“Venti anni contano un giorno nei grandi sviluppi storici, ma vi possono essere giorni che valgono venti anni”.
L’aforisma è estratto dal carteggio tra Marx ed Engels e risale a quasi duecento anni fa in un periodo caratterizzato da profondi stravolgimenti sociali e politici.
Ma due giorni fa è accaduto qualcosa che, a posteriori, potrebbe confermarci che – duecento anni dopo – l’aforisma di Marx si applica anche in campo tecnologico.
Il 9 dicembre scorso la Linux Foundation ha annunciato la nascita della Agentic Ai Foundation, organizzazione no-profit che nasce “to unite cutting-edge technology and open source governance to shape the future of open and accessible AI“.
In sintesi, la mission della Fondazione è quella di creare , così da garantire interoperabilità, sicurezza e trasparenza, evitando che ogni azienda sviluppi sistemi chiusi e incompatibili tra di loro.
L’obiettivo principale è quello di costituire uno standard de facto per gli agenti AI sviluppati dai diversi attori del mercato per agevolarne l’interoperabilità e impedire che il mercato si frammenti in una serie di prodotti incompatibili e in cui la connettività degli strumenti e l’orchestrazione sono bloccate dietro poche piattaforme in concorrenza tra di loro, amplificando il rischio di lock-in per gli utenti finali.
Ma altrettanto importante è la condivisione dei modelli di sicurezza e delle migliori pratiche riguardanti gli agenti AI.
Il paradigma scelto è quello che ha consentito la nascita del web moderno ovvero lo sviluppo condiviso di standard aperti per creare e far evolvere, in modo trasparente, collaborativo e nell’interesse pubblico, l’ecosistema degli agenti AI.
La scelta di affidare l’ alla Linux Foundation sottolinea l’impegno per una supervisione neutrale e comunitaria dei progetti. La Linux Foundation è, inoltre, conosciuta per aver portato al successo iniziative analoghe come lo standard Kubernetes.
La Fondazione AAIF nasce con un patrimonio importante portato in dote dai tre più importanti soci fondatori ovvero Anthropic, che ha conferito nella neonata fondazione il suo modello MCP di colloquio tra AI e risorse esterne, Block, Inc che ha ceduto Goose, framework di agenti open source progettato per la codifica ed eseguibile localmente o nel cloud tramite integrazione con protocollo MCP, e Agents.MD, progetto di OpenAI che rappresenta essenzialmente un README per gli agenti AI basato su Markdown che fornisce indicazioni specifiche sul progetto per aiutare gli agenti di codifica a lavorare in modo più prevedibile.
L’elenco dei membri della AAIF include già tutto il gotha delle multinazionali ICT – Microsoft, IBM, Oracle e SAP, solo per citare le più note – ma si estende anche a soci meno direttamente collegati al business della AI come Bloomberg o Shopify.
L’iniziativa sembra segnalare la volontà dei maggiori attori che stanno investendo nell’AI Agentica di dissipare velocemente i dubbi dei potenziali clienti rispetto alla sua adozione, in particolare quelli che potrebbero arrivare dai responsabili delle aree IT, dubbi che prescindono e precedono quelli sull’efficacia e sui ritorni reali della tecnologia: costi di integrazione all’interno di strutture IT già consolidate, tempistiche per avere progetti operativi, rischi di lock-in tecnologico.
Il lancio della Fondazione sembra innestarsi in un clima generale di fiducia rispetto ad una rapida diffusione della AI agentica. Pochi giorni fa Forbes pubblicava un articolo dal titolo eloquente:” From Generative To Agentic: The New Era Of AI Autonomy In 2026” mentre in una intervista un dirigente Amazon si è spinto a prevedere che il 2026 sarà l’anno in cui i sistemi basati su agenti passeranno alla fase di produzione.
Ancora più recente è un report di Deloitte sui trend tecnologici attesi per il 2026 che però, rispetto all’argomento AI Agentica, adotta un approccio più cauto rilevando che sussistono al momento tre principali ostacoli alla adozione:
- limiti causati dai vincoli tecnologici dei sistemi legacy ancora presenti in molte aziende;
- vincoli architetturali dei dati: le architetture dati attuali basate su processi ETL e data warehouse rendendo più complicato l’accesso ai dati aziendali per gli agenti che necessitano di comprendere il contesto aziendale;
- governance e controllo: i modelli di governance IT tradizionali non sono adeguati per gestire sistemi di IA che prendono decisioni autonome.
Il report rileva, inoltre, che il cambiamento più significativo riguarderà la funzione HR per la necessità di riconoscere gli agenti AI come nuova categoria di lavoratori, cambiamento che porterà con sé anche la necessità di trasformare i lavoratori “tradizionali” in supervisori in grado di gestire la nuova categoria di “quasi-collaboratori”.
Si distingue dalla maggioranza la rivista The Register che già nel titolo punge con una discreta dose di sarcasmo: “La Linux Foundation aspira a diventare la Svizzera degli agenti AI”.
L’articolo, dopo aver riportato i commenti entusiastici degli operatori IT, mette in fila una serie di episodi negativi che hanno caratterizzato gli agenti AI evidenziando criticità di vario tipo, dai buchi di sicurezza informatica alla difficoltà di affrontare i rischi legali, e conclude ricordando che secondo un report Gartner nel 2028 gli agenti AI di vendità diventeranno numericamente predominanti rispetto ai loro omologhi umani ma solo il 40% delle società di vendita ha finora riscontrato un miglioramento della produttività.
Al di là delle previsioni sul futuro della AI agentica, la nascita della AAIF è stata accompagnata da un coro quasi unanime di commenti positivi sulla iniziativa, ponendo l’accento sulla assoluta necessità di creare standard interoperabili e aperti affinché il settore possa diffondersi ed evolvere ed elogiando la scelta di assegnare il compito ad un soggetto affidabile e credibile come la Linux Foundation.
Malgrado l’autorevolezza di tale Istituzione, qualche isolata critica è arrivata anche rispetto alle scelte fatte da quest’ultima, in primis la decisione di definire quattro livelli differenti di membership – di cui tre a pagamento e uno gratuito – ma con il primo, del costo annuo di $ 350k, considerato l’unico che dà diritto a influenzare la direzione politica della Fondazione.
Qualcuno, inoltre, teme che, a dispetto della scelta di andare verso standard aperti, la possibilità per chiunque si uniformi agli standard di interoperabilità di inserirsi nella catena agentica renda paradossalmente la vita più facile a chi vuole mantenere chiuso il proprio modello.
Infine, va segnalato che qualche commentatore propone anche un piano di lettura geopolitico della creazione della AAIF.
Secondo la piattaforma finanziaria Ainvest, la nascita di AAIF va letta come un obiettivo strategico nell’ambito della competizione instaurata con la Cina nel più ampio campo della AI e rappresenta il tentativo degli USA di blindare il controllo sugli standard della AI agentica per prevenire ed evitare di subire una mossa analoga da parte della Cina.
Questa lettura spiega agevolmente anche l’immediato e unanime sostegno da parte di tutti gli operatori USA, anche quelli in aperta concorrenza tra loro, e la scelta di adottare da subito standard aperti, memori dalla esperienza negativa subita dopo che l’uscita dei modelli AI cinesi Qwen e Deepseek, resi disponibili a tutti con licenza Open Source, aveva costretto ad una dolorosa marcia indietro gli operatori USA che inizialmente avevano preferito un approccio di tipo Closed.






