skip to Main Content

Se gli investimenti esteri scappano dal Belpaese. E soprattutto dal Sud

Un progetto turistico di ben 70 milioni di euro che prenderà un'altra strada, molto probabilmente lontano dall'Italia e dalla Puglia. Così la burocrazia fa fuggire gli investitori, ma anche la giungla legislativa non aiuta. E le comunità locali che si oppongono a tutto

Non c’è classifica o statistica che, negli ultimi anni, non abbia messo in rilievo la crescita dell’attrattiva turistica della Puglia, e del Salento, prima di tutto. Un’offerta turistica che riesce a coniugare accoglienza, infrastrutture, paesaggio, mare, entroterra e strutture turistiche, che sono migliorate di molto in una regione che, fino a 15 anni fa circa, non aveva un appeal neanche lontanamente simile a quello di oggi.

Eppure in Puglia assistiamo, in queste ore, ad un investimento estero che scappa dal tacco d’Italia. Non si tratta del primo, in realtà. In questo caso, sono ben 70 milioni di euro che dal Salento torneranno indietro in Gran Bretagna, o altrove, non sappiamo. Alison Deighton, moglie del segretario del Tesoro inglese e Ian Taylor, uno dei più grandi broker mondiali del petrolio rinunciano a costruire un hotel di lusso, una struttura definita ecocompatibile che doveva sorgere tra gli ulivi secolari di Sant’Isidoro e Torre Squillace. Due località in territorio di Nardò. I due imprenditori avevano acquistato ben 30 ettari di terra ed erano partiti in questa avventura nel lontano 2008, per dare vita a quella che sarebbe stata l’Oasi ecosostenibile Sarparea.

La ragione di questo addio? La burocrazia italiana, hanno scritto in una lettera dove hanno issato bandiera bianca. Una storia fatta di ricorsi al Tar, contestazioni ambientali e procedure difficili da attuare e seguire. Come non dargli ragione! 6 anni non sono pochi, se poi devi scegliere di rinunciare e andare via.

La Puglia non è nuova a questo tipo di episodi “spiacevoli” per gli investitori stranieri: l’esempio di British Gas – che doveva costruire il rigassificatore a Brindisi e che per 11 anni si è dovuta difendere da attacchi, inchieste giudiziarie, ricorsi ai vari tribunali e alle opposizioni delle comunità – è il caso più eclatante degli utlimi anni. Lo stesso temono i responsabili del progetto Tap, Trans Adriatic Pipeline, che porterà il gas dall’Azerbaijan all’Italia, e dovrebbe arrivare proprio in Puglia, nel Salento. Un progetto che sta vedendo la forte opposizione di alcune comunità locali e che il Governo nazionale avrebbe sbloccato nel Decreto “Sblocca Italia”.

Back To Top