Il tira e molla sulle pensioni ha impedito letture più attente ai contenuti della manovra con particolare riferimento a tutto ciò che concorre a sostenere la crescita. Tema fondamentale perché anche l’economia italiana ha iniziato a rallentare e in un prossimo futuro verranno meno gli effetti del Pnrr. Comunque non nel breve periodo, nel quale si faranno anzi più sensibili gli incrementi “di cassa”.
Sono così ricomparsi gli stanziamenti per gli incentivi alle imprese regolati dalle due “Transizioni” 4.0 e 5.0. Come risorse aggiuntive sono state stabilite per la ricerca, per i crediti d’imposta legati agli investimenti nella Zona Unica del Sud, per sostenere le costruzioni anche in relazione al caro materiali, per il Piano Casa.
Per quanto riguarda il lavoro, se la detassazione indiscriminata degli aumenti definiti dai recenti e prossimi contratti nazionali (anche da accordi pirata) fino a 33 mila euro si colloca in una logica di sostegno ai bassi redditi, molto più interessante è la quasi totale detassazione (1%!) dei premi erogati a percettori fino a 80 mila euro di reddito e degli utili distribuiti a tutti. Con una norma che ha voluto essere interpretativa ma nei fatti risulta fortemente innovativa, l’assegnazione ai dipendenti di somme a titolo di partecipazione agli utili netti è sottoposta al solo vincolo dei cinquemila euro massimi nell’anno ma non a quello del complicato (da dimostrare) incremento di produttività sull’anno precedente.
A ciò si deve aggiungere una prima, parziale, detassazione al 15% di straordinari e lavoro notturno o festivo per i redditi più bassi. Le due novità sono davvero importanti e culturalmente discontinue perchè superano l’egualitarismo dei settori. Vi è la mano della Cisl che, rinnovando il suo sostegno di sempre al lavoro volitivo e alla partecipazione dei lavoratori, ha conquistato senza scioperi misure che potranno determinare sensibili aumenti salariali e maggiore produttività.





