Si stringe il giro di vite di Bruxelles sull’olio di palma contenuto nei biocarburanti. Per la prima volta la Commissione europea riconosce, in un atto delegato, che le coltivazioni di palma da olio hanno un impatto troppo alto in termini di deforestazione. Pertanto, ha stabilito che il biodiesel prodotto da questa pianta non potrà conteggiato all’interno dei nuovi obiettivi di carburante verde della direttiva sulle rinnovabili RED II.
LA CONSULTAZIONE PUBBLICATA AVVIATA DALL’UE
La Commissione europea ha definito e messo in consultazione pubblica online fino al prossimo 8 marzo un atto delegato contenente i criteri per la certificazione di biocarburanti, bioliquidi e combustibili da biomassa a basso rischio Iluc. Nello specifico, il biodiesel prodotto dall’olio di palma non può essere conteggiato per raggiungere gli obiettivi di carburante verde dell’Ue. L’esecutivo europeo ha proposto dunque che dal 2021 l’olio di palma non potrà essere impiegato nella miscela dei biocarburanti Ue, a meno che non venga da piccole piantagioni (2-5 ettari) o sia prodotto su terreni inutilizzati per almeno 5 anni.
LE CRITICHE DEGLI AMBIENTALISTI
Nell’atto delegato “ci sono troppe scappatoie”, attacca la ong Transport & Evnironment. Riferendosi proprio all’esenzione per l’olio di palma coltivato dalle piccole piantagioni indipendenti. “La dimensione della piantagione non ha alcun rapporto col rischio di deforestazione — spiegano dall’associazione — e già oggi il modello di business dei giganti dell’olio di palma si basa proprio su piccoli lotti di terra lavorati da agricoltori che vendono a pochi grandi operatori”.
PER “ACCONTENTARE” INDONESIA E MALESIA
Il bando dell’olio di palma risulterà dunque a metà. Secondo T&E, la colpa sarebbe nel timore di una guerra commerciale con Indonesia e Malesia, i principali esportatori di olio di palma. Nel novembre scorso i due paesi hanno rifiutato di prendere parte a un seminario con rappresentanti dell’Ue e hanno dichiarato che una normativa europea di modifica indiretta della destinazione dei terreni che vieta in sostanza l’olio di palma nei biocarburanti potrebbe violare le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio Wto minacciando ritorsioni.
UE PRINCIPALE IMPORTATORE DI OLIO DI PALMA
Nonostante il calo nell’uso di olio di palma nei prodotti di consumo (alimentari, cosmetici, ecc.), la tendenza è opposta se si tratta di biocarburanti. Come rileva Transport&Environment, l’Unione europea è il secondo importatore mondiale di olio di palma grezzo, di cui la maggior parte (51%) è attualmente sovvenzionato per produrre “combustibile verde”.
A BENEFICIO DELLA SOIA STATUNITENSE
Se (almeno parzialmente) verrà eliminato l’olio di palma dalle miscele dei biocarburanti, si salverebbe tuttavia la soia, importata dagli Stati Uniti, che potrebbe prendere il loro posto di materia prima per i biocarburanti dell’Ue. Come ha riportato Bloomberg Envirnment, l’Unione europea prevede che le importazioni di soia dagli Stati Uniti aumenteranno dal 39% (o 2.439 tonnellate nell’anno di commercializzazione 2017-2018) al 75%, o 5.182 tonnellate, nel 2018-2019.
I REQUISITI PER I BIOCARBURANTI
In base alla direttiva RED II, l’Ue dovrà soddisfare almeno il 32% del proprio fabbisogno energetico da fonti rinnovabili entro il 2030. La legge specifica inoltre che entro il 2030, il 14% del carburante consumato nell’Unione europea deve provenire da fonti rinnovabili, compresi biocarburanti liquidi e biogas.
Per prevenire danni ambientali, la normativa richiede inoltre standard specifici per le materie prime contenute nei biocarburanti in merito ai parametri Iluc (Indirect Land Use Change).
La maggior parte degli studi rilevano che l’olio di palma ha emissioni più elevate di qualsiasi altra materia prima per il biodiesel, seguita dall’olio di soia. Lo studio Globiom per la Commissione europea pubblicato nel 2016 ha rivelato che il biodiesel da olio di palma è tre volte peggiore per il clima rispetto al normale diesel mentre il diesel a olio di soia è due volte peggio.
L’ITER DELLA CONSULTAZIONE
Non restano che quattro settimane di tempo prima dell’adozione dell’atto finale e la messa al bando dell’olio di palma. Una volta che la Commissione adotta l’atto, gli Stati membri dell’Ue e il Parlamento europeo hanno due mesi per passare o porre il veto all’atto, ma non hanno il potere di modificare la norma.