Se da oltre trent’anni il mondo dei videogiochi vede PC su un versante e su quello opposto tre marchi – e solo tre – di console, un motivo ci sarà. Lo hanno scoperto a proprie spese tanti gloriosi nomi del passato che sono loro malgrado finiti col fare il “quarto incomodo”, da Atari a Sega passando per Amiga ed N-Gage. Anche colossi come Sony e Nintendo, benché affermati e ben capitalizzati, hanno sbattuto il muso contro un mercato umorale e difficilmente conquistabile.
LA STRADA PER IL SUCCESSO LASTRICATA DI FALLIMENTI
Clamorosi, per esempio, i fallimenti di PS Vita, l’handheld che non è mai riuscito a imporsi sul rivale DS, del 64DD (periferica a dischi ottici per N64, sviluppata in fretta e furia nel tentativo di contrastare la prima PlayStation) e, in tempi più recenti, del Wii U. Le fortune, nel mondo dei videogames, si sollevano e crollano repentinamente: emblematica a tal fine l’altalena commerciale Nintendo, che prima ha piazzato oltre 100 milioni di Wii, quindi ha fallito clamorosamente con la piattaforma successiva (inutile sfruttare il successo del nome), ovvero il Wii U (si fermò a 13 milioni di basi installate) e infine ha conquistato tutti con il suo Switch, oggi nelle case di 111 milioni di gamer. Pure un gigante come Google, fresco di debutto nel settore videoludico, ha dovuto arrendersi all’evidenza, decidendo di sopprimere anzitempo il suo Stadia, che pure solo nel 2019 prometteva di rivoluzionare l’intero settore.
L’ANNUNCIO CRIPTICO DI GOOGLE SULLA CHIUSURA DI STADIA
«Per molti anni, Google ha investito in molteplici aspetti del settore dei giochi. Aiutiamo gli sviluppatori a creare e distribuire app di gioco su Google Play e Google Play Games. I creatori di giochi stanno raggiungendo il pubblico di tutto il mondo su YouTube attraverso video, live streaming e cortometraggi. E la nostra tecnologia di streaming cloud offre un gameplay coinvolgente su vasta scala.
Alcuni anni fa, abbiamo anche lanciato un servizio di giochi consumer, Stadia. E sebbene l’approccio di Stadia ai giochi in streaming per i consumatori sia stato costruito su una solida base tecnologica, non ha guadagnato l’attrattiva che ci aspettavamo con gli utenti, quindi abbiamo preso la difficile decisione di iniziare a chiudere il nostro servizio di streaming Stadia.
Siamo grati ai giocatori dedicati di Stadia che sono stati con noi dall’inizio. Rimborseremo tutti gli acquisti di hardware Stadia effettuati tramite Google Store e tutti gli acquisti di giochi e contenuti aggiuntivi effettuati tramite lo Store Stadia. I giocatori continueranno ad avere accesso alla loro libreria di giochi e a giocare fino al 18 gennaio 2023 in modo da poter completare le sessioni di gioco finali. Prevediamo che la maggior parte dei rimborsi sarà completata entro metà gennaio 2023. Abbiamo maggiori dettagli per i giocatori su questa procedura nel nostro Centro assistenza.
La piattaforma tecnologica alla base di Stadia è stata testata su larga scala e trascende i giochi. Vediamo chiare opportunità per applicare questa tecnologia in altre parti di Google come YouTube, Google Play e i nostri sforzi per la realtà aumentata (RA), oltre a renderla disponibile ai nostri partner del settore, in linea con la direzione in cui vediamo il futuro dei giochi. Rimaniamo profondamente impegnati nei giochi e continueremo a investire in nuovi strumenti, tecnologie e piattaforme che alimentano il successo di sviluppatori, partner del settore, clienti cloud e creatori.
Per il team di Stadia, lo sforzo di costruire e supportare Stadia da zero è stato alimentato dalla stessa passione per i giochi dei nostri giocatori. Molti dei membri del team di Stadia porteranno avanti questo lavoro in altre parti dell’azienda. Siamo così grati per il lavoro rivoluzionario del team e non vediamo l’ora di continuare ad avere un impatto sui giochi e altri settori utilizzando la tecnologia di streaming fondamentale di Stadia.»
LA MORTE DI GOOGLE STADIA: INATTESA PER I DIPENDENTI, SOLO QUESTIONE DI TEMPO PER IL MERCATO
Quanto pubblicato poco sopra è l’annuncio ufficiale della compagnia. Col passare delle ore, la questione si è colorata di nuovi dettagli. Per esempio, secondo quanto emerso da un report di 9to5 Google, Phil Harrison, vicepresidente e direttore generale di Google ed ex vicepresidente aziendale di Microsoft, avrebbe annunciato ai dipendenti di Google la chiusura del progetto Stadia solamente pochi minuti prima che la notizia diventasse di dominio pubblico.
Stando infatti a questa ricostruzione (che, ribadiamo, è una voce di corridoio), Harrison avrebbe inviato una email ai dipendenti alle 07:00 del mattino per convocare una riunione per le 08:30. La notizia, invece, è stata pubblicata sul blog di Google alle 09:15.
TUTTI I SEGNALI DELLA CHIUSURA
In realtà gli analisti davano Google Stadia se non per morto per moribondo da parecchio. La stessa Google aveva chiuso all’improvviso lo studio interno per lo sviluppo di videogames per tamponare le perdite (licenziando dall’oggi al domani 150 sviluppatori e una delle più note e apprezzate donne del comparto: Jade Raymond, ex manager di Ubisoft Toronto, ex EA, per un brevissimo periodo a capo di Stadia Games & Entertainment, ora già riparata in Sony Ent.), sebbene continuasse a negare di voler sopprimere la console.
«Stadia non sta chiudendo. Stai tranquillo, stiamo sempre lavorando per portare nuovi grandi giochi sulla piattaforma e su Stadia Pro. Facci sapere se hai altre domande». Scrivevano i social media manager il 29 luglio su Twitter. E in quella data probabilmente il shut down era già stato deciso.
Stadia is not shutting down. Rest assured we’re always working on bringing more great games to the platform and Stadia Pro. Let us know if you have other questions.
— Stadia ☁️🎮 (@GoogleStadia) July 29, 2022
L’INIZIATIVA PER SALVARE IL SALVABILE
O forse no, perché il canto del cigno lo si ha avuto il 2 agosto, con l’ultima – ex post potrebbe essere definita “disperata” – iniziativa: dar modo di provare per mezz’ora, ma anche per un’ora 120 titoli, anche senza l’obbligo di registrarsi. Ma nemmeno quella trovata, che deve avere avuto costi considerevoli date le licenze coinvolte, ha ampliato la base d’utenti, se a fine settembre è stata pronunciata la sentenza di morte.
What if you could try out new games with just the click of a button, without needing to spend a single dime?
What if you don’t even have to imagine it, because you can just click this link? https://t.co/94e3lzmufs pic.twitter.com/UsIE1TbWpp
— Stadia ☁️🎮 (@GoogleStadia) August 1, 2022
Il mondo videoludico, dicevamo poc’anzi, è costellato da tragedie più o meno simili. La più emblematica è la sepoltura dei videogiochi Atari nel 1983: migliaia di cartucce invendute della Atari 2600 tristemente sversate in una discarica desertica di Alamogordo, nel Nuovo Messico. Si dice che un destino analogo sia stato vissuto da Thq (oggi ancora in piedi dopo l’acquisizione da parte della viennese Nordic Games) con il fallimento commerciale nel 2012 della sua uDraw GameTablet. Milioni di periferiche plasticose invendute finiti al macero. E la Casa madre costretta a portare i libri in tribunale.
Talvolta alcune console hanno sbagliato formula, erano oggettivamente improbabili e difettose. Altre volte hanno anticipato forse troppo i tempi (cosa separerebbe una Switch da una PS Vita? Eppure la seconda non ha mai attecchito, la prima vende come caramelle) e non sono state capite. Per questo le esequie di Google Stadia non possono essere estese per analogia al gioco in cloud, che continua a essere promettente. Basterà non rifare gli stessi errori del colosso statunitense e, forse, crederci un po’ di più. Vedremo per esempio se Logitech G CLOUD, che ha alle spalle un altro gigante economico, il cinese Tencent, saprà fare meglio. I giochi sono appena iniziati, anche se per prendere parte alla partita c’è bisogno di qualcosa di più della proverbiale monetina…