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Rifiuti Urbani

Rifiuti urbani, cosa può fare l’Italia per colmare i ritardi. Report Cdp

Secondo uno studio di Cdp, l'Italia ha bisogno di migliorare la gestione dei rifiuti urbani, o non riuscirà a raggiungere l'obiettivo di riciclo al 65 per cento nel 2035.

Una gestione efficiente dei rifiuti è fondamentale per il pieno sviluppo dell’economia circolare, anche al fine di accelerare la transizione verso un sistema economico a basso impatto di carbonio. In Italia, però, persistono significative differenze nella capacità di trattamento dei rifiuti urbani, in parte riconducibili alla disparità territoriale nella dotazione di impianti.

Complessivamente, si stima che il fabbisogno di impianti al 2035 per il trattamento di rifiuti urbani necessario per centrare i target europei ammonti a 5,2 milioni di tonnellate di cui: 2,4 milioni per il trattamento dell’organico, concentrati in particolar modo in Campania, Lazio e Sicilia e 2,8 milioni per il recupero energetico delle frazioni non riciclabili, soprattutto in Sicilia, Veneto e Lazio.

Questi alcuni dei temi principali su cui si concentra il brief degli analisti di CDP dal titolo Rifiuti e divari territoriali: quali prospettive per l’Italia?.

L’ECONOMIA CIRCOLARE E LA GESTIONE DEI RIFIUTI URBANI

Nell’ambito dell’economia circolare, l’Italia si distingue per un’eccellente performance in termini di riciclo, a cui contribuiscono in particolare i rifiuti speciali (82%). I rifiuti urbani, invece, scontano maggiori difficoltà di gestione, con un tasso di riciclo che si attesta a circa il 50%, evidenziando la necessità di una netta accelerazione per centrare l’obiettivo del 65% entro il 2035.

“In Italia”, si legge nel brief di CDP, “il ciclo di gestione dei rifiuti urbani – che comprende le attività di raccolta, spazzamento, trasporto, trattamento, avvio a recupero e smaltimento, nonché la riscossione della tariffa/tassa – presenta alcune criticità di lunga data, quali:

  • il mancato completamento dell’assetto della governance locale, soprattutto in alcune aree del Mezzogiorno;
  • punti di debolezza nella raccolta differenziata, in particolare per alcuni flussi di rifiuti, tra cui le apparecchiature elettriche ed elettroniche;
  • le forti disparità territoriali nella dotazione impiantistica, che impediscono la chiusura del ciclo dei rifiuti nel rispetto dei principi di autosufficienza e prossimità, con riferimento sia al trattamento della frazione organica, sia al recupero energetico;
  • un ricorso alla discarica ancora troppo elevato, pari a circa il 19% dei rifiuti urbani prodotti, un tasso 30 volte più elevato della media dei migliori peer europei.

Per raggiungere gli obiettivi europei è necessario in particolare potenziare la dotazione impiantistica, soprattutto dove risulta insufficiente. A tale proposito, occorre ricordare come:

  • il trattamento della frazione organica, che costituisce la quota della raccolta differenziata più consistente, sia indispensabile per raggiungere gli obiettivi di riciclo;
  • per i rifiuti residui, il recupero energetico costituisca allo stato attuale l’unica alternativa al conferimento in discarica, ormai stabile da alcuni anni”.

IL CONTRIBUTO DEL PNRR

Le riforme e le risorse messe a disposizione dal PNRR per la filiera dei rifiuti, oltre 2 miliardi, rappresentano un’opportunità importante per colmare i divari territoriali e forniscono una prima risposta alle criticità evidenziate, in particolare, al fabbisogno di impianti per il trattamento e riciclo dei rifiuti organici e di altre frazioni merceologiche.

L’ESPORTAZIONE FUORI REGIONE

Il raggiungimento di un’autosufficienza nazionale e regionale consentirebbe di abbattere gli extra-costi associati all’esportazione di rifiuti fuori regione, che grava per il 90% sulle regioni del Centro-Sud, e allo stesso tempo di rafforzare la produzione di energia derivante dal recupero energetico dei rifiuti.

COSA PUÒ FARE L’ITALIA: QUATTRO PROPOSTE DI INTERVENTO

Per una gestione moderna ed efficiente dei rifiuti, che consenta di raggiungere gli obiettivi europei in termini di circolarità il brief degli analisti CDP indica quattro fronti su cui agire:

  • favorire l’afflusso di ulteriori risorse verso i progetti di comprovata fattibilità rimasti esclusi dall’assegnazione dei fondi PNRR per esaurimento del plafond;
  • puntare sulla termovalorizzazione quale tecnologia di transizione nel graduale passaggio dal modello di produzione lineare a quello circolare;
  • promuovere soluzioni digitali legate alla tracciabilità dei rifiuti;
  • mettere in atto politiche che mirino a un cambio culturale trasversale, coinvolgendo Pubbliche Amministrazioni, imprese e cittadini al fine di diffondere modelli comportamentali che tengano conto della limitatezza delle risorse e che non prevedano né lo scarto né “l’usa e getta”.

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