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Porsche ha le batterie scariche pure in Cina

Dopo avere quasi dimezzato i propri concessionari presenti in Cina, Porsche ha deciso di disfarsi anche dei 200 punti di ricarica per auto elettriche presenti nel Dragone. E il top manager che segue le operazioni nel Paese ammette la schiacciante superiorità delle rivali autoctone: "Il loro ritmo è mozzafiato"

L’inchiodata di Porsche sull’auto elettrica ha conseguenze anche in Cina, il mercato allo stato attuale più florido e ricettivo per la mobilità alla spina. La Casa di Zuffenhausen col nuovo anno chiuderà tutte le stazioni di ricarica per veicoli a batteria gestite nel Paese asiatico.

LE TANTE DIFFICOLTÀ DI PORSCHE IN CINA

Soltanto pochi giorni fa l’amministratore delegato di Porsche China, Alexander Pollich, in un’intervista rilasciata al quotidiano economico tedesco Automobilwoche, aveva ammesso la difficoltà riscontrata dai tedeschi di competere con i marchi autoctoni: “Il ritmo dell’innovazione in Cina è mozzafiato, così come la varietà di prodotti offerti e le strategie di prezzo e marketing sembrano cambiare quotidianamente. Improvvisamente, ti trovi di fronte a una moltitudine di partecipanti al mercato. E le auto soddisfano i gusti dei clienti, diciamolo onestamente”.

L’ANNUS HORRIBILIS DI PORSCHE IN CINA

Una difficoltà, quella ammessa dal top manager, già ampiamente raccontata dai numeri. Nel terzo trimestre le consegne in Cina sono scese del 21%, zavorrando i volumi globali del marchio — poco sopra le 66 mila unità, -5,7% – colpa non solo della concorrenza sempre più agguerrita ma anche della decisione di Pechino di restringere ulteriormente le maglie della tassa sui veicoli di lusso, che dal 20 luglio di quest’anno si applica a tutti i veicoli il cui prezzo di listino è di 900.000 yuan (quasi 109.000 euro) rispetto allo scaglione dei 1,3 milioni di yuan (157.000 euro) fissato in precedenza.

Secondo quanto ha dichiarato il direttore finanziario Jochen Breckner in occasione dell’ultima trimestrale presentata a ottobre il trend fortemente negativo registrato nel 2025 (ma iniziato nel 2024 con un crollo del 28% a 56.887 auto) dal marchio tedesco in Cina, Paese un tempo principale motore di profitto per Porsche e Volkswagen, è destinato a proseguire anche per buona parte del 2026.

IN CINA VANNO MALE TUTTE LE TEDESCHE

Una crisi ormai strutturale che rischia di contagiare l’intero settore industriale tedesco focalizzato sull’automotive considerato che le medesime difficoltà sono vissute non solo dall’intero gruppo Vw (di cui Porsche fa parte) ma anche dalle rivali Bmw e Mercedes (la Stella a tre punte ha visto crollare le proprie vendite in Cina del 27 per cento).

OLTRE ALLE STAZIONI IL MARCHIO TEDESCO CHIUDE I CONCESSIONARI

La necessità di risparmiare non comporterà soltanto la chiusura delle 200 stazioni di servizio per auto elettriche disseminate in Cina ma anche a un dimezzamento dei concessionari destinati a passare dai 150 attivi lo scorso anno a 80 con l’inizio del 2024. Già quest’anno quelli rimasti aperti erano scesi a 120. Nel 2024, del resto, Zuffenhausen aveva preso atto delle difficoltà nel mercato asiatico annunciando una diminuzione del personale pari al 33 per cento.

L’EXIT STRATEGY DALL’AUTO ELETTRICA

A livello globale si ricorda poi che lo scorso agosto Porsche aveva annunciato lo stop alla produzione interna di batterie per auto elettriche. Contemporaneamente, preso atto delle mutate condizioni di mercato, Zuffenhausen ha rinviato diversi lanci di vetture a batteria, stravolto la propria pipeline orientata in origine quasi esclusivamente sull’elettrico e ha riallocato importanti capitali su termico e ibrido.

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