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In Italia ci vuole un Ministero ‘ad hoc’ per l’energia. Ecco perche’

In Italia non c'è un Ministero ad hoc per l'energia, come negli Usa, e come in tanti altri Paesi, dichiarava qualche giorno fa ai microfoni di Report Leonardo Maugeri, ex Eni, che insegna alla Harvard University ed è consulente per le questioni energetiche di Barack Obama.

Il tema, oggi, alla luce dei cambiamenti epocali che l’energia sta vivendo, è diventato davvero stringente. Perché la conoscenza di questioni come lo shale gas, come rendere più ‘verde’ il petrolio, le reti infrastrutturali per l’energia, le potenzialità delle rinnovabili oltre gli incentivi, l’orizzonte dell’efficienza energetica sono cruciali per lo sviluppo e la crescita economica. Per non parlare dell’uso di risorse come l’acqua o le potenzialità delle smart grid nella nuova organizzazione che vogliono darsi i territori.

L’energia ha bisogno di un Ministero ad hoc, ha bisogno di maggiore informazione, di informazione più semplice e allo stesso tempo più qualificata. Meno luoghi comuni e più obiettività.

Prendiamo il tema dello shale gas che in Europa difficilmente decollerà, se ne sente parlare molto, perché il gas da scisto ha rivoluzionato il ruolo degli Stati Uniti d’America nell’arco di pochi anni. Gli Usa sono diventati autosufficienti e si preparano persino ad esportare questo gas (seppure con una serie di dibattiti aperti all’interno dello stesso Governo americano sull’opportunità o no di vendere all’estero lo shale gas). In Europa pare che ci siano giacimenti di shale gas in Polonia ed in Gran Bretagna, subito ad Est in Ucraina. Ma per l’Europa l’obiettivo americano dell’indipendenza energetica è un sogno.

L’Italia importa gran parte del gas, di cui ha necessità, da Russia, dal Nord Europa e dal Nord Africa; ora l’obiettivo del Governo in carica è quello di raddoppiare la produzione di idrocarburi nazionali (gas e petrolio). Ma sarà possibile in quest’Italia dei NO? A tutto ciò si è aggiunto anche lo studio della Commissione internazionale Ichese su una probabile correlazione tra terremoti e l’attività estrattiva di idrocarburi, dopo il terremoto dell’Emilia Romagna del 2012. La Commissione non ha escluso una possibile correlazione. Che equivale a dire tutto e niente. Parliamo dell’impianto di Cavone a circa venti chilometri dall’epicentro del sisma emiliano. La stessa Rivista Science ha ritenuto, citando alcuni sismologi, che la correlazione tra l’attività estrattiva di Cavone e l’epicentro del sisma è molto debole. Ma nel frattempo i Emilia si sono fermate nuove trivellazioni e nuovi permessi di coltivazione di idrocarburi.

Questo è solo uno dei casi, forse il più problematico attualmente sul quale si troverebbe a lavorare a tempo pieno un Ministro ad hoc per l’energia.

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