skip to Main Content

Io, Claudio Borghi e i mini-Bot della Lega. Il post di Giuliano Cazzola

Giuliano Cazzola, blogger di Start Magazine, racconta la discussione televisiva e politica sulla idea di mini-Bot lanciata da esponenti della Lega Partecipando ad una trasmissione televisiva (dalla quale me ne sono andato quasi subito sbattendo la porta perché i seguaci del ‘’cambiamento’’ non mi lasciavano parlare) ho finalmente compreso il significato di un passaggio sarchiaponesco…

Partecipando ad una trasmissione televisiva (dalla quale me ne sono andato quasi subito sbattendo la porta perché i seguaci del ‘’cambiamento’’ non mi lasciavano parlare) ho finalmente compreso il significato di un passaggio sarchiaponesco contenuto nel contratto giallo-verde: “Cartolarizzazione dei crediti fiscali, anche attraverso strumenti quali titoli di stato di piccolo taglio, anche valutando nelle sedi opportune la definizione stessa di debito pubblico”.

Un signore, presentato in quella trasmissione come un allievo di Paolo Savona, ha mostrato dei cartoncini (in fac-simile) di diverso taglio effigiati da ritratti di italiani famosi (il che significa che sono in una fase avanzata di elaborazione).

A suo dire, tali titoli, convertibili in euro, potranno essere usati dallo Stato per onorare i suoi debiti (40 miliardi) nei confronti dei fornitori, i quali con quegli stessi titoli (inventati dal futuro premio Nobel per l’economia Claudio Borghi) saranno abilitati persino al pagamento delle tasse.

In sostanza, si tratta di una variante della proposta della doppia moneta, avanzata da Silvio Berlusconi all’inizio della campagna elettorale, allo scopo di mediare con Matteo Salvini che, allora, sosteneva la fuoriuscita dall’euro dell’Italia.

Secondo l’ex premier, la moneta dell’Eurozona sarebbe stata utilizzata per le transazioni internazionali, mentre la ‘’nuova lira’’ sarebbe circolata nel mercato interno. Allora, questa idea mi sembrò frutto di pura follia.

Tutta la letteratura della economia dal punto di vista monetario era lì a dimostrare che la moneta cattiva scaccia quella buona. Le famiglie si sarebbero ridotte a nascondere sotto il materasso gli euro o ad esportarli illegalmente. Sarebbe sorto un mercato nero del cambio. L’Italia si sarebbe trovata nella stessa situazione in cui versavano i Paesi del socialismo reale.

Il rublo e le altre monete nazionali all’estero valevano meno della carta igienica, non avevano alcun valore di scambio. Erano titoli di circolazione e distribuzione interna, un equivalente dei ‘’buoni pasto’’. Così il commercio internazionale di quei Paesi si svolgeva con moneta pregiata sonante, con oro e materie prime.

Per recuperare valuta estera a Mosca vi erano dei grandi negozi per stranieri dove si acquistavano prodotti soltanto con moneta occidentale (che al mercato nero veniva valutata numerose volte di più che al cambio ufficiale). E come sarebbe stato stabilito il tasso di cambio tra la moneta ‘’esterna’’ e quella ‘’interna’’?

Con un tasso fisso si sarebbe formato un mercato nero; con uno flessibile vi sarebbero state delle fasi economiche – come avveniva con lo Sme – in cui la Banca d’Italia sarebbe stata costretta a difendere il valore della lira/rublo sovietico contro ogni tipo di speculazione.

Per capire quanto fosse insensata questa proposta sarebbe bastato leggere un semplice articolo del codice civile (art. 1277) che contiene la c.d. lex monetae: “I debiti pecuniari si estinguono con moneta avente corso legale nello Stato al tempo del pagamento e per il suo valore nominale. Se la somma dovuta era determinata in una moneta che non ha più corso legale al tempo del pagamento, questo deve farsi in moneta legale ragguagliata per valore alla prima’’.

In sostanza i nostri debiti, da quello pubblico a quello delle famiglie, avrebbero continuato a vedersela con l’euro. Claudio Borghi – consapevole di queste osservazioni – ha cercato di cambiare le carte in tavola.
I suoi mini-bot non sarebbero una seconda moneta, ma titoli convertibili nell’unica moneta a corso legale (che resterebbe l’euro). E per garantirne l’accettazione da parte dei creditori dello Stato – ecco il tocco volpino del nostro – sarebbe consentito loro di avvalersene per saldare i conti con il fisco.

In poche parole, il Tesoro taciterebbe i creditori con erogazioni di carta straccia: questi ultimi trasferirebbero quella stessa carta straccia (una sorta di moneta da Monopoli) all’Erario. E tutto tornerebbe a posto – dicono – a vantaggio della diminuzione del debito pubblico.

E’ mai possibile che risorse reali possono dileguarsi attraverso un espediente? A meno di non prenderci in giro si determinerebbero in questo modo due colossali e simmetrici ammanchi: nei bilanci delle imprese creditrici che con quei titoli non possono fare nulla, perché nessuno li accetterebbe al posto dell’euro; nel bilancio dello Stato che avrebbe anch’esso incamerato entrate inconsistenti e prive di valore di scambio.

E’ quanto passa il convento in quest’ora tragica per l’Italia. Siamo in mano – secondo me – a degli irresponsabili, per di più pretenziosi. In God we trust.

Back To Top