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Perché Alibaba svende Sun Art Retail?

Il gigante cinese Alibaba venderà a un prezzo super scontato (circa 1,6 miliardi di dollari) le sue quote in Sun Art Retail Group. Fatti, numeri e approfondimenti

 

Alibaba scarica un’altra attività di alto profilo nel settore del commercio fisico per concentrarsi sul suo core business online. La multinazionale infatti venderà le sue quote per oltre il 70% in Sun Art Retail Group, società di ipermercati cinese, alla società di private equity DCP Capital per circa 1,6 miliardi di dollari.

Secondo Bloomberg si tratta di un ricavo nettamente inferiore sia a quanto speso da Alibaba per raddoppiare la sua partecipazione nell’azienda sia rispetto al suo valore nel 2024.

QUANTO CI PERDE ALIBABA

Dalla vendita della sua partecipazione di oltre il 70% nella catena di ipermercati Sun Art Retail Group, Alibaba si aspetta un ricavo lordo fino a 12,3 miliardi di dollari di Hong Kong, pari a circa 1,6 miliardi di dollari. “Una cifra nettamente inferiore ai 3,6 miliardi di dollari pagati da Alibaba solo per raddoppiare la sua partecipazione in Sun Art nel 2020 e di gran lunga inferiore al valore di mercato di Sun Art previsto per il 2024, pari a circa 3 miliardi di dollari”, osserva Bloomberg.

Le azioni del rivenditore cinese, fa sapere la testata economica, sono crollate del 35% nelle prime contrattazioni a Hong Kong, mentre Alibaba ha perso più dell’1%. Il titolo, aggiunge il South China Morning Post (tra l’altro, di proprietà di Alibaba), ha perso più del 70% del suo valore dal picco raggiunto alla fine del 2020.

DPC CAPITAL E SUN ART

L’acquirente dell’ultima vendita di Alibaba, si legge su Milano Finanza, “è una società costituita nelle Isole Cayman con responsabilità limitata, posseduta indirettamente al 100% da un fondo di Dcp con asset per 2,6 miliardi di dollari. La cessione della quota […] avviene dopo che Sun Art ha registrato un balzo dell’85% a Hong Kong dall’inizio del 2024”.

IN NOME DEL COMMERCIO ONLINE

La mossa accelera il ritiro di Alibaba dal commercio al dettaglio fisico per concentrasi sul business di cui è pioniera, ovvero l’e-commerce, dove però negli ultimi anni ha dovuto affrontare la concorrenza di rivali quali Temu e Pinduoduo, di proprietà di PDD Holdings, e di Douyin, la versione cinese di TikTok gestita da ByteDance, che hanno attirato i consumatori con forti sconti.

Sotto la guida di Jiang Fan Alibaba sta dunque integrando le sue operazioni di e-commerce nazionali e internazionali e vendendo le partecipazioni che non reputa essenziali per poi investire in settori come l’intelligenza artificiale (IA) e il cloud.

Proprio il mese scorso ha venduto la sua attività di grandi magazzini Intime a Youngor Fashion per circa 1 miliardo di dollari, subendo una perdita di circa 1,3 miliardi di dollari sul suo investimento iniziale e, stando ai calcoli di alcuni analisti di Bloomberg Intelligence, subirà perdite per circa 3 miliardi di dollari dalla cessione di attività retail non-core.

“La visione di Alibaba di un impero della vendita al dettaglio che combini le forti attività online con quelle nei negozi e nei magazzini – scrive il Scmp – è deragliata a causa dei venti contrari, tra cui la pandemia e il rallentamento economico che ha indebolito la spesa dei consumatori”.

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