Ai magistrati Carmelo Miano ha ammesso di aver violato e manipolato sistemi informatici sensibili e strategici, rivelatasi senza adeguate difese.
Accessi e dati riservati esfiltrati da ministero della Giustizia, Guardia di Finanza, Tim e Telespazio. Agli inquirenti l’hacker originario di Gela ma residente a Roma ha assicurato “di aver agito per sua esclusiva iniziativa”. Nel frattempo sono indagati anche il padre Antonino Miano, un poliziotto amico di famiglia in servizio prima a Gela e poi a Niscemi, Ivano Impellizzeri, e altri due giovani hacker suoi amici, Luca Basili, romano di 23 anni, e Lorenzo Albani, 26enne originario di Orvieto ma residente in Olanda, riporta Il Messaggero.
Dopo l’arresto tra il 2 e il 3 ottobre, a Miano sono stati sequestrati anche 6.298.879 euro in bitcoin, guadagnati attraverso operazioni online illegali. Gli inquirenti sospettano infatti che Miano possa aver venduto a un sito russo del dark web informazioni riservate, dal momento che possedeva diversi terabyte di dati sensibili rubati tra il 2022 e il 2024,
Il suo avvocato Gioacchino Genchi ha presentato l’istanza di scarcerazione sostenendo che non sussisterebbe il rischio di inquinamento delle prove.
Definito dagli inquirenti il “miglior hacker d’Italia”, Miano ha comunque commesso un passo falso che lo ha condotto nelle mani della Polizia.
Tutti i dettagli.
L’HACKER MIANO, GENIO DELL’INFORMATICA DA GELA ALLA CAPITALE
Come ricostruito dai quotidiani negli ultimi giorni, nato a Sciacca, Carmelo Miano proviene da una famiglia benestante di Gela in Sicilia. Ha frequentato il liceo scientifico e i professori hanno subito riconosciuto un talento per la matematica e l’informatica. Da Gela si trasferisce a Roma dove consegue la laurea in Ingegneria Informatica presso l’Università privata Unicusano.
Proprio nella capitale, Miano diventa dipendente di Ntt Data, colosso nipponico specializzato anche in cyber security, da quando aveva 22 anni. “Aveva fatto sei mesi di stage, quindi pur non avendo ruoli di responsabilità, aveva cominciato a lavorare, scelto proprio per le sue capacità davanti allo schermo” scriveva la settimana scorsa il Corriere. Da parte sua Ntt Data ha precisato che al momento non ci sono evidenze che suggeriscono l’utilizzo di infrastrutture o strumenti aziendali per le attività illecite contestate a Carmelo Miano e che non risultano ad oggi contestazioni a carico della società.
LA VIOLAZIONE DEI SISTEMI INFORMATICI
Ma perché Miano ha iniziato a infiltrarsi nei sistemi informatici delle autorità giudiziarie, fino a quelli di istituzioni e aziende strategiche?
Il giovane siciliano ha bucato per primo la rete del tribunale di Gela e poi quella della procura di Brescia e del ministero della Giustizia. Tutto ciò per sapere a che punto erano le indagini nei suoi confronti per i reati di truffa a un’assicurazione e per traffico di criptovalute. Dopodiché si è spinto fino a penetrare nei siti di Guardia di Finanza, Tim, Telespazio grazie alla violazione delle credenziali di accesso di singoli addetti e funzionari scaricando milioni di dati e informazioni riservate.
Dopo quattro anni di indagini, gli investigatori della Polizia Postale sono riusciti a rintracciare il giovane pirata informatico. Una volta identificato, gli agenti lo hanno osservato svolgere il suo “lavoro” per settimane.
“A tradirlo è stata la traccia del suo Ip, lasciata navigando su un sito porno” rileva il Messaggero.
ESFILTRATI MILIONI DI DATI
Non è chiaro ancora se e in che modo abbia usato tutti quei dati, ma a partire da loro sarebbe riuscito ad avere accesso a credenziali specifiche per entrare nei server del ministero della Giustizia. Una volta entrato avrebbe avuto accesso a moltissimi documenti riservati e avrebbe in particolare cercato quelli che riguardavano l’indagine nei suoi confronti.
IL BERLUSCONI MARKET
CONTATTI CON LA RUSSIA PER L’HACKER MIANO?
Aveva contatti anche con la Russia dal suo appartamento romano?
Gli investigatori della Polizia Postale hanno scoperto che stava visitando siti come Russian Market 99. “Russian Market 99 è un sito di e-commerce di hacking criminale dedicato alla vendita illegale di informazioni sensibili come password, dettagli bancari e carte di credito, particolarmente orientato all’Italia», scrivono i magistrati nell’ordinanza citata da Repubblica.
Nonostante il suo arresto, le indagini contro Carmelo Miano sono solo all’inizio. Poiché i milioni di file sequestrati durante il suo arresto devono ancora essere esaminati, la questione se contenuti digitali di valore siano stati venduti a Mosca rimane senza risposta, ma c’è il ragionevole sospetto che il giovane hacker fosse uno degli raccoglitori di dati di Putin.
LA DIFESA PER MANO DI GIOACCHINO GENCHI
“Facevo tutto da solo. Non lavoro per la criminalità organizzata”, si è difeso così Miano, rispondendo alle domande su possibili mandanti e sul destino dei dati trafugati.
Il suo avvocato Gioacchino Genchi ha chiesto che gli vengano concessi gli arresti domiciliari e ha detto che il suo cliente sarebbe disposto a collaborare con la giustizia Come ricordato dal Corriere, “con le sue doti di hacker, in virtù della legge 90/2024 approvata nel luglio scorso che prevede sconti di pena per chi collabora con la giustizia, potrebbero essere messe al servizio del Paese per combattere i suoi ex colleghi che violano la cyber sicurezza nazionale. Proprio come ha fatto lui”.
Il difensore ha inoltre contestato l’accusa che Miano avrebbe causato dei danni ai sistemi informatici delle aziende e delle istituzioni che avrebbe hackerato, dicendo che questa «non sussiste visto che il sistema era già disastrato e privo dei minimi dispositivi di protezione», secondo quanto scritto sempre dal Corriere della Sera.
«Se Gratteri afferma che i magistrati sono arrivati a usare i pizzini, la carta, è chiaro che c’è un allarme», ha dichiarato l’avvocato Genchi a Open. Che aggiunge: «Al mio assistito andrebbe invece fatto un encomio perché ha messo a nudo l’incapacità di un sistema. Lo so che è un paradosso anche perché non possiamo nasconderci, nelle indagini ci sono delle evidenze, e lo dico da ex poliziotto. Ma alla base di tutto c’è un sistema veramente incapace».