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Virgilio

Down mail Libero e Virgilio, Italiaonline risarcirà?

Blackout per i servizi mail di Libero e Virgilio dalle 24 di domenica scorsa creando disagi per circa 9 milioni di utenti. La società Italiaonline comunica oggi l'avvio del processo di rimessa online. Ma associazione dei consumatori chiedono risarcimenti per gli utenti

 

Inutilizzabili le mail di Libero e Virgilio, fuori uso dal 23 gennaio, ancora per poco.

“È con sollievo che possiamo comunicare ai nostri utenti che è in corso un progressivo ritorno alla normalità” ha reso noto il 26 gennaio Italiaonline, la società dei due servizi.

Italiaonline comunica di aver “infatti avviato il processo di rimessa online della Libero Mail e della Virgilio Mail, che coinvolge solo una prima parte della customer base. Nelle prossime ore, progressivamente, tutte le caselle torneranno pienamente attive”.

“I tempi sono stati lunghi, lo abbiamo detto, ma l’obiettivo primario è stato quello di tutelare l’integrità dei dati dei nostri utenti” rassicura la più grande società Internet italiana, di proprietà della famiglia egiziana Sawiris come ricorda Reuters.

Ieri la società aveva reso noto che il problema era collegato a un bug a livello di sistema operativo che ha colpito il fornitore esterno responsabile del nuovo servizio di storage introdotto nelle scorse settimane. Esclusa dunque l’ipotesi di un attacco informatico dietro il blackout dei servizi mail di Libero e Virgilio che sta interessando circa 9 milioni di utenti.

Nel frattempo, è intervenuta anche la presidenza del Consiglio sul caso delle mail bloccate.

Ma oltre alla tutela dei dati, le associazioni di categoria parlano già di class action e reclami a Italiaonline. Altroconsumo “ha inviato una diffida al provider Italiaonline per chiedere un ristoro economico per i disagi patiti dagli utenti” mentre il Codacons chiede “di disporre indennizzi diretti in favore di tutti gli utenti coinvolti nel disservizio”. In caso contrario pronta class action.

Tutti i dettagli.

FUORI USO LIBERO MAIL E VIRGILIO MAIL

Dalla notte del 22 e 23 gennaio sono inaccessibili i servizi di posta elettronica Libero Mail e Virgilio Mail. Circa 9 milioni di persone non possono accedere ai due servizi mail forniti da Italiaonline da circa 4 giorni ormai. Secondo i tempi comunicati oggi dall’azienda tutte le caselle dovrebbero tornare operative nelle prossime ore.

LA POSIZIONE DI ITALIA ONLINE

Ieri la società ha pubblicato una nota in cui spiega cosa ha provocato l’avaria che dalle 24 di domenica scorsa ha colpito i servizi mail di Libero e Virgilio.

“Nelle scorse settimane, al fine di offrire un servizio sempre migliore e sempre più aggiornato, abbiamo introdotto un’innovativa tecnologia di storage a supporto delle nostre caselle mail, fornita da un vendor esterno, un produttore di tecnologie di storage utilizzato da alcune delle più grandi società al mondo. Purtroppo, un bug del sistema operativo ne ha compromesso il corretto funzionamento e, di conseguenza, quello delle caselle di posta presenti su di esso”. La colpa ricadrebbe dunque su un fornitore esterno.

“Il vendor sta lavorando incessantemente per la risoluzione del problema, creando un fix per la soluzione della problematica, con il supporto di tutti i nostri team interni” ha aggiunto la società.

ESCLUSO ATTACCO CIBERNETICO

Inoltre, il Chief Technology Officer di italiaonline Diego Rizzi aveva già escluso un attacco informatico esterno e ha affermato che la società ha lavorato incessantemente per risolvere “un problema infrastrutturale imprevisto”.

L’INTERVENTO DELLA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

Nel frattempo, ieri sulla questione è intervenuto anche il sottosegretario con delega all’Innovazione tecnologica Alessio Butti.

Il sottosegretario Butti ha dichiarato in una nota di aver chiesto a Italiaonline dettagli e di tutelare i dati degli utenti trovando tempestivamente una soluzione al problema che grava sui diffusi servizi di posta elettronica Libero e Virgilio. “A tale scopo, attraverso gli uffici del Dipartimento per la trasformazione digitale, ho contattato questa mattina l’amministratore delegato di Italiaonline – la società che gestisce i due provider – al fine di chiarire le origini del problema e individuare quanto prima una soluzione che possa garantire il rispetto dell’integrità dei dati degli utenti” ha reso noto Butti.

BUG DEL SISTEMA OPERATIVO

“Trattandosi però di un bug a livello di sistema operativo, la soluzione sta richiedendo i tempi tecnici di sviluppo, con l’obiettivo primario di tutelare l’integrità dei dati” si giustificava ieri ancora Italiaonline che ammette “i tempi sono stati lunghi finora, ce ne rendiamo conto”, ricorda che “da 25 anni siamo il fornitore mail degli italiani […]. Non possiamo dunque non avere come priorità la tutela dei dati degli italiani, perché sono la nostra forza. Per questo vogliamo riaprire le caselle in maniera definitiva e stabile”.

E oggi, rimarca: “I momenti di down in una tech company possono accadere, il nostro obiettivo ora è essere un provider di posta ancora migliore di prima per tutti gli italiani”.

NON SODDISFATTE LE ASSOCIAZIONI DEI CONSUMATORI

Ma le rassicurazioni dell’azienda non sembrano aver soddisfatto le associazioni di tutela dei consumatori.

Il 24 gennaio il Codacons ha comunicato che “è pronto ad una class action per il black out dei servizi di posta elettronica Libero e Virgilio”. “Un black out che rischia di avere ripercussioni pesantissime sugli utenti, generando oltre al danno morale anche ingenti danni materiali – prosegue il Codacons – Per tale motivo abbiamo deciso di inviare una formale diffida alla società Italia Online”.

Anche Altroconsumo intanto “ha inviato una diffida al provider Italiaonline per chiedere un ristoro economico per i disagi patiti dagli utenti”. Per l’associazione ci sono infatti gli estremi per inviare un reclamo, anche se “Abbiamo recuperato i contratti di Virgilio email e Libero email e abbiamo trovato una clausola davvero “furba” (e a nostro avviso vessatoria) che limita la responsabilità dell’azienda in caso di disservizi e mancato funzionamento. Clausola che a nostro avviso non può essere applicata in maniera così generica”, puntualizza l’associazione.

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