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Bannon, Keynes e i socialisti. Come muoversi dopo The Movement in Europa?

Il post di Gianni Bessi “Le idee di economisti e filosofi politici, sia quando hanno ragione, sia quando sbagliano sono più potenti di quanto sia comunemente inteso. In effetti, il mondo è governato da poco altro. Gli uomini pratici, che credono di essere del tutto esenti da qualsiasi influenza intellettuale, di solito sono schiavi di…

“Le idee di economisti e filosofi politici, sia quando hanno ragione, sia quando sbagliano sono più potenti di quanto sia comunemente inteso. In effetti, il mondo è governato da poco altro. Gli uomini pratici, che credono di essere del tutto esenti da qualsiasi influenza intellettuale, di solito sono schiavi di qualche economista defunto”. Chi l’ha detto? Lo vedremo alla fine.

Restando alle idee, noi, Socialisti & Democratici europei, confermiamo ogni giorno di averne poche in questo momento. E assistiamo passivi e scoordinati a ciò che succede di qui alle elezioni europee.

Anzi a volte in perfetto stile suicida assecondiamo la ‘coincidentia oppositorum’ delle destre populiste che, pur nutrendosi da fonti contraddittorie, stanno concretizzando un’ascesa intellettuale inarrestabile che le porterà a de-costruire le istituzioni europee.

Qualcuno le idee invece le ha ben chiare. Con “Bannon, gli USA e Trump. Che fa l’Europa?”  avevamo accostato la vita dell’ex stratega del Potus a quella di un film: sarebbe il perfetto protagonista di una pellicola in puro stile ‘american revenge’. Il classico ‘uomo dimenticato’, che fino a pochi anni fa era solo il fondatore di un sito reazionario alla periferia del potere dell’informazione americana, a cui capita la chance della vita e scala velocemente i gradini del potere insieme al candidato alle presidenziali più underdog della storia a stelle strisce.

Poi, dopo l’ascesa la caduta. Proprio come nei film. Tutto sembrava perduto per Steve, che viene sbattuto fuori dalla West Wing. Ma il nostro protagonista non si demoralizza perché come ripeteva sempre Donald Trump tra il divertito e l’annoiato: ‘Steve…è sempre Steve. Ha sempre un mucchio di idee in testa’.

Ecco, le idee…

Steve Bannon, come abbiamo spiegato nella prima puntata, si è messo in testa di essere protagonista delle elezioni europee del 2019. È già al lavoro: gli odiati media hanno fatto trapelare che sta creando una fondazione chiamata The Movement con l’obiettivo di guidare un populismo europeo che adattando la sua strategia dei tre livelli della politica riesca a essere vincente. E che per esserlo, non deve chiudersi in un cliché, ma pescare il suo elettorato sia a destra sia a sinistra. Perché una delle intuizioni del populismo vincente è la “trasversalità” delle opinioni e dei gusti della società moderna.

Ovviamente a un movimento populista serve un nemico. E questo punto la volta scorsa non lo avevamo analizzato in modo compiuto. Avere un nemico, anche a costo di crearlo è un altro mantra della Bannon strategy. Nella sponda atlantica nella famosa lavagna che campeggia nel suo ufficio, un campo con un lungo elenco vergato con la sua scrittura disordinata era dedicato ai nemici: i Clinton, gli Obama, i media liberal newyorkesi, la ‘palude’ come definiva Washington D.C. con un suo epiteto acuminato. Contro i quali serve un leader guerriero-vendicatore della middle-class schiacciata dalla perfidia dell’establishment bugiardo e corrotto.

E dov’è un leader alla Trump in Europa? Steve si vede come il ‘pesce pilota’ dei “capi” populisti europei, da Marine Le Pen e Viktor Orban per arrivare a Matteo Salvini. Ma soprattutto The Movement si vuole prefigurare come una piattaforma per uniformare attraverso parole chiave comuni un universo di associazioni sociopolitiche e culturali del variegato e pulviscolare mondo degli ‘anti’: anti aborto, anti gay, anti immigrazione, anti euro, anti Europa, ecc.

Un nemico europeo… Sicuramente il progetto europeo e le sue istituzioni , ma non basta per costruire uno scontro in vista delle elezioni europee. Seguendo l’approccio schematico, diretto e disarmante del ‘Bannon thinking’ azzardiamo una semplice equazione: immigrazione+Soros+Davos+UE uguale Socialisti & Democratici europei.

Del resto è già in atto in Europa un’orchestrazione mediatica di temi e insinuazioni che mostrano come vivremmo in un tempo angosciante e torbido. Con un violento conflitto tra globalismo e nazionalismo, tra establishment e classe media dove il detonatore è l’immigrazione come invasione progettata a tavolino dalle ingerenze dei filantropi alla George Soros, tutto shakerato con l’ideologia globalista finanziaria dell’ homo Davos per trasformare l’Europa in un calderone melting pot.

Come pensa Bannon di colpire questo nemico? L’elezione di Trump ha dimostrato come il potere di una base elettorale piccola ma molto impegnata che si trasforma in un blocco di attivisti digitali riesca a influenzare e inserire nel dibattito politico una nuova generazione di parole chiave. Tutto si trasforma in un risultato assimilabile all’azione conosciuta nel gergo militare: “dominio rapido” del campo. I social network come avatar della politica?

E qui ritorniamo alle parole iniziali. Che se non le avete riconosciute vi dico io chi le ha pronunciate: John Maynard Keynes.

Servono idee forti per contrastare la “bannonite acuta”. Perché allora non sciogliere tutti i partiti nazionali Socialisti&Democratici e con un congresso fondare un unico partito organizzato a livello Europeo? Si ripete stancamente e acriticamente la frase che serve l’Europa politica, dopo quella economica. No. Serve qualcuno che faccia politica e che si contrapponga a questo attacco. Serve un socialismo democratico europeo coordinato e riorganizzato, sia culturalmente che operativamente.

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