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Perché non sono giochetti i Giochi olimpici

Da Milano e Cortina passando per Verona e con gare anche in altre città l’Olimpiade in arrivo potrà avere un significato ben al di là della già meravigliosa sfida sportiva. Il taccuino di Guiglia

Ci siamo: l’evento al Quirinale segnala che è partito il conto alla rovescia. “L’Italia sarà con voi”, ha detto negli scorsi giorni il presidente della Repubblica agli azzurri durante l’avvenuta consegna, nell’imponente Salone dei Corazzieri, del Tricolore ai portabandiera dei Giochi Olimpici e Paralimpici di Milano-Cortina dal 6 al 22 febbraio 2026 (ma con precedenti e successive cerimonie di apertura e chiusura che si svolgeranno anche all’Arena di Verona, teatro unico al mondo).

Per lo sport italiano, che in tutte le discipline olimpiche e non, sta conoscendo una nuova primavera, sarà una grande occasione.

E quale miglior viatico per i nostri atleti che da tempo si stanno preparando alla sfida, delle vittorie mondiali da poco ottenute nel tennis con Jannik Sinner nel singolo e con la Coppa Davis nel collettivo? E nella pallavolo, unica Nazione al mondo ad aver vinto tutte le principali competizioni internazionali sia maschili che femminili.

Sì, in diversi ambiti siamo diventati una superpotenza sportiva ed è bello, oltre che giusto, sottolinearlo. Anche perché le vittorie sul campo non sono giunte per caso. Sono il frutto di talento, certo, ma anche di sacrificio e di organizzazione. E’ come se in ambiti sportivi molto diversi fra loro si fossero messi d’accordo sul concetto: è la squadra a far forte il singolo. Campioni non si nasce, ma si diventa. E per diventare campioni, tutti -atleti, allenatori, istituzioni-, devono pedalare insieme e nella stessa direzione. Lo sport insegna che il vincitore è un sognatore che non finisce mai di credere nei suoi sogni. Ma pure che i sogni s’avverano soprattutto quando sono condivisi. Ecco il salto di qualità che in Italia si è fatto negli ultimi anni.

Tuttavia, la cerimonia al Quirinale non è stata solo un momento di tranquillo orgoglio per quei giorni di febbraio che presto vedranno il nostro Paese al centro del mondo. Con molti azzurri competere per arrivare primi nell’universo di popoli che avranno gli occhi e il video puntati sulla Penisola. Si pensi, per esempio, che cosa potranno evocare le celebrazioni previste all’Arena, tempio dell’anima e melodia dei Giochi.

Ma come Mattarella ha ricordato, il messaggio di pace e di amicizia che un’Olimpiade sempre tramanda, sarà di importanza capitale per la realtà di inimicizia e di guerra alle porte europee di casa.

Contrariamente a quanto si creda, purtroppo un’Olimpiade non ha mai fermato un conflitto. Semmai è successo il contrario: per tre volte nell’era moderna i Giochi sono saltati a causa delle guerre mondiali.

Ma in un’Olimpiade non ci sono nemici, ci sono avversari. Chi vince dà la mano allo sconfitto e per tutti non è difficile provare un sentimento di solidarietà, perfino di fratellanza, perché vincitori e vinti sono accomunati dallo sforzo, dalla passione, dalla capacità che ciascuno di loro ha investito per arrivare in cima.

Da Milano e Cortina passando per Verona e con gare anche in altre città l’Olimpiade in arrivo potrà avere un significato ben al di là della già meravigliosa sfida sportiva.

 

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza, Bresciaoggi e Gazzetta di Mantova

www.federicoguiglia.com                               

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