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Roberto Fico, foglia di fico di Beppe Grillo?

I Graffi di Damato su peso, parole e ruolo di Roberto Fico nel Movimento 5 Stelle fondato da Beppe Grillo Va bene che i sondaggi hanno portato la Lega al 31 per cento dei voti, dal 17 e rotti delle elezioni politiche del 4 marzo scorso; va bene che una trentina sono gli anni del…

Va bene che i sondaggi hanno portato la Lega al 31 per cento dei voti, dal 17 e rotti delle elezioni politiche del 4 marzo scorso; va bene che una trentina sono gli anni del suo partito, tra i meno giovani o il più anziano di quelli rappresentati nel Parlamento di questa “terza Repubblica” annunciata dall’alleato grillino; va bene che da Berlino arrivano venti non più favorevoli alla cancelliera Angela Merkel, assediata e minacciata dal ministro omologo di Salvini in Germania; va bene che nella Rai sono in tanti ad inciampare nella corsa per saltare sul Carroccio in tempo per il prossimo turno delle nomine col vecchio sistema lottizzatorio; va bene tutto questo, ma francamente sembrano un po’ esagerati i 30 anni di governo che il leader leghista ha promesso ai 75 mila accorsi a Pontida da ogni parte d’Italia, mai così numerosi dal Sud, per festeggiarlo come vice presidente del Consiglio e ministro dell’Interno.

Trent’anni sono tanti, diciamo pure troppi in un sistema democratico, dove l’alternanza dovrebbe essere il sale che insaporisce la minestra. E sarebbero trent’anni della sola Lega, visto che l’uomo di maggiore fiducia di Salvini, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, presente naturalmente sul palco di Pontida, diversamente da vecchi frequentatori come Umberto Bossi e Roberto Maroni, non si è mostrato ottimista sulla durata dell’attuale governo “del cambiamento” allestito con i grillini. “Si vedrà”, ha risposto il potente Giorgetti, dopo l’annuncio salviniano del trentennio leghista al potere, a chi gli chiedeva una previsione su quanto potrà resistere l’attuale compagine ministeriale, dove i grillini soffrono visibilmente ogni giorno di più la convivenza con i leghisti.

Una dimostrazione di questa sofferenza è il ritorno polemico del presidente pentastellato della Camera, Roberto Fico, sulla gestione del problema degli immigrati da parte del governo, anche dopo che la sua prima sortita contro la chiusura dei porti italiani alle navi dei soccorsi privati e stranieri nelle acque persino libiche era stata liquidata come posizione “personale” dal vice presidente del Consiglio, superministro dello Sviluppo Economico e del Lavoro e “capo” del Movimento Luigi Di Maio.

Il sospetto che si comincia ad avere, fuori e dentro la Lega, è che quella di Fico sia o possa diventare anche la foglia di Beppe Grillo, ad uno starnuto del quale il partito di cui il comico genovese è il “garante”, “l’elevato” e quant’altro, non potrebbe restare indifferente.

Se l’alleanza temporanea con i grillini, imposta dal risultato insufficiente delle elezioni politiche di marzo e dalla paura, prevalsa nella lunga crisi, di affrontare subito un ritorno anticipato alle urne, dovesse fallire o infrangersi contro la verifica che sarà costituita dalle elezioni europee della primavera dell’anno prossimo, Salvini sa sin d’ora di avere un’uscita di sicurezza. Che sarebbe la riattivazione dell’alleanza di centrodestra, ora ridotta solo a livello locale: un centrodestra naturalmente a trazione saldamente leghista, e “sovranista”, a dispetto di tutte le puntualizzazioni e lettere aperte di Silvio Berlusconi al Corriere della Sera o altri giornali, a cominciare naturalmente da quello di famiglia.

La riattivazione del centrodestra potrebbe avvenire dopo elezioni anticipate, ma anche senza, vista la crisi in cui si trova nell’attuale Parlamento quello che era il centrosinistra ed è ora una nebulosa, per quanto osservata con ottimismo nel Pd dal fratello del commissario Montalbano, e governatore della regione Lazio.

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