skip to Main Content

Apple Spotify Rogan Mitchell Young

Spotify le canta ad Apple. Cupertino ci riprova con le tasse

Apple sfida la Ue con una nuova tassa pensata per aggirare il Dma e manda Spotify su tutte le furie. È ormai scontro totale tra la Big Tech e il legislatore comunitario?

“Arrogante e farsesca”. Volano gli stracci tra Spotify e Apple. La software house svedese, che ha sempre mal digerito i dazi di Cupertino, ha deciso di prendere carta e penna per cantarle alla Big Tech di Cupertino, invocando tra le righe un intervento della Ue.

LE BORDATE DI SPOTIFY CONTRO APPLE

“Come Apple ha appena dimostrato al mondo – si legge sul sito di Spotify -, non pensa che le regole si applichino a loro. Apple non è altro se non coerente. Sebbene si sia comportata male per anni, questa volta ha raggiunto un livello di arroganza del tutto nuovo. Con la falsa scusa della conformità e delle concessioni, ha presentato un nuovo piano che è una farsa completa e totale. In sostanza, la vecchia tassa è stata resa inaccettabile dal Dma, quindi ne hanno creata una nuova mascherata da conformità con la legge”.

LA NUOVA TASSA DI APPLE

Non c’è insomma spazio per gioire per le software house che vogliono un posticino nella vetrina dell’Apple Store o comunque sui device di Cupertino, sebbene il Dma comunitario (Digital Markets Act) abbia costretto la Mela morsicata ad aprire iOS e iPadOS ai negozi di app di terze parti, oltre a offrire la possibilità agli sviluppatori di realizzare i propri sistemi interni di pagamento e far finire l’odiata consuetudine (adottata dai proprietari di ciascuno store, come sa chi ha seguito la storica querelle tra Epic Games e Google, identica a quella che gli sviluppatori di Fortnite hanno intentato contro Apple) dei balzelli per ogni download.

Se gli sviluppatori desiderano essere presenti sull’App Store di Apple la percentuale della tassa che ha creato non pochi mal di pancia al sottobosco di software house che sviluppano programmi per smartphone, smartwatch e tablet è stata abbassata da 30% al 17% e, addirittura, al 10% per le app che rientrano nella categoria delle “piccole aziende”. Fin qui tutto bene.

Peccato però che Apple ora chieda 0,50 centesimi di euro per ogni nuova installazione oltre il primo milione. Particolare non da poco conto: il balzello scatta per ogni utente, ogni anno, e soprattutto considera il download anche degli aggiornamenti delle app, che vengono dunque parificati a nuove installazioni e spesso sono molteplici nel corso dell’anno. Per Spotify la nuova tassa di Apple “è estorsione, pura e semplice”. Quel che è certo è che una simile impalcatura regolamentare potrebbe spingere molte terze parti a rilasciare un minor numero di patch, con un problema di sicurezza non di poco conto.

SPOTIFY: DA APPLE ESTORSIONE

“Spotify, come molti altri sviluppatori, si trova ora ad affrontare una situazione insostenibile. Secondo i nuovi termini, se rimaniamo nell’App Store e vogliamo offrire il nostro pagamento in-app, pagheremo una commissione del 17% e una Core Technology Fee di 0,50 centesimi di euro per installazione e anno. Per noi questo equivale a una situazione uguale o peggiore rispetto alle vecchie regole.”

“E – continuano dalla azienda svedese – se riuscissimo a rimuovere la nostra app dall’App Store e a esistere solo nell’App Store alternativo, non funzionerebbe comunque. Con una base di installazioni Apple nell’UE di circa 100 milioni di utenti, questa nuova tassa sui download e sugli aggiornamenti potrebbe far salire alle stelle i nostri costi di acquisizione dei clienti, potenzialmente decuplicandoli. Questo perché dobbiamo pagare per ogni installazione o aggiornamento della nostra applicazione gratuita o a pagamento, anche per coloro che non utilizzano più il servizio”.

Per Spotify insomma “L’unica conclusione è: Apple sta costringendo gli sviluppatori a rimanere con lo status quo – Questa alternativa che non offre alcuna alternativa nega completamente l’obiettivo del Dma”.

Ancora più chiaro l’Ad di Spotify, Daniel Ek: “Con la nostra base di installazioni Apple nell’Ue nell’ordine dei 100 milioni, questa nuova tassa su download e aggiornamenti potrebbe far schizzare alle stelle i nostri costi di acquisizione clienti, aumentandoli potenzialmente di dieci volte. Secondo i nuovi termini, non possiamo permetterci queste commissioni se vogliamo essere un’azienda redditizia, quindi la nostra unica opzione è quella di attenerci allo status quo”.

LA RISPOSTA DI APPLE

In una dichiarazione a The Verge, il portavoce di Apple, Fred Sainz difende la scelta della società:”I cambiamenti che stiamo condividendo per le app nell’Unione Europea offrono agli sviluppatori una scelta: nuove opzioni per distribuire app iOS e processare pagamenti”, afferma Sainz. “Ogni sviluppatore può scegliere di rimanere agli stessi termini in vigore oggi. E secondo i nuovi termini, oltre il 99% degli sviluppatori pagherebbe lo stesso o meno ad Apple”.

Back To Top