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Leviathan, tutto sul maxi-accordo sul gas tra Israele ed Egitto

Israele ha approvato un accordo da 35 miliardi di dollari per la fornitura di gas all'Egitto dal giacimento Leviathan. Ecco numeri, aziende coinvolte e dichiarazioni.

Mercoledì Israele ha approvato un accordo per la fornitura di gas naturale all’Egitto dal valore di circa 35 miliardi di dollari: il primo ministro Benjamin Netanyahu l’ha definito “il più grande accordo sul gas nella storia di Israele”.

LA VERSIONE DELL’EGITTO

A detta di Netanyahu, l’accordo contribuirà alla stabilizzazione della regione, ed effettivamente dovrebbe alleviare le difficoltà energetiche dell’Egitto, dove i livelli della produzione gasifera sono in calo.

Rispetto a Israele, comunque, l’Egitto ha commentato l’accordo con meno entusiasmo, precisando che rappresenta un’intesa “puramente commerciale” e priva di risvolti politici: si tratta di una presa di distanza formale dall’operazione militare israeliana a Gaza e un modo per specificare che la relazione economica non modifica la postura egiziana sulla questione palestinese (ovvero la “soluzione dei due stati”).

Così, il Cairo ha voluto sottolineare che l’accordo sul gas è stato condotto tra privati senza il coinvolgimento diretto del governo.

IN COSA CONSISTE L’ACCORDO E QUALI SONO LE AZIENDE COINVOLTE

L’accordo approvato mercoledì da Israele riguarda l’invio in Egitto di 130 miliardi di metri cubi di gas naturale fino al 2040, che proverranno dal grande giacimento Leviathan, nel mar Mediterraneo, le cui riserve ammontano all’incirca a 600 miliardi di metri cubi.

L’intesa era stata già siglata lo scorso agosto tra le autorità israeliane e le aziende coinvolte nel progetto: ovvero la compagnia petrolifera statunitense Chevron (possiede una quota del 39,6 per cento ed è l’operatrice) e le israeliane NewMed (45,3 per cento) e Ratio Energies (15,1 per cento).

Il gas di Leviathan verrà trasportato in Egitto attraverso delle tubature e non in forma di Gnl: un’opzione, quest’ultima, più costosa perché necessiterebbe di infrastrutture di liquefazione e rigassificazione.

LA FASE DUE DI LEVIATHAN

I flussi di combustibile verso l’Egitto partiranno nei primi mesi del 2026 e ammonteranno inizialmente a 20 miliardi di metri cubi; i restanti 110 miliardi arriveranno successivamente, quando verrà completata la fase due di Leviathan e costruito un nuovo gasdotto tra i due paesi (passerà per Nitzana, una città nel deserto vicina al confine egiziano).

Stando a NewMed, i lavori di espansione di Leviathan avranno un costo di 2,4 miliardi. L’output aggiuntivo contribuirà al fabbisogno energetico di Israele e di altri paesi nella regione, come la Giordania, fino al 2064.

LE AMBIZIONI (ABBANDONATE) DELL’EGITTO SUL GAS

Negli ultimi due anni le importazioni di Gnl dell’Egitto sono aumentate al punto da renderlo il principale acquirente nel Medio Oriente, superando il Kuwait. Nei primi dieci mesi del 2025 il paese ha ricevuto 6,46 milioni di tonnellate di Gnl, mentre appena due anni fa i volumi acquistati erano prossimi allo zero. Nello stesso periodo, il Kuwait ha importato 6,44 milioni di tonnellate.

Si stima che i flussi provenienti da Leviathan permetteranno di ridurre le importazioni egiziane di Gnl di 1-2 miliardi di metri cubi nel 2026, liberando forniture per gli altri acquirenti sul mercato (inclusa l’Italia).

L’Egitto avrebbe voluto diventare un hub del gas, cioè un polo di esportazione, per la regione mediterranea. Questa ambizione, però, si è scontrata con il calo della produzione nazionale iniziato nel 2022: già l’anno scorso, infatti, il paese si era trasformato in un importatore netto di gas, dovendo fare ricorso agli acquisti dall’estero per integrare la produzione interna, in forte calo e insufficiente a soddisfare l’aumento della domanda.

Lo scorso maggio, l’Egitto ha prodotto 3,545 milioni di metri cubi di gas, il 42 per cento rispetto ai volumi del 2021. Attualmente, il gas israeliano vale il 15-20 per cento dei consumi egiziani.

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