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Piracy Shield

Piracy Shield, lo scudo anti-pezzotto blocca anche siti legali?

Numerose segnalazioni rilevano che la piattaforma anti-pirateria, Piracy Shield, ha bloccato anche siti leciti dietro un IP di Cloudflare. Ecco dettagli e polemiche

Nel raggio di Piracy Shield finiscono anche i siti legali, che non hanno niente a che vedere con il famoso “pezzotto”.

La piattaforma nazionale che mira a oscurare in automatico i siti che trasmettono illegalmente contenuti in streaming donata dalla Lega calcio Serie A all’Agcom per contrastare la diffusione illegale di contenuti sportivi è attiva da nemmeno un mese e già suscita polemiche e problematiche.

Sabato scorso lo scudo anti pirateria ha intercettato un indirizzo IP e gli ISP (Internet Service Provider) italiani hanno prontamente eseguito il blocco entro i 30 minuti previsti.

Ma l’indirizzo IP in questione aggiunto alla piattaforma Piraty Schield era di Cloudflare (uno dei più grandi operatori cloud e CDN ovvero Content Delivery Network, rete di computer dedicati alla trasmissione dei flussi di streaming).

Quindi da quella segnalazione sono rimasti bloccati decine di siti web legali, andati offline dopo la segnalazione.

“Un singolo indirizzo IP bloccato per errore può causare danni ovunque ma, su una piattaforma come Cloudflare, i problemi possono moltiplicarsi in modo estremamente rapido” ha osservato la testata torrentfreak.

Tutti i dettagli.

COS’È PIRACY SHIELD

Il 5 febbraio l’Autorità Garante delle Comunicazioni ha reso noto di aver bloccato, a partire dallo scorso 2 febbraio, “entro trenta minuti dalla segnalazione, attraverso la piattaforma Piracy Shield, 65 DNS e 8 indirizzi IP che diffondevano in modo illecito le partite della 23ma giornata del Campionato di calcio di serie A”.

Nella nota, l’authority presieduta da Giacomo Lasorella ha precisato inoltre che l’intervento è stato effettuato in base alla normativa che tutela il diritto d’autore on line.

La normativa prevede che in occasione della trasmissione di un evento sportivo in diretta (partite del Campionato di calcio o gran premi di Formula uno, ad esempio), i titolari dei diritti possano accedere al sistema ‘Piracy Shield’ per segnalare i servizi da bloccare. Gli Internet service provider, ricevuto automaticamente il ticket creato dal titolare, procedono con l’oscuramento del sito pirata entro 30 minuti.

NELLA PIATTAFORMA FINISCONO ANCHE SITI LECITI?

Eppure, già due settimane fa, racconta sempre torrentfreak, “un primo problema si è registrato con il blocco degli indirizzi IP del CDN Zenlayer. Durante le prime due settimane sotto i riflettori del pubblico, non è stato l’ideale e nemmeno un incidente isolato”.

LA POSIZIONE DELL’AGCOM

Eppure secondo l’Agcom Piracy Shield funziona benissimo.

Durante una trasmissione televisiva su Sky TG24 dello scorso 21 febbraio Massimiliano Capitanio, commissario Agcom, e Federico Bagnoli Rossi, presidente Fapav (Federazione per la Tutela delle Industrie dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali), hanno fatto un bilancio sui primi giorni di operato di Piracy Shield.

Entrambi hanno promosso a pieni voti la piattaforma, definendo “fake news” ogni notizia relativa a eventuali “vittime del fuoco amico”.

“Sono notizie assolutamente fasulle e infondate – ha spiegato Capitanio – dall’avvio della piattaforma nessun titolare di DNS o indirizzo IP ha fatto, come prevede la legge, richiesta ad Agcom perché gli venisse riabilitato un sito. C’è una procedura, per chi segnala, talmente rigorosa che non mi risulta che in queste settimane siano stati oscurati siti di Pubbliche Amministrazioni”.

COS’È SUCCESSO SABATO POMERIGGIO

Tuttavia, nel fine settimana altri siti sono finiti vittime del cosiddetto “fuoco amico” dello scudo anti-pirateria.

Intorno alle 16:13 di sabato, un indirizzo IP all’interno dell’AS13335 di Cloudflare, che attualmente rappresenta 42.243.794 domini secondo IPInfo, è stato preso di mira per il blocco. La proprietà dell’indirizzo IP 188.114.97.7 può essere collegata a Cloudflare in pochi secondi e ricontrollata in pochi secondi ancora, come riportato dallo sviluppatore Marco d’Itri su X.

ALCUNI DEI SITI INTERESSATI DALLO BLOCCO

Sempre sulla piattaforma social X, qualcuno dei titolari di siti legali bloccatoda parte di Piracy Shield ha iniziato a segnalare l’accaduto. Come Andrea Mannillo con un post in cui taggava anche l’Agcom e Cloudflare.

Oltre al suo, tra i siti impattati dal blocco anche quelli di Avoc (Associazione Volontari Carcere ODV) Bologna ed elimobile.it, insieme ad alcuni istituti scolastici.

IL COMMENTO DEGLI ESPERTI

Secondo gli esperti che hanno detto la loro sui social, difficile bollare tutto ciò come “fake news”.

“A questo giro il geniale Piracy Shield ha bloccato un IP di CloudFlare, quindi probabilmente coinvolge centinaia di migliaia di domini innocenti. Esattamente quello che chiunque aveva detto sarebbe successo, ma tranquilli, continuate, temo solo di finire il popcorn” ha commentato sempre su X  l’esperto Stefano Zanero, professore ordinario di computer security al Politecnico di Milano.

Anche Giorgio Bonfiglio, Principal Technical Account Manager di Amazon Web Services, aveva messo in guardia da questo rischio specifico lo scorso anno.

“Quando l’anno scorso parlavo dei rischi del Piracy Shield mi concentravo sull’impossibilità per un osservatore esterno di capire se un IP è condiviso oppure no. Non mi sarei mai aspettato che avrebbero bloccato uno dei 5 migliori CDN al mondo, un AS che fa SOLO questo”, ha scritto Bonfiglio.

Dopodiché, sempre sul suo profilo X, Bonfiglio richiama l’attenzione su un altro problema riguardo Piracy Shield: “Hanno bloccato IP di DigitalOcran, Hetzner, OVH. Tutti posti dove si cambia IP con 1 click. Quindi? I pirati li hanno sostituiti poco dopo il blocco, che però permane, pronto a colpire l’innocente a cui saranno riassegnati”.

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