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Autostrade, tutti i crolli del governo a Genova dopo il Ponte

I Graffi di Damato sulle mosse del governo a Genova su Autostrade per l'Italia dopo il crollo del Ponte Morandi

Altro che ricostruzione, a più di un mese dalla caduta del ponte Morandi e dai funerali, fra privati e pubblici, delle ben 43 vittime. A Genova e dintorni, giù giù sino a Roma, in via XX settembre, sede del Ministero dell’Economia, a poche centinaia di metri dal Quirinale, è crollo continuo.

L’ultimo a precipitare, ben al di là forse della natura morta ispirata dalla vicenda a Emilio Giannelli nella vignetta sulla prima pagina del Corriere della Sera, è stato il decreto legge proprio sull’emergenza genovese approvato “salvo intese”, che non c’erano, dal Consiglio dei Ministri il 13 settembre. E annunciato di persona ai genovesi il giorno dopo dal presidente Giuseppe Conte con la solita abitudine di enfatizzare le decisioni anche quando mancano.

Alla Ragioneria Generale dello Stato, dove il provvedimento è arrivato in grande ritardo per la cosiddetta “bollinatura”, che di solito è l’ultima, anche se -a dire il vero- il buon senso vorrebbe che fosse la prima tappa del percorso amministrativo e politico verso il Quirinale per la firma del capo dello Stato e la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica, si sono accorti della mancanza delle coperture finanziarie. Mancavano cioè i numeri. O i “numeretti”, come li chiama allegramente il vice presidente grillino del Consiglio Luigi Di Maio parlando anche di quelli dell’aggiornamento imminente e doveroso del documento di programmazione economica e finanziaria, e infine della legge di bilancio.

Per tutta la notte i “tecnici” del Ministero dell’Economia -quelli che il portavoce di Palazzo Chigi Rocco Casalino vorrebbe fossero cacciati via perché sabotatori del programma di spese del governo gialloverde- hanno cercato di raccogliere e rassemblare le parti cadute del decreto per farne riprendere il trasporto verso il Quirinale. Dove in ogni caso il capo dello Stato dovrebbe fingere -ad occhio e croce- di riceverlo direttamente dal Consiglio dei Ministri e dal suo presidente, che nel frattempo è volato a New York per l’assemblea annuale delle Nazioni Unite. Ma anche per partecipare al pranzo di gala dell’Onu sedendo accanto al presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Che forse non a caso è stato tempestivamente informato dal suo ambasciatore a Roma della grande efficienza, forza e unità del governo italiano in carica: parole dello stesso ambasciatore affidate il 15 settembre scorso al Corriere della Sera in una intervista distesa, fra testo e foto, su un’intera pagina.

Chissà se Conte troverà il tempo, il modo ma soprattutto la voglia, o il pudore, di raccontare tra una pietanza e l’altra personalmente all’amico Trump, che lo chiama pubblicamente e confidenzialmente in italoamericano “Giuseppi”, le complicazioni intervenute sulla strada del governo grillo-leghista, e sua personale, dopo l’entusiasta rappresentazione fattane dall’ambasciatore degli Stati Uniti.

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