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Economia Circolare

Chi c’era e cosa si è detto alla presentazione del libro Economia Circolare di Start Magazine

Start Magazine ha presentato ieri a Roma il libro Economia circolare. Tutti i dettagli

E’ stato presentato ieri a Roma, presso l’Hotel Nazionale di Piazza Montecitorio, il libro di Start Magazine “Economia circolare. Città, imprese e modelli produttivi, l’Italia che cambia”. E’ stata anche un occasione per un confronto tra esponenti di governo e delle istituzioni, docenti universitari e stakeholder, sul tema della circular economy, con particolare attenzione alle tematiche riguardanti i rifiuti, l’end of waste, la mobilità elettrica e la rigenerazione urbana.

QUALCOSA STA GIÀ CAMBIANDO

Partiamo dalle buone notizie. In fatto di economia circolare non mancano, anche in Italia, gli esempi da seguire. “Nei settori strategici del paese l’economia circolare è già presente, basti vedere cosa accade nel settore del materiale ferroso”, ha detto Mario Turco (M5S), sottosegretario alla presidenza del Consiglio.

C’è ad esempio il consorzio Conou, che nel 2018 ha raccolto circa 186 mila tonnellate di oli usati, il 99% del totale; un risultato senza eguali in Europa. Oppure il caso del consorzio Coripet, che ha ottenuto dal ministero dell’Ambiente l’autorizzazione per la gestione dei propri rifiuti (bottiglie in PET dei propri associati), e che intende creare, mediante il riciclo bottle to bottle. Altro esempio di best practice è il progetto di recupero delle scorie di acciaieria lanciato da Acciai Speciali Terni, insieme all’azienda finlandese Tapojärvi Oy.

SERVE UNA TRASFORMAZIONE SOCIALE

Tanto, però, c’è ancora da fare. Le città hanno bisogno di una “visione circolare” che comprenda tutti gli spazi nel processo di trasformazione: trasporti, mobilità, energia, tecnologia e digitale. “Bisogna parlare di città che cambiano, grazie a mobilità elettrica e gestione dei rifiuti. Sono motori dell’economia e dell’innovazione”, ha detto Alessandra Todde (M5s), sottosegretario allo Sviluppo economico.

Dunque, in ottica di economia circolare, la trasformazione sociale, culturale, economica e materiale degli spazi urbani è uno dei cambiamenti più importanti in atto in questi decenni. Serve maggiore consapevolezza, serve guardare alle cose con occhi nuovi: “Bisogna andare oltre le apparenze, basti pensare che per realizzare un rotolo di carta igienica si consumano 1.500 litri d’acqua”, ha detto Giovanni De Feo, docente all’Università di Salerno.

La riqualificazione delle periferie deve essere il punto di partenza per poter dare una svolta ad una situazione precaria sia a livello edilizio sia ambientale. In questo senso va l’impegno di Cassa Depositi e Prestiti, previsto anche nel piano industriale 2019-2021 del gruppo capeggiato dall’ad, Fabrizio Palermo, e la visione circolare di Enel presentata in contesti cittadini anche internazionali (Cile e Brasile).

LA MOBILITA’ ELETTRICA

Tra i settori alle prese con una sempre maggiore consapevolezza c’è quello della mobilità. In Italia il parco circolante elettrico è costituito da circa 33.726 veicoli contro i 38 milioni a combustibili fossili. Le infrastrutture di ricarica (colonnine) sono poco più di 5.000 mentre se si considerano i punti di ricarica sono poco più di 10.000. Inoltre si aspetta la fine dell’iter legislativo della bozza del decreto per l’implementazione del vehicle to grid in Italia, in corso di studio presso il Mise, all’interno della quale è previsto l’abbassamento della potenza minima necessaria per accedere al mercato dell’energia elettrica.

“Passare alla mobilità elettrica significa pensare a un nuovo modello non solo di mobilità”, ha detto Bruno Mattucci, presidente e amministratore Delegato Nissan Italia.

IL BIOMETANO

Quanto al biometano, invece,  in Italia a fine 2017 si contavano solo 7 impianti. Tuttavia, le prospettive di crescita per il settore nazionale sono ottime: il potenziale di sviluppo del biometano individuato nella Strategia Energetica Nazionale è di 8 mld di m3 al 2030, ma esistono stime anche maggiori. Si tratterebbe di un contributo importante, considerando che l’Italia oggi importa il 90% del gas naturale che consuma, principalmente da Russia e Algeria.

“Stiamo lavorando sul biometano per trasporto privato, tpl, trasporto pesante”, ha detto Mauro Libè (Snam), aggiungendo: “L’energia per un paese è democrazia, dobbiamo cercare di vincere la sfida di fare sempre meglio”.

RIFIUTI: ITALIA LONTANA DA TARGET UE

Durante il dibattito tenutosi ieri si è poi affrontato uno dei temi più discussi degli ultimi anni in Italia, quello dei rifiuti. Secondo i dati forniti dall’Ispra, l’Istituto per la protezione e la ricerca ambientale, in Italia nel 2017 si siano ottenuti quasi 140 milioni di tonnellate di rifiuti speciali, prodotti dalle imprese, e circa 30 milioni di rifiuti urbani di cui vengono avviati a riciclo, rispettivamente, il 65% (92 milioni di tonnellate) e il 47% (15 milioni di tonnellate). Per i rifiuti urbani siamo quindi ben lontani dalla soglia prevista dalla normativa europea che impone entro il 2035 di avviare a riciclo il 65% come già riescono a fare le imprese e a discarica solo il 10%.

Nell’ipotesi in cui l’Italia riesca a superare gli obiettivi della Direttiva UE 2018/851 in tema di gestione dei rifiuti urbani, raggiungendo una percentuale di effettivo riciclo pari al 70% entro il 2035 e azzerando i conferimenti in discarica, il volume dei rifiuti residuali sarebbe pari a circa 9 milioni di tonnellate. Considerato che l’attuale capacità di termovalorizzazione a livello nazionale è inferiore a 6 milioni di tonnellate, il gap di capacità sarebbe pari ad almeno 3 milioni di tonnellate l’anno.

PLASTICA: NON SERVE DEMONIZZARE IL SETTORE

“Se vogliamo parlare di economia circolare un tassello è quello di costruire termovalorizzatori, non è possibile continuare con le discariche”, ha detto il deputato della Lega, Vannia Gava, facendo poi riferimento anche alla plastica e alla possibilità che, per limitarne l’uso (e quindi anche la dispersione nell’ambiente) il Governo stia ipotizzando una tassa ad hoc: “Non dobbiamo demonizzare la plastica, non dobbiamo colpire un indotto ma un comportamento”, ha detto Gava.

“Ogni prodotto diventa rifiuto e ogni rifiuto diventa prodotto, basta trovare un equilibrio anche economico”, le ha fatto eco il presidente di Conou, Paolo Tomasi.

IL QUADRO EUROPEO

E’ emerso anche come secondo i dati forniti dalla Confederation of European Waste to Energy Plants (Cewep), nel 2017, l’Italia con 6,11 milioni di tonnellate di rifiuti esce sempre sconfitta se paragonata a paesi simili per popolazione e per produzione di rifiuti: tutti hanno investito di più, smaltiscono di più e danno lavoro a un maggior numero di persone, anche avvalendosi di impianti di ultima generazione. In totale nel Vecchio Continente sono 492 i termovalorizzatori attivi e 96 milioni di tonnellate i rifiuti trattati in essi.

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