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Affitti Brevi

Non solo Airbnb. Ecco chi finisce nella stretta sugli affitti brevi dell’Ue

Manca il via libera degli Stati membri, ma il piano dell'Ue per contrastare la concorrenza sleale, l'aumento dei prezzi delle case e lo spopolamento del centro città a causa degli affitti brevi proposti da piattaforme online come Airbnb è pronto. Ecco cosa prevede

 

Norme più severe per Airbnb e tutte le piattaforme online che propongono affitti brevi. La decisione, non ancora definitiva, arriva da Strasburgo, dove ieri il Parlamento europeo ha approvato formalmente l’accordo raggiunto con il Consiglio sul nuovo regolamento.

Ora manca solo il via libera degli Stati membri, che dovrebbe arrivare nei prossimi giorni. Gli interessati poi avranno due anni di tempo per allinearsi alle nuove regole.

PERCHÉ SERVE UNA STRETTA

Con l’esplosione di piattaforme come Airbnb, Booking, Expedia e TripAdvisor – che rappresentano un quarto del totale del settore degli affitti a breve termine -, l’Ue si è trovata impreparata e il mercato immobiliare e il settore turistico sono stati messi in difficoltà.

Delle regole chiare, dunque, secondo l’Ue sono necessarie per contrastare la concorrenza sleale, l’aumento dei prezzi delle case e lo spopolamento del centro città perché i residenti sono costretti a spostarsi in zone più periferiche a causa dell’inaccessibilità dei prezzi degli appartamenti che vengono poi affittati.

Come ha infatti dichiarato la relatrice per l’Eurocamera, Kim Van Sparrentak, “il picco di affitti illegali per vacanze a breve termine” rende le città di tutta Europa “più difficili da vivere e meno accessibili”.

IL BOOM DEGLI AFFITTI BREVI SULLE PIATTAFORME ONLINE

Nel terzo trimestre del 2023, con 300 milioni di notti trascorse in alloggi per soggiorni brevi, prenotati tramite piattaforme online, si è registrato un nuovo aumento rispetto agli anni precedenti e, in particolare del 13,4% rispetto al 2022. A riferirlo è l’Eurostat nella sua analisi dello scorso dicembre.

Come si può vedere dal grafico, il turismo sulle piattaforme si era già ripreso nel corso del 2022, con i pernottamenti degli ospiti che ogni mese hanno raggiunto o superato il valore di riferimento precedente alla pandemia. Agosto 2022 è stato il primo mese con più di 100 milioni di pernottamenti prenotati. Questo sviluppo è continuato e si è intensificato nel terzo trimestre del 2023, con un record di pernottamenti in ogni mese.

A luglio, 115,7 milioni di notti sono state trascorse in alloggi prenotati tramite piattaforme online, con un aumento del 10,7% rispetto al luglio 2022; ad agosto questo numero è salito a 124,7 milioni di notti (+11,7% rispetto ad agosto 2022) e a settembre a 69,1 milioni (+21,6% rispetto a settembre 2022).

Fonte: Eurostat

Finora, però, nell’Unione europea erano presenti 23 diverse legislazioni in materia di registrazione e controlli. Ecco perché, per gestire questo fenomeno, la Commissione Ue ha proposto di armonizzare le regole attraverso la registrazione e la condivisione dei dati.

CODICE IDENTIFICATIVO ANTI-FRODI FISCALI

Il cuore della stretta è proprio la tracciabilità di coloro che mettono a disposizione appartamenti o posti letto. Per evitare frodi fiscali, tracciare il giro d’affari, oltre che offrire più tutele al consumatore, le piattaforme e i privati che offrono affitti a breve termine dovranno infatti registrarsi presso le autorità nazionali e ottenere un codice identificativo unico, personale, da esporre obbligatoriamente sull’annuncio online.

Identificando i proprietari e tracciando le loro attività, le amministrazioni pubbliche riusciranno a vigilare più facilmente sugli oneri fiscali a carico dei locatori.

CONDIVISIONE INFORMAZIONI

L’altro punto è la condivisione dei dati. Airbnb&Co. dovranno riferire, attraverso uno sportello digitale, ogni mese tutte le informazioni sugli affitti, dall’ubicazione del posto al numero di notti e di ospiti, fino ai servizi offerti.

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