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Twitter

Tempi difficili per Twitter, il titolo soffre in Borsa e non c’è una strategia chiara

Per Twitter i conti non tornano, a maggiori entrate corrispondono maggiori perdite, ma soprattutto non si intravede una chiara strategia per un social network molto considerato ma allo stesso tempo non molto popolare.

Nel trimestre terminato lo scorso 31 marzo, il sito di microblogging ha registrato ricavi per 250,5 milioni di dollari, rispetto ai 114,3 milioni di dollari dello stesso periodo dell’anno scorso. Gli analisti prevedevano entrate per 241,5 milioni di dollari. Tuttavia, le perdite del 2014 si sono aggirate intorno ai 132,4 milioni di dollari rispetto al rosso dei 27 milioni di dollari del primo trimestre 2013.

Cerchiamo di capire qualcosa in più sullo stato dei conti di Twitter. Agli indici in calo dei titoli Nasdaq si aggiunge la scadenza del vincolo, meglio noto come lock-up, che vietava ai dipendenti e ai top-manager della società di vendere azioni. Il lock-up riguardava quasi 489 milioni di titoli azionari, gestiti da manager e dipendenti della società di micro-blogging.

Allo scadere del vincolo c’è stata una fuga generale di tutti coloro che avevano vincolato le azioni alla società, con il conseguente e drastico crollo in chiusura a Wall Street del -17,8% dei giorni scorsi con un valore complessivo di 31,8 dollari ad azione, cioè meno della metà del valore che è stato raggiunto nel dicembre 2013 pari al 63,65 % della chiusura del mese e di poco superiore al prezzo fissato al debutto di Borsa dei 26 dollari ad azione .

Attualmente, secondo le stime fornite dagli indici aggiornati della Borsa di New York, Twitter Inc. ha avuto un’apertura che si aggira intorno ai 33,84, con un andamento attuale che oscilla intorno al – 0,40%. Nonostante le rassicurazioni dei giorni scorsi dei fondatori di Twitter Jack Dorsey ed Evan Williams, oltre a quelle dell’amministratore delegato Richard Costolo, i dati hanno subito un forte calo. Non ultimi, gli indici Nasdaq che con la chiusura del primo trimestre a febbraio, dopo la quotazione di novembre, avevano visto un crollo in Borsa dei titoli del 20%.

Tra le possibili cause che hanno portato a questo declino, ci sarebbero i downgrade arrivati da Ubs, con l’abbassamento della valutazione dei titoli da «neutral» a «sell»; da Sterne Agee, che sarebbe passata da «neutral» a «underperform» e, in ultimo, da Stifel Nicolaus, che invece sarebbe passata da «buy» a «hold».

Nonostante gli hashtag pubblicitari e il trading online con Amazon per gli acquisti in rete, la creazione di un efficace sistema remunerativo resta il vero problema per Twitter. Gli utenti sono circa 255 milioni attivi al mese e sono cresciuti dai 241 milioni precedenti, ma i numeri sembrano non bastare.

Twitter aveva chiuso la sua prima giornata in Borsa con un valore di mercato di 31 miliardi a 44,90 dollari per azione, con un’Ipo fissata a 26 dollari. Oggi la sua capitalizzazione, a fronte di un calo dei titoli del 12% e dopo l’ondata di vendite dall’inizio dell’anno, è di 21,6 miliardi di dollari. Tuttavia, Dick Costolo, chief executive della società, dopo questo trimestre si dice soddisfatto.

Costolo aveva anche pronosticato un cambio verso un canale con advertising usando MoPub, una società acquisita da Twitter per 350 milioni di dollari nel settembre del 2013, la quale, almeno secondo i pronostici dell’azienda, avrebbe dovuto rendere il social network «molto diverso da ciò che fa Facebook». Non ultima la strategia di Twitter per spingere gli utenti a usare il servizio di messaggistica privata, che sarebbe dovuto essere il fiore all’occhiello rispetto ai rivali di Palo Alto, ma mai decollata veramente e allo stato attuale incapace di fare concorrenza seria a servizi come WhatsApp.

 

Guarda l’infografica realizzata da Start Magazine sui colossi di Internet quotati a Wall Streeet

 

 

 

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