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In ricordo di Renzo Foa

Il post di Paola Sacchi, già inviata di politica all’Unità e a Panorama

La sorella Bettina legge ancora un po’ divertita la lettera che il fratello Renzo Foa le inviò a 26 anni da inviato speciale in Vietnam per L’Unità, il giornale di cui sarebbe diventato direttore nel 1990.

Renzo, signor giornalista già da allora, severo e molto rigoroso come direttore poi, ma dotato di grande ironia, non racconta alla sorella delle bombe. Ma le scrive: “Sai, qui nel mio stesso albergo c’è anche Jane (Fonda, ndr). Io non osavo presentarmi, ma è stata lei a presentarsi a me, perché ha riconosciuto i miei baffi fotografati durante un bombardamento. Ci credo, ero l’unico che si alzò in piedi per vederli meglio”.

Renzo ventenne, già da allora era un signor giornalista inviato speciale che dopo il Vietnam fu spedito anche in Cambogia. Nel passaggio della lettera che la sorella legge, a dieci anni dalla sua prematura scomparsa, nella sede dei Radicali italiani a Roma, evento voluto dalla compagna di Renzo, Gabriella Mecucci, giornalista e scrittrice, ex caporedattore delle pagine culturali a L’Unità, insieme con la famiglia Foa, c’è già tutto lui, soprattutto quel non prendersi mai troppo sul serio, neppure da inviato ventenne al fronte, tipico di chi vale davvero.

Renzo, grande esperto di Esteri, era uno che da redattore capo centrale senza scomporsi rifece una notte l’intero giornale per un raid aereo contro la Libia, come ricorda Alberto Crespi, che proprio quella notte era il malcapitato redattore di turno, responsabile della Cultura.

Ma Renzo, il figlio di Vittorio e Lisa Foa, uno che, come ha ricordato Ferdinando Adornato (con lui poi alla Fondazione e il giornale Liberal) anche in un articolo per Il Dubbio, è nato in un incrocio della Storia, non era solo un signor inviato speciale ma anche un intellettuale. Uno “che la realtà non solo la sapeva raccontare ma anche interpretare”, ha detto Walter Veltroni che nel 1992 successe a Renzo alla guida dell’Unità, riconoscendo al predecessore di aver tracciato quel “solco” di autonomia giornalistica in quello che era ancora il giornale organo del Pci di cui lui stesso beneficiò.

Renzo fece altre scelte poi, ma sempre, Veltroni riconosce, “in coerenza” con quella che era la sua vera e unica ideologia: la democrazia, la libertà. Grazie a Foa, come ha ricordato l’ex condirettore Piero Sansonetti, poi direttore di Liberazione e del Dubbio, a L’Unità il “Muro” cadde un po’ prima del 1989.

Di Foa e Sansonetti fu il titolo che mandò su tutte le furie Botteghe Oscure nel 1988, con Massimo D’Alema direttore, “C’era una volta Togliatti”. D’Alema, ricorda ancora la sottoscritta, allora a L’Unità, però un po’ a sorpresa difese i “ragazzacci” dicendo: “I giornalisti sono loro, diciamo…”. Foa comunista? Certamente, vista l’appartenenza politica al Pci che di quel giornale era editore. Ma lui fu l’intervistatore di Dubcek. E sempre lui, dopo aver lasciato L’Unità, scrisse poi tra i primi, in epoche non sospette, di Bettino Craxi “capro espiatorio”. Quello stesso Craxi di cui Sansonetti chiese la grazia. Foa, nel suo credo per la democrazia e la libertà, il bisogno continuo di revisione della storia che lo assillava, come scrive Adornato, diventò editorialista di Il Giornale e direttore di Liberal. Credeva, ricorda Adornato, nel valore dell’individuo e la sua libertà, credeva nel fatto che “l’essere supremo è l’Uomo, non la Ragione, quindi è Filadelfia non Parigi la stella polare”,

“Quell’irregolare revisionista di Renzo Foa che declinava la libertà fuori dalle ideologie”, così lo descrive Adornato.

Renzo, un intellettuale e giornalista, che cercò di fare dell’Unità un laboratorio politico per la creazione di una sinistra davvero democratica, “ma fu sconfitto”, chiosa amaramente Sansonetti.

Nel mio piccolo, da ex giornalista dell’Unità, poi di Panorama, nel Gruppo Mondadori, non dimentico l’onore di quel direttore “irregolare”, ma molto rigoroso e severo nell’ordinarci di raccontare i fatti, comunque fossero, che mi nominò, trentenne, inviato speciale, a sorpresa. Ciao, caro Renzo.

Paola Sacchi

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