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Rifiuti, cosa deve fare l’Italia per ridurre il gap tra le regioni. Report Cdp

In Italia le capacità di recupero e smaltimento non sono ben distribuite sul territorio nazionale: al contrario, in molte regioni del Centro-Sud c'è una seria carenza di impianti. Tutti i dati nell'analisi di CDP intitolata Rifiuti e divari territoriali: quali prospettive per l’Italia?

Nel nostro Paese, la capacità di recupero e smaltimento dei rifiuti prodotti presenta marcate differenze territoriali, legata ad una distribuzione geografica degli impianti non omogenea in termini di numerosità, capacità autorizzata e scelte tecnologiche.

LE DIFFERENZE TRA NORD, CENTRO E SUD SUGLI IMPIANTI DI RECUPERO

Circa il 65% della capacità di trattamento complessiva autorizzata per gli impianti di recupero della frazione organica si concentra al Nord.

Nel Centro Italia, invece, la capacità attuale di trattamento degli impianti è appena sufficiente a gestire la metà della frazione organica raccolta.

La diversa dotazione impiantistica ha implicazioni notevoli sul bilancio di gestione: il Nord riesce infatti a trattare più rifiuti di quelli effettivamente raccolti, mentre ben 9 regioni su 12 nel Centro-Sud registrano un deficit, che in alcuni territori ha portato all’avvio di procedure di infrazione comunitarie.

In questi casi, per ovviare alla carenza di impianti, i rifiuti organici vengono esportati per il trattamento in regioni anche molto distanti dal luogo di produzione. Ad esempio, Campania e Lazio conferiscono fuori regione rispettivamente il 25% e il 14% dei rifiuti prodotti, prevalentemente in regioni non limitrofe.

Le disparità territoriali sotto il profilo dell’impiantistica si manifestano non soltanto in termini quantitativi, ma anche qualitativi. Le regioni del Centro-Sud si caratterizzano, infatti, per una scarsa presenza di impianti a tecnologia complessa che consentano oltre al recupero di materia anche la produzione di biogas.

2,4 MILIONI DI TONNELLATE DI FABBISOGNO IMPIANTISTICO DA COLMARE

Con riferimento al trattamento della sola frazione organica, si stima che il fabbisogno impiantisco al 2035 da colmare per centrare i target europei ammonti a circa 2,4 milioni di tonnellate.

I maggiori fabbisogni si registrano nel Centro-Sud, in particolare in Campania (circa 800mila tonnellate), Lazio (oltre 500mila tonnellate) e Sicilia (oltre 450mila tonnellate), mentre alcune regioni del Nord, come Veneto, Lombardia e Friuli-Venezia Giulia sono pienamente autosufficienti (grafico).

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COSTI PIÙ ALTI PER LA TARI

La chiusura del gap impiantistico consentirebbe di abbattere gli extra-costi associati al trasporto dei rifiuti fuori regione, che si riflettono in 75 milioni di euro di Tari aggiuntiva, per il 90% a carico delle regioni del Centro-Sud, nonostante livelli qualitativi del servizio generalmente inferiori rispetto al resto del Paese.

Una famiglia residente nel Mezzogiorno sostiene in media una spesa per il servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani di oltre il 25% superiore rispetto ad una famiglia residente al Nord (359 euro l’anno vs 282 euro).

IL RUOLO DEL PNRR

Il PNRR, che stanzia oltre 2 miliardi di euro per la filiera dei rifiuti, fornisce una prima risposta alle criticità evidenziate, indirizzando il fabbisogno impiantistico per il trattamento e riciclo dei rifiuti organici e di altre frazioni merceologiche.

In particolare, il PNRR rappresenta un’importante opportunità per:

  • rafforzare le infrastrutture per la raccolta differenziata e per il riciclo, attraverso il potenziamento e l’ammodernamento degli impianti di trattamento/riciclaggio di rifiuti organici, multimateriale, vetro, imballaggi di carte e particolari flussi (es. fanghi di acque reflue), per i quali vengono stanziati complessivamente 1,5 miliardi di euro;
  • supportare la realizzazione di progetti infrastrutturali altamente innovativi (c.d. progetti “faro”) in filiere strategiche quali RAEE, industria della carta e del cartone, tessile, riciclo meccanico e chimica delle plastiche, attraverso uno stanziamento complessivo di 0,6 miliardi di euro.

Gli investimenti previsti dal PNRR sono finalizzati, in particolare, a colmare il divario impiantistico per il trattamento dei rifiuti da raccolta differenziata tra regioni del Nord e del Centro-Sud: a queste ultime, infatti, è destinata ex lege la quota più significativa degli stanziamenti (60%). Oltre al criterio territoriale, il processo di assegnazione delle risorse alle progettualità presentate tiene in considerazione molteplici aspetti che vanno dal miglioramento del deficit impiantistico, al livello di progettazione, allo sviluppo tecnologico e ai tempi di realizzazione.

LE RISORSE SI CONCENTRANO IN POCHE REGIONI

Tuttavia, le risorse assegnate tendono a concentrarsi, di fatto, in poche regioni. Ciò si spiega prevalentemente per via del rapido esaurimento dei fondi riconducibile all’elevato valore medio dei singoli progetti assegnatari (tabella), soprattutto nel caso delle progettualità per lo sviluppo di impianti per il trattamento di rifiuti urbani (linea 1.1.B) e flussi particolari (linea 1.1.C).

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Con riferimento alla linea d’investimento relativa alla realizzazione e ampliamento di impianti di trattamento/riciclo dei rifiuti urbani provenienti da raccolta differenziata, le progettualità finanziate, sulle oltre 480 ritenute idonee, sono meno di 30. Il 70% dei fondi assegnati si concentra in cinque regioni, in particolare:

  • Sicilia (oltre 20% delle risorse)
  • Abruzzo (14%)
  • Sardegna (12%)
  • Liguria (11%)
  • Piemonte (10%)

Le progettualità finanziate per la suddetta linea di investimento (450 milioni di euro) certamente non colmano il fabbisogno soprattutto in regioni quali Lazio e Campania che registrano, come visto, un’importante domanda impiantistica, come dimostrato anche dall’elevato volume di progettualità presentate (99 e 49, rispettivamente, quelle ritenute idonee). Queste due regioni in particolare non sono riuscite ad ottenere finanziamenti a causa dell’esaurimento del plafond territoriale (270 milioni per il Centro-Sud nel suo complesso).

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