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Dai ghiacci norvegesi arriva il batterio che combatte i gas serra

Le Svalbard sono un arcipelago del mare Glaciale Artico e sono la parte più settentrionale della Norvegia, qui vive un batterio, il "Methylobakter tundripaludum silvestris” che ha attirato l’attenzione della professoressa di biologia marina e specialistica nella biologia artica, Mette Marianne Svenning.

 

La studiosa ha verificato che il batterio, che vive nelle parti più superficiali, o strato superiore del suolo umido dell’arcipelago, utilizza il metano che si forma nel terreno per costruire materiale cellulare e per produrre energia.

Un batterio, va ricordato, che non è solo un semplice organismo unicellulare, ma è anche una piccola fabbrica che si alimenta, usa energia e produce sempre qualche cosa e, nel caso di questo batterio, il resto viene trasformato in CO2.

Con l’avanzare dei processi legati al riscaldamento globale e con il conseguente aumento del disgelo delle aree in cui c’è il permafrost, aumenterà il rilascio di metano dai terreni artici, metano che è uno dei più dannosi gas serra e che è circa 20 volte più potente nella sua capacità di fare danni della CO2.

Questo batterio è stato analizzato al Joint Genome Institute negli Stati Uniti per sequenziare i suoi geni, ed il suo sequenziamento permetterà di confrontarlo con altri batteri e darà anche ulteriori informazioni sulla struttura stessa dell’artico.

L’University of East Anglia, di Norwich, nel Regno Unito, sta portando avanti uno studio per verificare se questo batterio può essere di aiuto nella battaglia contro il riscaldamento globale, vista la sua capacità di “nutrirsi” di metano.

Secondo l’University of East Anglia, grandi quantità di questo batterio potrebbero essere utilizzate per catturare il metano disperso nell’aria o fuoriuscito da incidenti petroliferi come quello accaduto nel Golfo del Messico in seguito all’incidente, nel 2010, alla piattaforma petrolifera della Deepwater Horizon.

Come sempre forse vale la pena di ripetere che tutte le ricerche volte ad evitare al nostro pianeta danni, che prima o poi saranno irreversibili, sono ben accette.

Se dedicassimo anche risorse ed energie nel tentare di modificare un modello di sviluppo che ci sta lentamente portando nel baratro economico e sociale, forse sarebbe meglio.

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