La vera emergenza per il governo nella delicata questione degli atenei telematici (dall’Associazione United – Università Italiane Telematiche Digitali sottolineano che “nessuno dei citati soggetti direttamente coinvolti risulta essere una Università telematica, come agevolmente può evincersi dall’elenco ricognitivo degli undici Atenei telematici italiani”) adesso sembra essere la necessità di procedere con una seria e decisa pulizia del settore, che si è scoperto infestato da un gran numero di organizzazioni misteriose e sospette, mentre fino a ieri pareva che l’esecutivo volesse dare priorità a eventuali norme a favore delle università virtuali – quelle riconosciute e accreditate – al fine di equipararle in toto alle università fisiche.
Una equiparazione che queste ultime non hanno mai nascosto di vivere con fastidio misto a imbarazzo, basti vedere ciò che ha detto a Repubblica Giovanna Iannantuoni, rettrice della Bicocca di Milano, nonché presidente della Crui, la Conferenza dei rettori delle università italiane
(“Le telematiche sono […] unite nel rivendicare la loro funzione sociale, il fatto che non costano allo Stato e che qualsiasi formazione offrano è comunque un di più. Questo argomento, però, è un falso. Non può bastare lo schermo di un pc per formare brillanti coscienze critiche. A un ragazzo che vive in una zona remota del Paese devi dare una borsa di studio e farlo studiare in un ateneo di grande qualità. Invece gli dici stai a casa tua e ti faccio un favore se prendi una laurea digitale. Le telematiche non sono un ascensore sociale, creano soltanto studenti di altro tipo”).
Le Procure, secondo quanto filtra, si starebbero muovendo per verificare sia l’esistenza di procedure di rilascio di lauree veloci e fuori controllo, sia per accertare la possibilità che, nei meandri del Web – e non solo: diverse Università o sedicenti tali nemmeno hanno un sito e opererebbero come atenei tradizionali -, molte strutture operino senza averne titolo, nella totale illegalità.
I SEDICENTI ATENEI TELEMATICI SOTTO LA LENTE
“Su 10 università telematiche che il ministero dell’Istruzione ha deciso di tenere d’occhio e di segnalare anche con degli esposti – informa PalermoToday – due si trovano a Palermo. Si tratta della Harris University e della Reald University, con uffici anche a Termini Imerese e Misilmeri”. In entrambi i casi gli atenei telematici presentano siti internet ricchi di informazioni lato marketing, per incentivare le iscrizioni, ma poveri di informazioni circa la loro reale struttura.
L’ATENEO SCARICATO DALL’ALBANIA
Peraltro, la Reald University era già finita al centro delle cronache a inizio anno quando il Kolegji Universitar Reald, l’università di Valona, in Albania, era dovuto intervenire imbarazzato per ribadire che “non ha alcuna sede nello Stato italiano né alcun collegamento con altri soggetti, probabili procacciatori”.
“Per quanto riguarda le persone che hanno utilizzato il nostro nome, abbiamo già avviato le azioni legali per effettuare la denuncia alle istituzioni italiane competenti”, aveva poi scritto a Repubblica il direttore amministrativo del Kolegji Universitar Reald, Serrik Muskaj, puntualizzando che “è stato ingiustamente infangato il nome dell’ateneo associandolo a uffici e soggetti invischiati nella situazione relativa al Jean Monnet”. “È già stato segnalato peraltro in passato – come riporta l’agenzia LaPresse – un altro istituto che opera sempre in città, il Gorazde-Jean Monnet.”
ALCUNI ELEMENTI CURIOSI DEI SITI DEGLI “ATENEI TELEMATICI”
Tra gli altri sedicenti atenei telematici su cui sono in corso accertamenti c’è anche l’Università degli studi UnideMontaigne di Milano il cui sito, riportiamo come nota di colore, in merito alla sede laziale rilascia le seguenti informazioni: una lunga e desolante sequenza di “-” e di “#” al posto dell’indicazione del Direttore generale, del Capo segreteria e della Segreteria accademica.
E non è il solo elemento bizzarro che traspare spulciando alcuni dei siti degli enti finiti sotto la lente delle Procure. Quello dell’Università popolare Scienze della nutrizione di Firenze, per esempio, accoglie il visitatore con un numero di cellulare sparato a caratteri cubitali in primo piano. Possibile che la segreteria non abbia un fisso? Che a fronte di tanti alunni la linea sia unica?
Nel sito dell’Università popolare-Unitelematica Leonardo da Vinci se si clicca su “Chi siamo” si viene riportati a inizio home page. Ancora più misteriosa l’Università anglocattolica San Paolo apostolo di Roma, che riesce a essere telematica senza nemmeno comparire in Rete. Le vie di San Paolo a quanto pare sono infinite. Se ne trova traccia sul sito LobbyFacts, e sulle sue tracce si mise, per tutt’altre vicende, pure la trasmissione Report di Rai3, non riuscendo nemmeno a individuarne la sede (il portiere cui il giornalista chiese se l’ateneo fosse nello stabile sentendo San Paolo rispose se stessero cercando una banca).
Sotto accertamento, riporta sempre PalermoToday, anche l’Università popolare degli studi sociali e del turismo di Napoli, il Centro studi Koiné Europe+ di Lecce, la Uniaccademia-Westbrook University e la Selinus University of Science and Literature a Ragusa e Bologna.
Come s’è visto attraverso alcuni esempi eloquenti, in diversi casi si tratta di strutture che, nonostante fondino la loro ragion d’essere sul Web, presentano siti piuttosto evanescenti e carenti di informazioni. In altri è persino impossibile trovarne traccia su Internet. Spia del fatto che operino esclusivamente dal vivo, come università fisiche vecchio stampo. Ciò che sorprende è che almeno un paio di istituti continuino a operare nonostante incongruenze di vario tipo fossero già emerse in passato.
LA DENUNCIA DEL SINDACATO
Oltre agli esposti del MUR contro le Università o presunte tali viste fin qui, c’è poi la vicenda dei corsi abilitanti denunciata dalla Flc Cgil che riguarda, per usare le parole del sindacato, vere e proprie “associazioni formative farlocche” che offrono titoli e abilitazioni non valide. Una stortura che potrebbe essere assai più vasta e profonda di quanto prospettato, se si considera che attorno all’intelaiatura attuale sembrerebbe germinato un vero e proprio “mercato” di attestati e titoli “governato da alcune università, in particolare telematiche e da associazioni”, dicono sempre da Flc Cgil.
ABILITAZIONI A 7500 EURO
“Risulta anche che vengono garantite certificazioni linguistiche o acquisizione all’estero di abilitazioni/specializzazioni alla modica cifra di 7.500 euro, bypassando selezioni in ingresso, tirocini, esami finali e – ‘non occorre nemmeno compilare le crocette di un questionario online’ – assicura l’operatore di una di queste università interpellata da un aspirante docente”, continuano dal sindacato.
“Una situazione vergognosa che stiamo denunciando da tempo, segnalando ai due ministri la spudorata pubblicità di un’università telematica che garantisce percorsi abilitanti online da 30 CFU per la scuola secondaria con una durata di soli 17 giorni. Ad oggi, di questa segnalazione ai ministri Valditara e Bernini, non abbiamo avuto ancora alcun riscontro”. Chiosa la Flc Cgil.
COSA RISPONDE IL MINISTERO DELL’UNIVERSITA’
Il ministero dell’Università dal canto suo fa sapere a Start di aver preso in carico la segnalazione, precisando che il controllo dei titoli rilasciati ai fini della partecipazione ai concorsi attiene al dicastero dell’Istruzione e del Merito.
I CORSI FORMATIVI FARLOCCHI
Ecco alcune strategie poste in essere dai sedicenti atenei telematici finiti al centro dello scandalo. “Alcune insegnanti precarie – riporta la testata diretta da Marco Travaglio – si sono finte interessate ai corsi di formazione e hanno registrato i loro colloqui con i tutor messi a disposizione dai centri di formazione”.
11MILA TITOLI CONSEGUITI ALL’ESTERO
“In quei colloqui i rappresentanti dei centri di formazione online tranquillizzano le potenziali clienti: non occorre saper la lingua, né partecipare al corso online; l’esame sarà sostenuto da un incaricato della scuola che parla davvero la lingua (romena o spagnola); una volta ottenuta l’abilitazione, basterà chiederne il riconoscimento, sulla base del diritto europeo. Secondo una stima dei sindacati, a fronte di 26 mila persone regolarmente abilitate per accedere alle graduatorie ci sono altri 11 mila titoli conseguiti all’estero.”
L’IMBARAZZO DEI MINISTERI INTERESSATI
Una vicenda che, per Il Fatto, metterebbe in imbarazzo anche l’attuale maggioranza ma soprattutto lo stesso esecutivo: “Il ministero dell’Istruzione aveva messo in discussione quanto scritto dal Fatto, e confermato dalla Cgil, scaricando peraltro la responsabilità di eventuali controlli su un altro ministero, quello dell’Università e della Ricerca”.
“Alla smentita del primo – si legge sempre sul quotidiano – è seguita una nota del secondo, che annuncia l’avvio di verifiche anche sui crediti formativi erogati dagli atenei online che non riguardano il sostegno: “Il Mur ha avviato già da diverse settimane e sulla base di segnalazioni – scrivono dal dicastero in un comunicato – i dovuti approfondimenti sull’attivazione dei percorsi abilitanti da 30 Cfu da parte di atenei, chiedendo chiarimenti in merito alle modalità di erogazione dei percorsi e all’assolvimento del momento formativo”.