Le recenti dinamiche delle piattaforme di delivery non devono ingannare: sono qui per restare. Anzi, nei prossimi anni il settore vedrà una forte espansione, secondo Daniel Zanda, segretario generale di FeLSA CISL. Un’evoluzione che dovrà andare di pari passo con una maggiore attenzione per i diritti dei rider, secondo Zanda. In particolare, i sindacati dovranno accendere un faro sull’impatto dell’algoritmo sul lavoro, oltre che sui compensi e sulla sicurezza dei rider. Le sfide che la on demand economy pone sono diverse, le principali riguardano la velocità di risposta ai problemi e l’estremizzazione della flessibilità, che a volte sfocia in precariato. Per questa ragione, secondo il Segretario Generale del sindacato serve “un modello contrattuale innovativo capace di leggere i cambiamenti e tradurli in tutele”. L’esempio è l’accordo nazionale Assogrocery dei lavoratori settore egrocery, che “coniuga flessibilità, sicurezza e continuità lavorativa per tutti”.
Qual è la vostra visione sull’evoluzione del settore nei prossimi anni? Quali novità dobbiamo aspettarci a livello sindacale?
È certamente un settore in forte evoluzione ed espansione. Negli ultimi 10/15 anni non solo c’è stato un forte cambiamento della tecnologia e del digitale ma c’è stato anche un fortissimo cambiamento (ancora in atto) delle abitudini dei consumatori. Aggiungiamo a questo il fatto che oggi tutti siamo sempre connessi. La somma di questi fattori ci porta a considerare come la realtà delle piattaforme, trasversalmente in tutti i settori, sia solo all’inizio. Nei prossimi anni, ci aspettiamo un settore più regolamentato e più giusto, in cui i lavoratori possano davvero vivere del loro lavoro, avendo il controllo sulla loro attività ma senza rinunciare ai diritti fondamentali che ogni lavoratore dovrebbe avere.
Il food delivery è un settore nuovo e i rider sfuggono spesso agli schemi tradizionali della rappresentanza dei lavoratori. Come state affrontando questo tema? Sono emerse delle “best practices”? Vedete all’orizzonte un nuovo contratto collettivo tra l’associazione delle piattaforme AssoDelivery e i sindacati che rappresentano i lavoratori atipici?
Il punto di partenza è ascoltare questi lavoratori. Capire quali esigenze nutrono e quali problematiche si trovano ad affrontare. I rider possono essere inclusi nell’alveo dei lavoratori autonomi, ma la loro autonomia è una autonomia atipica; essi infatti non hanno clienti, possono scegliere quando lavorare ma si trovano a dover rispondere ad un algoritmo. Il nostro obiettivo è che venga stabilito un accordo che riconosca l’autonomia professionale dei rider, offrendo allo stesso tempo tutele adeguate per la loro sicurezza e il loro benessere. Ascoltando i rider, è emersa una forte preoccupazione su questo punto: molti temono che la nostra posizione venga interpretata come una volontà di farli rientrare in un modello di lavoro subordinato, con il rischio che perdano la loro autonomia. È fondamentale chiarire che la nostra intenzione non è affatto quella di riportarli alla subordinazione, ma di difendere la loro autonomia lavorativa, garantendo allo stesso tempo diritti fondamentali e tutele per evitare sfruttamento e precarietà. Un contratto collettivo sarebbe necessario anche per disciplinare le pratiche delle associate di Assodelivery ma soprattutto per garantire una stabilità e sicurezza lavorativa a queste persone.
In un contratto di settore è possibile bilanciare flessibilità e sicurezza? I rider chiedono più diritti ma sembrano anche molto legati alla flessibilità e all’autonomia nell’esecuzione del loro lavoro. Questa è una tendenza che emerge per i lavoratori di molti settori. Cosa ne pensa?
Il fatto di bilanciare autonomia, flessibilità e sicurezza sembra essere una tendenza che sta prendendo piede in tutte queste tipologie di lavoro e probabilmente nasce da una nuova mentalità e cultura del lavoro in se. Molti tra le nuove generazioni prediligono la possibilità di gestione autonoma delle attività alla “sicurezza” del tempo indeterminato classico.
Quali sono le principali sfide che pone la “on demand economy” al mondo del lavoro e alle organizzazioni sindacali? Come le state affrontando?
Indubbiamente tra le nuove sfide, la velocità di risposta ai problemi è forse la prima. La connessione continua e la velocità di ingaggio che le piattaforma attuano, prevedono per forza di cose una rapidità di comprensione dei fenomeni e di messa in campo di strategie adeguate. Altro tema importante è la dimensione individuale che trasversalmente compone la vita di tutti i lavoratori di piattaforma. Un’altra sfida può essere rinvenuta nell’estrema flessibilità che spesso si crea in questi rapporti di lavoro. Estrema flessibilità che sfocia in precariato. Indubbiamente il sindacato dovrà sempre di più saper leggere la realtà, interpretarla in modo adeguato e saper intervenire opportunamente per tutelare le nuove figure del lavoro, cercando di aumentare la sensibilizzazione su questi temi e promuovendo un dialogo con le piattaforme per trovare soluzioni che migliorino le condizioni di lavoro.
Quali sono le principali conquiste che avete già ottenuto nel dialogo con le aziende del settore e con le associazioni rappresentative del comparto “food delivery”? Quali sono i principali temi ancora da affrontare sul fronte dei diritti dei rider?
Sul fronte dei diritti dei rider sarà importante riflettere sul ruolo dell’algoritmo, sull’impatto che lo stesso ha nella dinamica lavorativa delle persone, sul tema dei compensi e sulla sicurezza ma anche sugli aspetti che attengono alla sfera individuale dei lavoratori. Tra i rider abbiamo persone che svolgono saltuariamente questa attività perché studenti o perché già impegnati in altre attività e sia chi vive con il lavoro tramite piattaforma: tutte le fattispecie devono essere attenzionate, ognuna nella propria specificità. Per quanto concerne il dialogo con Assodelivery, l’associazione si è impegnata a predisporre un sistema che possa garantire l’esigibilità dei diritti sindacali attraverso l’istituzione di una modalità di tesseramento, l’attivazione di una bacheca sindacale digitale e lo svolgimento di assemblee con questa platea di lavoratori. E’ sicuramente un primo passo importante nel percorso di costruzione di tutele in favore delle lavoratrici e dei lavoratori autonomi delle piattaforme del food delivery. Nella nostra azione contrattuale abbiamo come riferimento l’accordo Assogrocery che disciplina i lavoratori settore egrocery, molto simile a quello del food delivery. Questo accordo nazionale coniuga flessibilità, sicurezza e continuità lavorativa per tutti gli shopper: lavoratori autonomi, che prestano la propria attività attraverso una piattaforma. L’accordo ha avuto l’intuizione di tipizzare una figura professionale fino a qualche tempo fa inesistente, riconoscendo garanzie nuove in termini economici, sociali e di organizzazione del lavoro a lavoratrici e lavoratori che rivendicavano diritti adeguati senza rinunciare al carattere autonomo della loro attività.
Un modello contrattuale innovativo capace di leggere i cambiamenti e tradurli in tutele.