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Scieri

Salvini, caso Gregoretti e la magistratura. L’Opinione di Cazzola

Il post di Giuliano Cazzola, editorialista, saggista e blogger di Start Magazine

In occasione del ventesimo anniversario della morte di Bettino Craxi abbiamo assistito a una fioritura di saggi dedicati alla personalità, alla statura del leader socialista nel contesto, soprattutto, della campagna giudiziaria, definita ‘’Mani pulite’’, che devastò, nei primi anni ‘90 del secolo scorso, la storia politica del Paese e cancellò intere generazioni di dirigenti di partiti, amministratori, manager, tanto da condurre alla caduta di quella che poi venne chiamata Prima Repubblica. Come sempre accade, i saggi hanno dato corso a dibattiti tra i sopravvissuti dall’epidemia di coronavirus giudiziario, con politologi, intellettuali e quant’altro passava il convento dei Passi perduti. In questo lavorio ci è parso di intravedere – oltre che un’importante rivalutazione, sia pure a denti stretti, del politico e dello statista socialista – una comune analisi del fenomeno del finanziamento illegale dei partiti, come comportamento sistemico, sia pure con differenti protagonisti, interlocutori e metodi, in ogni fase della storia del secondo dopoguerra. E fu proprio tale forma di finanziamento – della cui esistenza era in generale consapevole l’opinione pubblica (dal momento che quelle pratiche di corruttela non erano solo visibili, ma note) – a fungere da passepartout per accedere all’accusa di reati più gravi di concussione e corruzione, attraverso l’abuso, a strascico, della carcerazione preventiva, allo scopo di indurre confessioni e delazioni.

Sembra essere ormai chiarito (ed ammesso anche dagli interessati più onesti intellettualmente) che il pool di Milano si servì di un vero e proprio bisturi per amputare il sistema politico, senza infierire su alcuni settori a cui fu nei fatti affidata la ricostruzione di un sistema nuovo. Mentre le forze politiche laiche e socialiste, all’interno dell’alleanza di pentapartito, vennero demolite, furono risparmiate le correnti della sinistra democristiana e il Pds, anche se agli eredi del Pci fu chiesto di pagare il pegno di qualche esponente migliorista meneghino di seconda fila, proprio perché ritenuto filo-socialista e perciò corruttibile e coinvolto nell’andazzo della c.d. Milano da bere, la capitale del craxismo realizzato.

Tipico fu il caso dell’Emilia Romagna dove le inchieste furono pochissime (e riguardanti qualche dirigente minore della cooperazione): per salvare gli ex pci, le toghe inquirenti dovettero chiudere un occhio anche per i socialisti e i democristiani, da sempre invitati, pro quota, alle spartizioni dei finanziamenti illeciti (perché non denunciati a bilancio). Nonostante che la verità stia venendo a galla, i ‘’giustilialisti’’ d’antan e i loro pennivendoli non hanno ancora fatto ammenda: anzi vorrebbero dedicare una statua equestre in Piazza Duomo a Francesco Saverio Borrelli (che per altro andava a cavallo), magari ad immagine di don Chisciotte, con Antonio Di Pietro (col look di Sancho Panza) nel ruolo di palafreniere.

Tuttavia, la nuova letteratura sul caso Craxi ha consentito a tanti ex socialisti di farsi sentire, denunciando – con maggiore audience nell’opinione pubblica – la persecuzione a cui è stato sottoposto il loro partito fino a determinarne l’estinzione. Qualcuno, però, tende ad esagerare e si spinge – pur criticandone duramente la politica – a sostenere che le vicende giudiziarie di Matteo Salvini non siano altro che un tentativo di sconfiggerlo per via giudiziaria, anziché attraverso l’azione politica. A parte il fatto che, dopo l’autorizzazione a procedere, siamo appena all’inizio di un procedimento che potrebbe concludersi a breve con una richiesta di archiviazione, la domanda è: alla politica e a chi la rappresenta a livello di governo può essere concesso di violare la legge?

Nel caso di Salvini, in veste di ministro degli Interni, non si tratta di accuse da poco, di un indebito processo a scelte compiute nel gestire la politica dell’immigrazione; nulla è discrezionale in uno Stato di diritto. E per quanto riguarda il fenomeno delle migrazioni è vigente un complesso di norme sancite dalle convenzioni e dai trattati internazionali, oltreché dalle leggi, a partire dall’articolo 10 della Costituzione. Non è consentito ad alcun governo di affermare ‘’io faccio come mi pare; se non ti va bene prova a vincere le elezioni e portare avanti una politica diversa dalla mia, che il popolo condivide’’; come se i voti legittimassero di per sé anche gli abusi.

Certo, chi scrive è consapevole dei guasti prodotti dalla magistratura inquirente alla vita civile e democratica dell’Italia. Ma quando Pilato chiese al popolo di scegliere tra Gesù e Barabba, il responso, ancorché favorevole a quest’ultimo, non bastò ad assolverlo dai suoi delitti.

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