Lo streaming ha spodestato la tv via cavo e, nonostante il mercato sia pieno di grandi e piccole aziende, la maggiore concorrenza non ha fatto scendere i prezzi, che anzi in alcuni casi sono più che raddoppiati.
È la storia di Netflix. Quando ha lanciato per la prima volta il suo servizio di streaming nel 2011 ha offerto agli abbonati l’accesso a migliaia di film e spettacoli televisivi on-demand e senza pubblicità per un canone mensile di 7,99 dollari. A distanza di oltre un decennio quel prezzo ha subito un aumento del 94%.
COME LO STREAMING HA SUPERATO LA TV VIA CAVO
I dirigenti dei media per rendere redditizie le attività di streaming le hanno fatte assomigliare sempre di più alla tv via cavo. Hanno previsto la programmazione in diretta, messo dei limiti alla condivisione delle password, si sono rivolti agli annunci pubblicitari ma soprattutto hanno aumentato i prezzi.
TUTTI GLI AUMENTI DEGLI ABBONAMENTI STREAMING
Quartz ha stilato una lista con gli aumenti del canone mensile di ogni principale servizio di abbonamento dal suo lancio. Il prezzo dell’abbonamento mensile di Netflix per un piano standard senza pubblicità è quasi raddoppiato (+94%), passando a 15,49 dollari dai 7,99 dollari del 2011.
Quello di Hulu è aumentato del 58%, arrivando a 18,99 dollari rispetto agli 11,99 dollari del 2015, quando ha lanciato il suo piano senza pubblicità.
Il prezzo di Apple TV+ è più che raddoppiato (100,2%) in soli cinque anni, da 4,99 dollari nel 2019 a 9,99 dollari, e quello di Disney+ ha subito l’aumento più consistente (129%), passando da 6,99 dollari nel 2019 a 15,99 dollari.
Max è aumentato del 13% a 16,99 dollari, da 14,99 dollari quando ha debuttato come HBO Max nel 2020, mentre il prezzo di Peacock è salito del 40% a 13,99 dollari, da 9,99 dollari nel 2020, e quello di Paramount+ è aumentato del 30% a 12,99 dollari, da 9,99 dollari nel 2021.
NETFLIX, PIONIERE E VINCITORE INDISCUSSO
A distanza di oltre 10 anni, Netflix, che ha dato il via alla rivoluzione dello streaming, mantiene ancora oggi il primato nel settore. Alla fine di giugno aveva più di 277 milioni di abbonati a pagamento.
E per assicurarsi maggiori entrate gli annunci pubblicitari hanno fatto la differenza. Infatti, secondo quanto dichiarato dall’azienda, “il numero di utenti mensili attivi del piano ad-supported di Netflix è salito alle stelle del 700% – da 5 milioni a 40 milioni – tra il 2023 e il 2024”.
Inoltre, martedì scorso le azioni di Netflix hanno raggiunto un massimo storico di 711,33 dollari dopo un’enorme impennata delle vendite pubblicitarie.
“I nostri clienti pubblicitari rimangono entusiasti del nostro pubblico altamente coinvolto e della varietà e qualità della nostra programmazione – si legge in un comunicato -. Per la terza stagione di Bridgerton – la nostra sesta serie televisiva in lingua inglese più popolare di tutti i tempi – ci siamo assicurati diversi sponsor internazionali sullo schermo, tra cui Pure Leaf, Amazon Audible, Puig, Booking.com, Stella Artois e Hilton”.
“Proprio la scorsa settimana – prosegue l’azienda – abbiamo collaborato con LVMH, COTY Gucci, Kaiku Caffee Latte, Aeromexico, Google e Rakuten per l’attesissimo ritorno di Emily in Paris“.
COME VANNO GLI AFFARI DI DISNEY, WARNER E PARAMOUNT
Registrano i loro piccoli successi – se paragonati a Netflix – anche Disney, che comprende Disney+, Hulu ed ESPN+, e Warner Bros. Discovery, società madre di HBO e Max, che secondo Quartz è “una delle poche società di media a gestire un’attività di streaming redditizia”.
Disney, da parte sua, pur conscia della distanza che la separa da Netflix, ha registrato nella sua attività di streaming un profitto per la prima volta nel terzo trimestre fiscale dell’anno.
Anche Paramount Global, la società dietro CBS, MTV e Paramount+, ha annunciato di recente che la sua attività di streaming ha riportato un profitto. Tuttavia, aggiunge Quartz, l’azienda sta cercando di tagliare i costi e ha dichiarato che quest’anno licenzierà circa 2.000 persone, così come hanno fatto pure Warner Bros e Disney. Si prevede inoltre che Paramount si fonderà con Skydance Media.