Le azioni della società cinese di microchip MetaX Integrated Circuits hanno guadagnato più del 700 per cento dopo il debutto sulla borsa di Shanghai. L’azienda – e non è la sola, in questo – ha cavalcato l’entusiasmo degli investitori per il piano di autosufficienza tecnologica promosso dal governo di Pechino, che mira a ridurre la dipendenza del paese dai processori statunitensi per l’intelligenza artificiale, come quelli di Nvidia e di Advanced Micro Devices.
CHEN WEILIANG, L’EX-DIRIGENTE DI AMD DIVENUTO MILIARDARIO
Fondata proprio da un ex-dirigente di Amd, Chen Weiliang, la settimana scorsa MetaX ha raccolto circa 600 milioni di dollari attraverso l’offerta pubblica iniziale. Adesso, con la quotazione a Shanghai, la sua valutazione ammonta a 5,9 miliardi e l’enorme incremento delle azioni ha reso Chen un miliardario: la sua quota vale infatti 7 miliardi, stando a Bloomberg.
Peraltro, recentemente un’altra società cinese di semiconduttori, Moore Threads, si è quotata in borsa registrando una crescita del titolo del 400 per cento.
Il prezzo dell’offerta pubblica iniziale di MetaX era di 104,6 yuan ad azione; sulla borsa di Shanghai ha aperto a 700 yuan, per poi salire fino a 895 yuan.
METAX NON È PARAGONABILE A NVIDIA
Come Nvidia, MetaX è specializzata nella produzione di unità di elaborazione grafica (Gpu, in gergo), una tipologia di processori utilizzatissimi nell’industria dell’intelligenza artificiale. Il paragone tra le due società, però, si limita a questo: Nvidia possiede infatti capacità tecnologiche enormemente superiori e controlla da sola circa il 90 per cento del mercato globale dei microchip per l’intelligenza artificiale; MetaX, invece, non è nemmeno il nome più grande sul mercato cinese, dove la sua quota ammonta appena all’1 per cento.
MetaX, poi, non ha mai riportato un profitto e conta di raggiungere il break even – cioè il pareggio tra le entrate e le spese – l’anno prossimo. Di contro, le vendite di Nvidia nel terzo trimestre dell’anno fiscale 2026 sono ammontate a 57 miliardi di dollari, un record, con una crescita del 62 per cento su base annua.
Moore Threads, più grande di MetaX, viene soprannominata la “Nvidia cinese” e considerata una delle “campionesse” cinesi dei processori: ma, anche in questo caso, non possiede una scala e un know-how paragonabili alla società californiana.
LA MOSSA DI WASHINGTON, LA RISPOSTA DI PECHINO
Il divario nella progettazione e nella manifattura di semiconduttori avanzati che separa gli Stati Uniti dalla Cina è molto ampio. Il governo di Pechino sta cercando di chiuderlo attraverso lo stimolo all’industria domestica; la Casa Bianca, però, ha recentemente autorizzato Nvidia a vendere i suoi processori H200 – non i più avanzati sul mercato, ma comunque molto potenti – alle società tecnologiche cinesi, che quindi potrebbero essere disincentivate a rivolgersi ai fornitori nazionali, riducendo così le entrate e le prospettive di crescita di questi ultimi.
Le autorità di Pechino vorrebbero evitare un esito del genere e spingono per l’affrancamento dalle tecnologie statunitensi. Le numerose autorizzazioni alle offerte pubbliche iniziali di produttori di microchip, allora, sono un esempio di questa volontà di sostenere il comparto domestico.
NUOVE IPO IN VISTA?
Tra le aziende cinesi che hanno iniziato a vendere azioni sul mercato, o che stanno pianificando di farlo, ci sono anche Biren Technology, Kunlunxin (di proprietà del colosso Baidu) ed Enflame, oltre a quelle già citate. Anche ChangXin Memory Technologies e Yangtze Memory Technologies potrebbero decidere di quotarsi in borsa per cavalcare l’onda che ha già fatto la fortuna – almeno per il momento – di MetaX.




