La cyber security non è un tema che riguarda esclusivamente i sistema bancario, ma abbraccia anche la vendita sul mercato cinese dei prodotti tecnologici sviluppati dagli americani – come ad esempio era successo nell’autunno scorso con l’IPhone6, dove la vendita era stata ritardata di un mese con normative e restrizioni originate, oltre che dallo scalpore enorme suscitato dal DataGate, da politiche protezionistiche a sostegno dei prodotti cinesi.