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Turkmenistan, il salto della tigre del Caspio

Nell'area caspica c'è un paese emergente, il Turkmenistan, che punta a diversificare le sue relazioni internazionali. Un paese neutrale, che si inserisce a pieno nel grande gioco tra grandi potenze mondiali, grazie alle riserve di gas

Gli storici hanno definito “Grande Gioco” la competizione che, nel XIX secolo, si era scatenata tra l’Impero Britannico e l’Impero Russo per il controllo della regione del Mar Caspio.

Attualmente si è tornati a parlare di “Nuovo Grande Gioco”, visto l’interesse non solo di Russia e Usa, ma anche di altre potenze mondiali sull’area caspica. Il Turkmenistan è uno Stato del tutto particolare in questo scacchiere. Secondo alcune stime, è il quarto Paese al mondo per giacimenti di gas, e basterebbe solo questo a giustificare un’attenzione particolare di Usa, Russia, Cina ed Europa.

Ma il discorso energetico si intreccia con un’altra novità del “Nuovo Grande Gioco”, vale a dire l’apertura dell’attuale presidente Berdimuhammedov, che sta proiettando il Paese oltre il suo isolazionismo neutrale. Questa diversificazione dei rapporti internazionali si riflette anche nei rapporti basati a livello commerciale con le grandi potenze mondiali.

Il Turkmenistan per anni è stato considerato da Mosca un subfornitore di gas, ma tra Mosca e Ashgabat ora i rapporti sembrano essere tornati “normali”. Oggi, però, Ashgabat sta pensando in grande, ed ha stretto un accordo strategico con Pechino per lo sfruttamento di importanti giacimenti di gas, tra cui il Galkynysh, considerato tra le più grandi riserve al mondo di gas. La Cina, tramite Cnpc, Chine National Petroleum Corporation, è entrata in Turkmenistan con investimenti finalizzati a costruire infrastrutture per il trasporto di gas.

Ma il Turkmenistan è stato oggetto di attenzione anche da parte dell’Europa: nei mesi scorsi, l’ex presidente della Commissione europea, Barroso, aveva ipotizzato di collegare il Tap, la nuova pipeline che dall’Azerbaijan giungerà all’Italia attraversando Turchia e Grecia, proprio al Turkmenistan. Mossa questa che ha indispettito, e non poco, la Russia.

Poi c’è il progetto denominato TAPI (Turkmenistan, Afghanistan, Pakistan, India) che dovrà portare il gas verso l’India, attraversando l’Afghanistan e il Pakistan, e che dovrebbe partire nel 2015. Il gasdotto sarà lungo 1.735 Km con una capacità di 33 miliardi di metri cubi e un costo di circa 8 miliardi di dollari, e passerà da Herat, Kandahar fino alla città di Fazilka, al confine tra India e Cina. Questo progetto viene visto di buon occhio dagli Usa, che tendono ad una normalizzazione della situazione afghana, e gode dell’appoggio della Banca asiatica di sviluppo.

Il Turkmenistan è anche fornitore di gas verso i Paesi arabi del Golfo, passando attraverso il territorio iraniano. Il Turkmenistan è uno Stato crocevia di molti, parecchi, interessi legati al gas e si può affermare, senza il pericolo di una forzatura, che la nuova Via della Seta dell’energia passa da Ashgabat.

 

Articolo tratto da Oil Book di www.abo.net

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