Il paesaggio della sicurezza nel continente europeo sta conoscendo un cambiamento di portata storica: un modello inedito in cui l’Ucraina, sempre più integrata nelle strutture occidentali, si contrappone a una Russia ormai esclusa dal consesso di pieno diritto. Lo scenario, frutto di diversi anni di confronto serrato e della guerra su vasta scala lanciata da Mosca nel 2022, è al centro dello studio congiunto “Il punto di svolta: un modello emergente di sicurezza europea con l’Ucraina e senza la Russia”, realizzato grazie alla collaborazione dell’Istituto tedesco per gli affari internazionali e di sicurezza (Stiftung Wissenschaft und Politik, Swp) e dell’Istituto francese di ricerca strategica Irsem (Institut de Recherche Stratégique de l’École Militaire). Il lavoro è stato curato da Céline Marangé, ricercatrice presso l’Irsem e Susan Stewart, Senior Fellow con specializzazione su Russia e Ucraina presso l’Swp e si è avvalso del contributo di altri dieci ricercatori internazionali di punta.
UN NUOVO MODELLO DI SICUREZZA SENZA LA RUSSIA
Il nuovo rapporto, che si sviluppa in quasi cento pagine di analisi, prende le mosse da una constatazione netta: “Le concezioni di sicurezza di Kiev e Mosca sono e resteranno incompatibili”. Se da un lato l’Ucraina guarda alle organizzazioni transatlantiche come garanzia per la propria indipendenza e sicurezza, la Russia punta invece a restaurare una zona di influenza a proprio vantaggio, minando così le fondamenta stesse dell’architettura europea e atlantica.
La maggioranza degli attori europei ormai condivide la percezione della Russia come principale minaccia alla stabilità e alla democrazia del continente, convergendo su un obiettivo prioritario: la difesa e il contenimento nei confronti di Mosca almeno per il medio periodo. Nato e Unione Europea “emergono come colonne portanti di questo nuovo assetto, mentre l’urgenza di mantenere un saldo coinvolgimento da parte degli Stati Uniti acquista ora uno spazio centrale nelle strategie collettive”.
RAFFORZAMENTO DEL PILASTRO EUROPEO NELLA DIFESA
Le conclusioni dello studio confermano il consolidamento di un vero e proprio “pilastro europeo della Nato”. L’Unione Europea, a sua volta, si è trasformata rapidamente in un attore riconosciuto e influente non solo nella diplomazia, ma anche in ambito militare e di difesa, sostengono i ricercatori franco-tedeschi. Oltre agli storici strumenti multilaterali, “stanno acquistando rilievo i formati minilaterali e ad hoc, come il Nordic-Baltic 8 e l’agile Coalizione dei volenterosi, capaci di superare i limiti derivanti dal consenso richiesto nelle grandi organizzazioni, accelerando risposte operative e strategiche”. Un ampio spettro di Stati converge sulla necessità di integrare speditamente l’Ucraina nelle alleanze occidentali, pur con differenze sui tempi, sull’ampiezza dei processi e sulle modalità di attuazione.
INCLUSIONE PROGRESSIVA DELL’UCRAINA
Il dossier curato da Marangé e Stewart fotografa una transizione in corso: la progressiva inclusione dell’Ucraina nelle principali architetture di sicurezza occidentali. Kiev è già inserita in programmi avanzati di interoperabilità militare e beneficiaria di ingenti fondi europei, mentre il processo formale di adesione all’Ue è stato avviato, nonostante ostacoli politici, economici e normativi. Analogamente, “il percorso verso l’effettivo coinvolgimento nella Nato prosegue, attraverso pacchetti di assistenza, formazione e sostegno strutturale”, benché la piena adesione rimanga vincolata “all’evoluzione del conflitto e alle posizioni – a volte divergenti – espresse dai paesi membri”.
Nel frattempo, crescono iniziative come la Task Force Ue-Ucraina per l’industria della difesa e l’impiego dello strumento SAFE, che prevede l’accesso di Kiev ai grandi appalti nel settore militare con condizioni affini a quelle degli Stati membri. Questo mosaico di sostegno, spiegano i curatori, è motivato dall’assunto secondo cui “la sopravvivenza e la sovranità dell’Ucraina costituiscono una pietra angolare per la sicurezza continentale nei prossimi decenni”.
PERICOLOSITÀ STRUTTURALE DEL REGIME RUSSO
L’emergere di un consenso quasi unanime sulla “pericolosità strutturale” del regime russo segna una rottura rispetto alle precedenti linee strategiche occidentali. Anche paesi che avevano mantenuto una lunga tradizione di dialogo con Mosca, come Italia e Germania, si orientano ora verso un deciso “disaccoppiamento economico e un posizionamento critico”. Restano, tuttavia, sacche di ambiguità: il rapporto indica come Ungheria e Slovacchia, per ragioni economiche e politiche, continuino a ostentare una certa vicinanza alla Russia pur senza bloccare sostanziali iniziative collettive contro di essa. Anche la Turchia mantiene una posizione “sfumata, mediando tra solidarietà all’Ucraina e relazioni selettive con Mosca”.
Nel complesso – conclude l’analisi di Swp e Irsem – “il modello che si staglia all’orizzonte prevede una Russia circoscritta e costantemente tenuta sotto osservazione”, mentre l’Ucraina si muove “con sempre maggiore naturalezza verso l’integrazione nelle principali strutture europee e atlantiche di sicurezza”. È un’analisi che oggi rischia di scontrarsi con le nuove direttive della sicurezza statunitense elaborate dall’amministrazione Trump per quel che riguarda l’Europa e la Russia. Un ulteriore segno di divergenza fra le strategie delle due sponde dell’Atlantico fino a ieri strettamente integrate. Ma potrebbe anche essere la prima traccia di un’autonoma strategia di difesa europea. A patto di poterla sostenere militarmente ed economicamente.





