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Post Pandemia

Sarà solo la mascherina a salvare il mondo della post pandemia?

Il post dell’avvocato Angela Lupo Sono sotto gli occhi di tutti i dati sulla caduta del Pil (con una piccola ripresa nel periodo agostano) per il settore commercio e moda, ma anche per l’intera filiera della ristorazione. Questi dati negativi e tragici, tuttavia, non possono essere rapportati ad elementi forniti, negli anni precedenti, in cui…

Sono sotto gli occhi di tutti i dati sulla caduta del Pil (con una piccola ripresa nel periodo agostano) per il settore commercio e moda, ma anche per l’intera filiera della ristorazione. Questi dati negativi e tragici, tuttavia, non possono essere rapportati ad elementi forniti, negli anni precedenti, in cui non c’era il problema pandemico. Un anno fa l’Italia non era uscita da un lungo periodo di lockdown, non c’era stato il fermo di produzioni, la chiusura di negozi, ristoranti e bar.

Sarebbe assurdo e alquanto fuorviante rapportare i dati economici attuali – con la pandemia ancora in essere – alle previsioni e soluzioni ante pandemia (calmiere prezzi, business plan, stato patrimoniale delle imprese e degli esercizi commerciali).

Occorre “entrare” nella realtà che stiamo vivendo con occhiali che siano appropriati alla vita di oggi nel mondo della pandemia e della post pandemia.

Gli occhiali da indossare, tuttavia, non possono essere solo strumenti politici, legislativi ed economici.

La pandemia ha segnato la vita privata di ogni cittadino dell’Italia e del mondo: le risposte date dai singoli Governi dei Paesi europei e degli altri continenti sono solo una parte della realtà che l’emergenza Covid-19 ha imposto di modificare attraverso repentini provvedimenti legislativi inusitati e mai prima attuati almeno all’interno delle singole democrazie occidentali (si pensi alle chiusure dei negozi e ristoranti, alle ordinanze in materia di sicurezza e salute).

L’emergenza pandemica ha davvero inciso nelle vite personali di tutti.

Al di là delle azioni del Governo, è forse giunto il tempo di fare tutti la propria parte, facendoci trovare pronti: dalla mamma, al professore, alla commessa di un negozio, al cuoco di un ristorante, alla parrucchiera alle prese con nuovi strumenti per la bellezza (sicura), al cliente di un bar, all’ingegnere e all’architetto che disegnano negozi e locali al pubblico, al politico e a chi governa una nazione.

L’Italia è un Paese con un tessuto fatto di piccole e medie imprese, di tanti piccoli esercizi al pubblico: valorizzare bene questo tipo di realtà diventa una sfida necessaria nel tempo della post pandemia.

La vera sfida di cambiamento oggi è fare bene, utilizzando risorse europee inusitate (Sure, NextGenerationEu e RecoveryFund, Recovery Plan, Fondi Ue) e veicolando, attraverso asset bancari-finanziari, in modo mirato ed efficace, progetti per le singole realtà produttive per un vero cambio di passo per il Paese.

Si sente da più parti il bisogno di costruire insieme nuove cornici di lavoro, cornici in cui il pubblico deve necessariamente dialogare con il privato in una connivenza che rompa con le ormai vetuste abitudini del passato che vorrebbe l’Italia ancorata ad una realtà burocratizzata e lenta.

Tutti vorremmo vivere in un Paese in pace: si vorrebbe lavorare, avere una vita di benessere pensando al futuro con occhi di speranza. La pandemia ha spezzato questi sogni e ci ha costretti tutti a pensare a come sopravvivere. In tanti si ritrovano a sognare l’attesa della fine della pandemia.

Il Paese però non può attendere, non può fermarsi ad aspettare che tutto passi e che si ritorni ai ristoranti pieni e alle folle oceaniche per le sfilate della Moda. Sognare è bello, ma vivere lo è ancor di più.

E allora occorre acciuffare le buone idee e le sane pratiche da implementare nel mondo del lavoro e in quello del benessere e della ricreazione che tanto potrebbe contribuire a realizzare business e indotto lavorativo.

Se si creeranno le condizioni per utilizzare al meglio le risorse che l’Ue metterà a disposizione, costruiremo un Paese nuovo, nonostante l’evento tragico della pandemia.

Per l’industria della moda forse varrà la pena ripensare nuovi approcci e immagini con nuove forme di partecipazione alla vita dell’impresa (Giorgio Armani sta facendo da apripista, ma non solo lui) e nuove forme concrete di aiuti per imprese e lavoratori, anche con l’ausilio di Fondi Ue e strumenti finanziari dedicati per aiutare investimenti e innovazione tecnologica.

Il mondo della ristorazione, chissà, dovrà disegnare una sorta di road map, all’interno del territorio italiano, per valorizzare e far conoscere le geografie di veri “luoghi di sapere e di bellezza culinaria” con l’utilizzo ad hoc di nuove forme di aiuto (per aiutare la crisi post pandemia) e di investimento (per sviluppare nuovi progetti soprattutto per quelle realtà poco note), attraverso risorse europee e strumenti finanziari dedicati che possano contribuire al miglioramento delle strutture (location, riconversione di arredi in formato più sicuro e igienico) e della comunicazione intesa come fonte di guadagno (se si comunica bene, in modo efficace, si attrae e si rende più competitivo il prodotto della ristorazione).

Forse si dovrebbe studiare nuove pratiche comportamentali: non solo rispetto norme Haccp nei locali, ma attenzione e cura del cliente: sarà scontato pensarci ma troppo spesso, nel passato ante pandemia, l’affollamento di clientela non consentiva rigore e igiene minima, all’interno dei luoghi di ristorazione.

Non solo distanziamento o mascherine, dunque, ma attenzione alla persona, ritornando a modi comportamentali, fatti di eleganza e educazione, modi tanto cari al mondo dell’Italia del boom economico, l’Italia che provava a sognare e costruire il proprio futuro post bellico.

Anche per il mondo del commercio, più che sognare il ritorno alla “Milano da bere” in versione fashion, sarebbe utile potenziare maggiormente il capitale umano (dipendenti e manager) che possa divenire una risorsa per la fidelizzazione nuova di clientela, incidendo con best practices che sviluppino un nuovo concept: Education & Luxury. Non il sogno del lusso – che in un momento emergenziale di crisi economica resterebbe solo sogno – ma piccoli momenti di lusso per accompagnare la Clientela fidelizzata, attraverso la cura della bellezza o dell’abbigliamento, in totale sicurezza, e per far “sentire” la vicinanza e la presenza di qualcuno che (ci) cammina accanto e (ci) fa sentire preziosi, nonostante la pandemia.

Education, ripensando l’educazione come momento di formazione (e fidelizzazione) della Clientela: non solo consigli e magie di bellezza, ma attenzione particolare alla valorizzazione della persona-cliente, non un numero merceologico, né un dato informativo per future previsioni di vendita.

Insomma prendiamoci cura dell’idea di futuro.

Ritorniamo ad aiutarci tra persone che non urlano e che non sono rese unite da un algoritmo che capta i nostri desideri e le nostre frustrazioni. Non il “volemose bene”, ma il rispettarci tutti creando perimetri nuovi di storia: la storia di ciascuno di noi insieme alla Storia del Paese.

Ci proveremo ancora nel quinto seminario Leitframe: si tenterà di creare cornici di dialogo sul tema del commercio, moda e ristorazione nel mondo della post pandemia insieme a Maria Silvia Sacchi, Giornalista Economia Corriere della Sera, Chef Filippo la Mantia, Arianna Di Prospero, Country Manager Profumerie Marionnaud, Luca Bertozzi, Chief Financial & Operating Officer Ventis Srl, Luigi Caricato, Direttore Olio Officina Magazine, Sonia Re DG di APCI.

Edward Hopper nel 1927 realizzava l’opera “Automat”: un dipinto con una tavola calda e una signora sola e assorta a guardare tristemente una tazzina di caffè.

Il dipinto di Hopper è meraviglioso e al tempo stesso iconico.

Nel mondo di oggi della post pandemia nessuno di noi vorrebbe risvegliarsi e avere davanti l’immagine desolante dei bar dei mesi pandemici proprio come la rappresentazione del dipinto di Hopper.

E allora, prendiamoci tutti cura dell’idea del futuro nuovo da costruire.

Facciamoci trovare pronti.

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