skip to Main Content

Tax Credit Videogiochi

Tax Credit Videogiochi, tutte le novità

Il Tax Credit Videogiochi è un incentivo fiscale la cui storia è paragonabile a quella di una odissea. Introdotto con l’articolo 15 della legge “Disciplina del cinema e dell’audiovisivo” del 14 novembre 2016, n. 220, quando al Ministero della Cultura, il MiC, c’era Dario Franceschini (governo Renzi) e poi rimasto lettera morta per la mancanza…

Il Tax Credit Videogiochi è un incentivo fiscale la cui storia è paragonabile a quella di una odissea. Introdotto con l’articolo 15 della legge “Disciplina del cinema e dell’audiovisivo” del 14 novembre 2016, n. 220, quando al Ministero della Cultura, il MiC, c’era Dario Franceschini (governo Renzi) e poi rimasto lettera morta per la mancanza di un paio di decreti attuativi, il credito di imposta è stato disciplinato soltanto cinque anni più tardi, in piena pandemia, dal DM del 12 maggio 2021, ovvero quando Franceschini, corsi e ricorsi storici e politici, è tornato al medesimo dicastero. Parliamo delle “Disposizioni applicative in materia di credito di imposta per le imprese di produzione di videogiochi di cui all’articolo 15 della legge 14 novembre 2016, n. 220”.

COS’È IL TAX CREDIT VIDEOGIOCHI

Analogamente alla misura esistente da tempo nel campo cinematografico, erogata dal medesimo dicastero, il Tax Credit Videogiochi riconosce un credito di d’imposta pari al 25% dei costi eleggibili di produzione di un videogioco, fino all’ammontare massimo annuo di 1 milione di euro per impresa o per gruppo di imprese.

La misura, finanziata per la prima volta con 5 milioni (importo aspramente criticato, in quanto giudicato insufficiente, dalla principale associazione di categoria, IIDEA, che raccoglie sviluppatori, produttori e distributori italiani) alcuni giorni fa è stata rifinanziata relativamente all’anno 2022 con un raddoppio del fondo: 11 milioni di euro.

COSA FANNO ALTROVE?

Naturalmente, la notizia è stata accolta favorevolmente dalla “confindustria del videoludo” che, in merito, ha parlato di “una decisione importante da parte del Governo che, accogliendo le richieste avanzate da parte di IIDEA, ha più che raddoppiato la dotazione finanziaria del Tax Credit Videogiochi. I nuovi fondi sono potenzialmente in grado di sbloccare fino a 44 milioni di euro di investimenti, in virtù del credito d’imposta riconosciuto sul 25% dei costi eleggibili di produzione”.

Tuttavia, da IIDEA fanno anche notare come questo importante passo avanti non “deve distogliere l’attenzione del settore e del Governo sul gap, ancora in larga parte da colmare, nei confronti di altri Paesi europei, che da molti anni investono maggiori risorse, con meno vincoli. In particolare, IIDEA ha già avanzato al Ministero la proposta di innalzare il massimale previsto per impresa, attualmente pari a 1 milione di euro, per consentire al nostro Paese di diventare maggiormente attrattivo verso gli investitori europei”.

RAGGIUNGEREMO MAI FRANCIA, GERMANIA, POLONIA E UK?

Del resto, sebbene l’imprenditoria videoludica italiana sia affetta, innegabilmente, da nanismo (a fronte di una spesa nazionale di 2 miliardi, le poche software house di casa nostra, per lo più startup, hanno fatturati complessivi attorno ai 50-60 milioni di euro), è anche vero che in mercati in cui il settore macina assai di più gli aiuti dello Stato sono maggiori.

In Francia (sede di Ubisoft, che da sola fattura oltre 1,5 miliardi di euro annui) e in Germania vengono destinati al comparto 50 milioni di euro ogni anno, mentre l’Irlanda lo scorso ottobre ha annunciato l’istituzione di un credito d’imposta per i videogiochi che riconoscerà fino a 25 milioni di euro per singola produzione.

Insomma, bisogna fare qualcosa (anche incentivando gli investimenti privati) se si vuole che l’Italia inizi a sviluppare ‘sul serio’ videogame, agganciando i Paesi più forti del Vecchio continente (non solo Francia, Germania e Uk, ma pure la Polonia, dove lo Stato da anni accelera e culla le giovani startup videoludiche). Il rischio, altrimenti, è quello di veder emigrare i nostri talenti altrove, esattamente come è già accaduto in altri settori.

Back To Top