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Legge Salva-mare: il testo, le relazioni tecniche e le modifiche in extremis su tariffe e non solo

Fatti, approfondimenti e retroscena sul testo del disegno di legge cosiddetto Salva-mare approvato la scorsa settimana dal consiglio dei ministri

 

Ci sono tre modifiche non di secondo piano nel testo del disegno di legge Salva mare approvato dal consiglio dei ministri la scorsa settimana.

La proposta di legge, così come elaborata nella bozza del 2 aprile, “non reca più l’articolo che disponeva restrizioni all’immissione sul mercato di prodotti di plastica monouso”. Inoltre per autorità competente si intende il “comune territorialmente competente e non più nell’Autorità del sistema portuale come previsto dalla precedente bozza”.

Infine, si legge nel testo giunto in consiglio dei ministri, “per evitare che i costi di gestione gravino solo sui pescatori e sugli utenti dei porti è previsto che siano coperti da una componente della tariffa relativa al servizio integrato dei rifiuti. Tale modalità di copertura finanziaria è stabilita dall’ARERA (Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente)”.

Il nuovo testo si compone di 8 articoli.

L’articolo 1 definisce le finalità, l’oggetto e l’ambito di applicazione del provvedimento individuando come obiettivo il risanamento degli ecosistemi marini, la promozione dell’economia circolare e la sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulla necessità di non abbandonare i rifiuti in mare.
A tal fine il ddl disciplina la gestione e il riciclo dei rifiuti raccolti dai pescatori con le reti durante la pesca o volontariamente, ad esempio durante campagne di pulizia del mare. Inoltre disciplina misure atte ad incentivare uso di attrezzature per la pesca realizzate con materiali a ridotto impatto ambientale.

Ma che cosa prevede il disegno di legge elogiato dal Blog di Beppe Grillo?

Il 4 aprile il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al disegno di legge Salva mare. Ha scritto su Facebook il ministro dell’Ambiente Sergio Costa: “E’ iniziata la guerra alla plastica. Siamo solo al primo passo ma fondamentale”.

Ecco gli obiettivi della cosiddetta “Legge salva mare”, ovvero il disegno di legge per la promozione e il recupero dei rifiuti in mare e per l’economia circolare. In sostanza i pescatori-spazzini che raccoglieranno la plastica con le reti non saranno più sanzionati ma potranno scaricarla nei porti. Risanare l’ecosistema marino, promuovere l’economia circolare, sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulla necessità di non abbandonare i rifiuti in mare e sulla loro corretta gestione, tutto agevolando i pescatori nel conferimento dei rifiuti pescati accidentalmente evitando loro sanzioni ma, anzi, incentivandoli a portare i rifiuti negli impianti portuali di raccolta.

In particolare, il ddl disciplina la gestione e il riciclo dei rifiuti raccolti dai pescatori con le reti durante la pesca o volontariamente, ad esempio durante campagne di pulizia del mare.

Agli imprenditori ittici che conferiscono rifiuti pescati accidentalmente o volontariamente viene riconosciuta una certificazione ambientale che attesta l’impegno per il rispetto del mare e per la pesca sostenibile.

In sostanza, i rifiuti raccolti accidentalmente sono equiparati a quelli prodotti dalle navi che vengono depositati in impianti ad hoc in porto come deposito temporaneo.

Per evitare che i costi di gestione gravino solo sui pescatori e sugli utenti dei porti è previsto che siano coperti da una componente della tariffa relativa al servizio integrato dei rifiuti.

Per promuovere il riciclo della plastica, il ministro dell’Ambiente stabilisce i criteri con cui i rifiuti pescati accidentalmente pescati o volontariamente raccolti cessano di essere qualificati come tali.

ECCO LA BOZZA DI TESTO

LE MODIFICHE AL TESTO ENTRATO IN CDM

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