Gli attriti tra Shein e l’Unione europea non accennano a diminuire. Dopo la proposta della Commissione europea di introdurre una piccola tassa sulle importazioni sotto i 150 euro, finora esenti da dazi, con l’obiettivo di arginare il fiume di pacchetti provenienti principalmente dalla Cina, ora Bruxelles accusa il gigante dell’e-commerce di pratiche scorrette nei confronti dei consumatori.
LE ACCUSE A SHEIN
Nel corso della sua indagine, la rete di cooperazione per la tutela dei consumatori (Cpc) ha riscontrato “una serie di pratiche sulla sua piattaforma che violano il diritto dell’Ue in materia di tutela dei consumatori”.
Questo, riferisce la Commissione Ue, include sconti fasulli, fingendo di proporre offerte migliori mostrando riduzioni di prezzo che non sono basate sui “prezzi precedenti” effettivi; vendite sotto pressione per far completare gli acquisti utilizzando tattiche come scadenze fittizie per le offerte; informazioni mancanti, errate e fuorvianti sui diritti dei consumatori in materia di resi e rimborsi.
A Shein vengono contestate anche etichette ingannevoli che, per esempio, enfatizzano presunti elementi distintivi di un prodotto che, in realtà, corrispondono a caratteristiche già obbligatorie per legge così come affermazioni di sostenibilità fuorvianti e dettagli di contatto nascosti che impediscono ai clienti di contattare facilmente la piattaforma per domande o reclami.
Infine, lo stesso approccio poco trasparente è stato riscontrato nel modo in cui Shein gestisce la visibilità delle recensioni, le classifiche dei prodotti e i rapporti contrattuali con venditori terzi.
UN MESE PER FARE MARCIA INDIETRO
Per rispondere alle sue contestazioni, l’Ue ha concesso a Shein un mese di tempo, altrimenti potranno essere applicate multe basate sul fatturato delle sue vendite nei Paesi europei in cui si afferma che abbia violato la legge poiché dall’aprile 2024 è classificata come Very Large Online Platform ai sensi del Digital Services Act (Dsa) e dunque è soggetta a regole rigorose.
“Ora tocca a Shein farsi avanti, rispettare le regole e allineare completamente le sue pratiche agli standard di consumo dell’Ue – ha dichiarato il commissario Ue per la giustizia Michael McGrath -. Tutte le aziende che si rivolgono ai consumatori dell’Ue devono rispettare le nostre regole. L’azione odierna invia un messaggio chiaro: non esiteremo a chiamare in causa le piattaforme di e-commerce, indipendentemente da dove abbiano sede”.
LA RISPOSTA DI SHEIN
“La nostra priorità rimane garantire che i consumatori europei possano vivere un’esperienza di shopping online sicura, affidabile e piacevole”, ha commentato un portavoce di Shein, secondo cui l’azienda “ha lavorato in modo costruttivo con le autorità nazionali dei consumatori e la Commissione europea per dimostrare [il proprio] impegno a rispettare le leggi e i regolamenti dell’Ue” e sta continuando a impegnarci in questo processo per affrontare qualsiasi preoccupazione”.
SFRUTTAMENTO DEL LAVORO E “IGNORANZA VOLONTARIA”
Shein, ricorda la Bbc, è già stata oggetto di critiche per le sue pratiche commerciali in passato. Un’inchiesta dello scorso gennaio realizzato dall’emittente britannica ha infatti rivelato che alcuni dipendenti lavoravano 75 ore settimanali, in violazione delle leggi sul lavoro cinesi.
E nello stesso mese, la piattaforma è stata accusata di “ignoranza volontaria” dai parlamentari del Regno Unito, dopo che il suo avvocato si è ripetutamente rifiutato di rispondere a domande sulla provenienza del cotone utilizzato dal rivenditore.