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Come andrà a finire in Ucraina?

La lettera di Michele Magno

Caro direttore,

non so come andrà a finire in Ucraina. Delle dichiarazioni ottimistiche di Trump c’è poco da fidarsi. Putin sembra irremovibile. È vero, l’Europa ha dato qualche segnale di risveglio dal suo ancestrale torpore, ma solo un intervento della Cina (che non ci sarà) potrebbe sparigliare le carte sul tavolo da gioco. Nel caos politico-diplomatico di queste settimane, va riconosciuto a Zelensky di essersi mosso con abilità. Ex comico, ha dimostrato di avere doti da statista: pazienza, tenacia, duttilità negoziale. E coraggio, pari a quello di un popolo che si sta battendo per la sua libertà contro un nemico più forte e spietato.

Caro direttore, il 22 giugno 1941 la Germania invase l’Unione Sovietica. Firmò la sua resa a Reims il 7 maggio 1945, dopo tre anni e undici mesi di guerra. Il 24 febbraio 2022 la Russia ha invaso l’Ucraina. Dopo tre anni e dieci mesi non è ancora a riuscita a sconfiggerla. Eppure ciarleri giornalisti e improbabili geopolitici la davano per spacciata già il giorno dopo l’invasione.

Sono gli stessi che però la escludevano il giorno prima. Poi ci hanno raccontato che Putin non voleva conquistare l’intero paese. Magari confidando nella scarsa memoria degli italiani per i sessanta km di carri armati alle porte di Kyiv, per l’appello ai militari di Kyiv perché tradissero il presidente o per le intercettazioni degli ufficiali russi che si erano già scelti la casa con vista sul Dnipro.

Poi si sono inventati la scemenza della “guerra per procura”, così tanto pianificata dall’occidente che Usa e Gran Bretagna offrirono immediatamente una via di fuga a Zelensky, mentre hanno impiegato mesi per armarlo e anni per autorizzarlo a colpire in territorio russo. Poi hanno puntato il dito sulle responsabilità di Boris Johnson nel fallimento dei presunti accordi di Istanbul del 2022, citando articoli mai letti ed interviste mai ascoltate che sostengono l’esatto contrario. Poi è venuto il tempo del “golpe di Maidan” del 2014 (copyright di Mosca e di Marco Travaglio), l’unico golpe  della storia in cui chi ha preso il potere ha poi indetto libere elezioni.

Caro direttore, per ragioni di spazio mi fermo qui. Ma la lista delle fake news che ricalcano fedelmente le veline stampate nella tipografia del Cremlino è molto più lunga. Buona parte dell’opinione pubblica italiana se le beve come un bicchier d’acqua. Per fortuna, non mancano coloro che combattono il virus della menzogna che infetta l’uso della ragione critica.

Si chiamano, ad esempio, Sergio Mattarella e Giorgia Meloni. Un cattolico democratico e una postfascista. Potrei aggiungere un liberale, Carlo Calenda. Ma non mi viene in mente nemmeno un nome tra i leader della sinistra italiana. Curioso, no?

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