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Non solo Cina: tutte le vicende antitrust di iRobot

iRobot potrebbe finire nelle mani della società cinese Picea Robotics. Nel 2024 la Commissione europea ne bloccò l'acquisizione da parte di Amazon. L'analisi di Luca Picotti tratta dal suo profilo X.

La vicenda iRobot è molto interessante. Abbiamo:

  • l’approccio ortodosso, spesso astratto, dell’Antitrust europeo, che mise il veto all’offerta di Amazon;
  • la concorrenza spietata cinese nel settore;
  • da ultimo la difficoltà a gestire i dazi per una società già in crisi.

Amazon lanciò un’offerta nel 2022 per acquisire iRobot per 1.7 miliardi. L’Antitrust Ue – siamo ai tempi di Vestager e negli Usa Khan – tra fine ‘23 e inizio ‘24 la bloccò sostenendo che avrebbe minato alla concorrenza (es: distribuzione privilegiata su Amazon di prodotti iRobot).

L’ultima speranza per l’azienda andata a infrangersi contro le preoccupazioni Ue su una eccessiva concentrazione Amazon-iRobot? Non è dato sapere cosa sarebbe successo se l’operazione fosse andata in porto. Quello che si sa è che due anni dopo iRobot è in Chapter 11. Il business è stato travolto dalla concorrenza a basso costo dei prodotti cinesi. Da lì le prime perdite. Poi il colpo di grazia sono stati i dazi di Trump nel 2025, ossia un costo nelle forniture da Cina e Vietnam – che per un’azienda in crisi può diventare insostenibile.

L’aspetto ironico è che la Commissione Ue vietò l’acquisizione di Amazon per scongiurare eccessive concentrazioni, anche verticali – il che astrattamente poteva avere senso. Nel concreto, però, ha impedito forse l’ultimo tentativo di salvataggio dell’azienda, che ora finirà dove? Al suo creditore e fornitore, la cinese Picea Robotics. Integrazione altrettanto problematica, qui non solo dal punto di vista concorrenziale, ma anche politico. Insomma, un approccio magari formalmente corretto ha nella sostanza aperto le strade a esiti ben più discutibili.

Ora sarà da vedere se in piena procedura Chapter 11 si aggiungeranno ulteriori interrogativi: sul fronte antitrust ma anche e soprattutto sul fronte Cfius (i.e. nostro Golden Power). C’è la possibilità che l’acquisizione da parte dei cinesi venga sottoposta a review. Il che è ovviamente complicato, atteso che lo scrutinio andrebbe ad intrecciarsi con la fase dell’insolvenza e dunque non sarebbe così facile porre dei veti – anche perché, poi, cosa succede rispetto alla società in bancarotta e indebitata? Un equilibrio delicato.

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