Come previsto, la Bce ha lasciato invariati i tassi di interesse. Si tratta della quarta pausa consecutiva dopo un ciclo di allentamento che ha portato a tagli complessivi di 200 punti base. Il tasso sui depositi resta al 2% e la Bce non sembra avere fretta di intervenire nuovamente.
Nella riunione odierna, le nuove proiezioni macroeconomiche sono state al centro dell’attenzione. L’inflazione è stata rivista al rialzo per il 2026, trainata dal settore dei servizi. Le previsioni di crescita appaiono solide, con un’economia vicina al potenziale per i prossimi tre anni, spinta dalla domanda interna.
Durante la conferenza stampa, la Presidente Lagarde ha confermato che la Bce si trova in una posizione favorevole e che la decisione è stata unanime. Tuttavia, ha ribadito che tutte le opzioni restano aperte, senza un percorso predefinito per i tassi.
Dalla riunione di fine ottobre, i rendimenti dell’area euro e i tassi swap sono aumentati di circa 20 punti base, accelerando nelle ultime settimane quando la comunicazione della Bce è diventata meno accomodante. In particolare, la consigliera Isabel Schnabel ha suggerito che la prossima mossa potrebbe persino essere un rialzo. Il rendimento del Bund decennale è ora al 2,85%, vicino al massimo raggiunto dopo l’annuncio dello stimolo fiscale in Germania.
Sebbene la Bce sembri aver chiuso la porta a ulteriori tagli per il momento, prezzare un rialzo nel 2026 appare irrealistico. L’inflazione è attesa sotto il 2% all’inizio del 2026 e dovrebbe rimanere tale nel 2027, soprattutto per l’effetto base sui prezzi energetici. Un rialzo in queste condizioni potrebbe comportare un errore di politica monetaria se la crescita rallentasse.
Dopo il recente aumento dei rendimenti, riteniamo che lo spazio per ulteriori pressioni al rialzo dei tassi sia limitato. Il movimento appare eccessivo alla luce delle incertezze economiche, delle tensioni commerciali in corso e del lento impatto dell’espansione fiscale nell’eurozona. Di conseguenza, abbiamo una posizione costruttiva sul reddito fisso europeo, in particolare sulla parte medio-termine della curva, e considereremmo un rialzo del rendimento del Bund decennale oltre il 3% come un’opportunità tattica di acquisto.
Gli spread dei titoli periferici restano sostenuti da fattori tecnici e fondamentali solidi. Continuiamo a vedere margini per una sovraperformance dei BTP, grazie al carry interessante e al momentum positivo in termini di rating, mantenendo invece un approccio prudente sugli OAT francesi.




